Monte Disgrazia, cresta O.N.O.

(via normale)

 

Ghiaccio&neve

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 600 m fino al rifugio; 1100 m dal rifugio alla cima

DURATA: 2 ore fino al rifugio; 4/4,30 ore dal rifugio alla cima; 2,30/3,30 ore la discesa fino al rifugio

DIFFICOLTA': PD/PD+

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: dati tecnici: luglio 2011; dati logistici: giugno 2013

 

Il Monte Disgrazia (3678 m) mi ha sempre affascinato: la sua mole imponente, la bellezza selvaggia e glaciale del suo versante settentrionale, il suo isolamento tra tante montagne più basse, hanno sempre costituito per me motivi di forte attrattiva. La prima volta ci sono salito nell’estate del 1977, quand’ero ancora uno studente universitario; ci sono tornato quest’anno (2011), a cinque anni (spero) dalla pensione. In mezzo ci sono stati due tentativi (1986 e 1987) nella stagione scialpinistica, entrambi terminati alla Sella di Monte Pioda a causa delle condizioni meteorologiche (ma ogni volta ricompensati da splendide sciate fino al piano di Preda Rossa).

 

Nell’estate del 1977 (a metà luglio), dopo una salita al rifugio sotto la pioggia (eravamo partiti dal basso perché era da poco caduta la prima frana sulla strada che sale a Preda Rossa), fummo premiati da un repentino miglioramento del tempo e la cima ci regalò il suo straordinario panorama. C’era molta neve già lungo il tratto di avvicinamento sulle morene e la cresta era in condizioni eccellenti. Anche per questo fummo abbastanza veloci (6 ore esatte tra andata e ritorno, comprese le brevissime soste). La salita di quest’estate è stata molto diversa: nonostante le previsioni meteo abbastanza rassicuranti, siamo saliti avvolti dalle nubi; abbiamo iniziato a calpestare la neve poco prima dei 3000 metri e sulla cresta (dove i tratti di roccia, in estate, sono ormai numerosi) l’abbiamo trovata molle e priva di traccia. Forse anche per questo siamo stati un po’ lenti (poco più di 8 ore e mezza tra andata e ritorno, escluse le soste).

 

La via normale del Monte Disgrazia percorre la cresta Ovest-Nord-Ovest, che inizia alla Sella di Monte Pioda (3387 m). E’ un percorso di carattere alpinistico molto bello, ma non particolarmente difficile (PD o PD+). I tratti di neve si alternano a quelli di roccia (più o meno lunghi a seconda dell’innevamento): le difficoltà non superano il II grado (il cosiddetto Cavallo di bronzo è forse di II+), ma vanno superate con i ramponi ai piedi. Alcuni tratti sono aerei e affilati, talvolta esposti. A seconda delle condizioni bisognerà stare attenti anche alle eventuali cornici. E’ insomma una salita completa, di grande soddisfazione, che però è meglio affrontare all’inizio della stagione, prima che la neve abbandoni la cresta.

 

La salita si effettua partendo dal Rifugio Cesare Ponti (2559 m), del CAI di Milano (ma i più forti la effettuano direttamente dal Piano di Preda Rossa, sobbarcandosi un dislivello di 1700 metri). Il rifugio apre in estate, a partire dalla seconda metà di giugno (telefono 0342.611455; gestore Ezio Cassina, telefono: 0342.640138). Prima si può utilizzare il locale invernale, che però è piuttosto piccolo (6 posti).

 

Un’ultima nota riguarda la strada che porta al piano di Preda Rossa. Questa bella strada asfaltata fu costruita negli anni Sessanta dall’Enel in previsione della realizzazione di un bacino artificiale (mai realizzato anche per via delle proteste degli ambientalisti) proprio a Preda Rossa. Nel 1977 una grossa frana la interruppe all’altezza dei casolari di Valbiore; poi il passaggio fu ripristinato, ma una nuova frana si abbatté sulla strada, più o meno nello stesso punto, nel 1991. Per alcuni anni fu impossibile salire con le auto a Preda Rossa, poi, in tempi più recenti, è stata realizzata una variante che sfrutta il versante opposto della valle, ricongiungendosi al tracciato originale (asfaltato) a monte delle frane. Questo tratto è lungo 2,5 km e fino al 2012 aveva un fondo sterrato molto accidentato. Attualmente è stato sistemato e asfaltato (manca solo un tratto di 200 metri prima della galleria senza illuminazione). In ogni caso, per informarsi sulle condizioni di percorribilità della strada si può telefonare al Comune di Val Másino (0342.640101) oppure al rifugio.

