Pizzo Ferré (salita primaverile)

 

Ghiaccio&neve

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 1310 m all'andata (cui si devono aggiungere altri 100 metri di risalita durante il ritorno)

DURATA: ore 4,30 (salita); ore 3,00 circa (discesa)

DIFFICOLTA': EE fino al colletto 3025 m; PD la breve cresta finale

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: maggio 2012

 

Con i suoi 3103 m di altezza, il Pizzo Ferré è uno dei Tremila della Valle Spluga; si tratta di una bella cima, assai frequentata sia d’estate che durante la stagione dello scialpinismo, perché, come dice la guida del CAI-TCI, offre la possibilità “di apprezzare una ricca varietà di ambienti che hanno già il sapore dell’alta montagna” pur senza dover affrontare particolari difficoltà tecniche. Dalla cima il panorama è molto vasto (anche se un po’ limitato a Nord dalla vicina mole del più alto Pizzo Tambò) e completa con il piacere della vista la bellezza della gita.

 

In primavera la salita può essere affrontata anche con le ciaspole: fino al Bivacco Cecchini non presenta particolari difficoltà, poi bisogna scendere sulla Vedretta del Ferré lungo un pendio discretamente ripido che, con neve dura, potrebbe richiedere l’uso dei ramponi (a meno di non calzare le moderne ciaspole dotate di lame laterali, ottime per queste situazioni). La vedretta non presenta problemi perché in primavera i crepacci sono generalmente chiusi (altrimenti occorre attenzione). Infine la cresta Nord-Ovest, lungo la quale si raggiunge la cima partendo da un evidente colletto a 3025 m, è breve ma molto bella e richiede l’uso di piccozza e ramponi; la presenza di alcuni passaggi ripidi ed esposti rende utile anche la corda, che è bene avere con sé (almeno uno spezzone di 25/30 metri). Difficoltà: EE fino al colletto a quota 3025 m; PD la breve cresta finale.

 

Rispetto ad altre relazioni, compresa quella del CAI-TCI, la mia si distingue per due aspetti. Il primo riguarda il dislivello da superare in salita, che indico in 1310 metri invece che in 1200: dal Bivacco Cecchini, infatti, non si scende subito sulla Vedretta del Ferrè, ma occorre salire ancora per un breve tratto (e questo è il secondo elemento di distinzione) fino a circa 1850 m di quota. Poi si perdono 100 metri nella discesa sulla vedretta: al ritorno bisognerà rifare in salita questo tratto, per cui alla fine il dislivello superato sarà di 1400 metri.

 

Un’ultima importante annotazione: la salita richiede condizioni di neve sicure, specialmente nel tratto sotto il ripido versante settentrionale della Cresta del Carden e poi lungo i pendii che si scendono o sotto cui si traversa per arrivare sulla Vedretta del Ferré (le immagini del servizio fotografico sono in questo senso assai eloquenti).

 

ACCESSO STRADALE. Raggiunta Chiavenna, si segue la strada statale 36 dello Spluga, che percorre interamente la Valle Spluga, raggiungendo l’abitato di Montespluga (1908 m), posto a Nord dell’omonimo lago artificiale. Sarà bene verificare la percorribilità della strada oltre Madesimo, telefonando in Comune (0343.53527) o alla Pro Loco (0343.53529).

 

ITINERARIO. Da Montespluga (1908 m – ampie possibilità di parcheggio) si prende la via che, davanti all’Albergo Posta, entra verso Ovest in Val Loga. Usciti dalle case, si procede per circa 500 metri a Nord del torrente, poi si passa sul lato opposto (ponte) e si continua verso Ovest per un paio di chilometri. Raggiunta la base (2050 m circa) di