 

ACCESSO STRADALE. Giunti in Valtellina, si abbandona la strada statale n. 38 dello Stelvio all’altezza di Ardenno e si inizia a risalire la Val Másino; giunti a Filorera (841 m), si prende (cartelli indicatori per Preda Rossa e per il Rifugio Ponti) la strada che percorre la Valle del Sasso Bisolo fino all’Alpe di Preda Rossa. La strada è a pagamento (5,00 € nel 2013): il permesso si può acquistare in uno dei bar di Filorera oppure alla macchinetta posta all'inizio della strada.

 

ITINERARIO. Dal parcheggio al termine della strada (1950 m circa), nei pressi dell’Alpe Preda Rossa, si prende (cartelli indicatori per il Rifugio Ponti) il largo tracciato che in pochi minuti porta allo splendido piano acquitrinoso di Preda Rossa (1955 m), cui fa da sfondo la bella mole del Monte Disgrazia. Si attraversa tutto il piano tenendosi sulla sua destra orografica e sfruttando alcune passerelle in legno. Quindi si raggiunge il pianoro superiore e, pressoché al suo inizio, si inizia a salire a sinistra con alcuni tornanti fino a raggiungere una sorta di grande terrazzo morenico lungo il quale, con un lungo traverso in direzione Nord-Nord-Est, si raggiunge il Rifugio Ponti (ore 2,00 dal parcheggio di Preda Rossa; lungo il percorso si trovano segnavia bianco-rossi).

 

Dal Rifugio Ponti si segue un sentiero che, praticamente in piano e verso Est, raggiunge il filo della morena laterale destra del Ghiacciaio di Preda Rossa (lungo il sentiero ci sono molti segnavia bianchi e bianco-rossi, facilmente individuabili anche alla luce della pila frontale). Si segue il filo della morena (in alcuni tratti un po’ esposto a destra), percorso da un buon sentierino. Al termine della morena (ometto) si piega a sinistra e si risale una zona di massi (qualche ometto) puntando alla base della verticale fascia di rocce che delimita il lato destro orografico del ghiacciaio. Proseguendo ora lungo il ghiacciaio, se ne affronta il tratto più ripido tenendosi piuttosto a sinistra, verso la fascia di rocce, per evitare gli eventuali insidiosi crepacci che caratterizzano questo tratto. Quando la pendenza diminuisce, si arriva a una sorta di ripiano sotto l’ampia Sella di Monte Pioda (3387 m). Se le condizioni di innevamento lo permettono, non è necessario raggiungere la sella: è più conveniente spostarsi verso destra e risalire un evidente ripido canalino (40°) che porta sulla cresta O.N.O. del Monte Disgrazia a monte di una torre di roccia rossastra (ore 2,30 dal Rifugio Ponti). Se invece si raggiunge la sella, si segue la cresta dal suo inizio.

 

Una volta raggiunta la cresta, se ne percorre il filo che alterna tratti di roccia e tratti di neve a volte ripidi (quasi subito se ne affronta uno inclinato a 40° che in caso di ghiaccio può opporre qualche difficoltà) e a volte aerei ed esposti (attenzione alle eventuali cornici). Le rocce sono di un buon serpentino rossastro e incise dai segni delle punte dei ramponi; i passaggi sono brevi e non superano il II grado. Il percorso è evidente e intuitivo. Infine, superato un masso di 5 metri inciso da tacche artificiali (II/II+; è il cosiddetto Cavallo di bronzo), si affronta l’ultimo breve tratto di cresta affilata che conduce sull’esile cima dove si trova un segnale trigonometrico dell’IGM (ore 1,30/2 dall’inizio della cresta).

 

DISCESA: Si effettua lungo il medesimo itinerario in ore 2,30/3,30 fino al rifugio a seconda delle condizioni; in ore 1,30 dal rifugio al parcheggio di Preda Rossa.

 

 
 
 
 
 
 
 

BIBLIOGRAFIA:

Aldo  Bonacossa, Giovanni Rossi, MÁSINO-BREGÁGLIA-DISGRAZIA, volume II, Guida dei Monti d'Italia, CAI/TCI, 1975

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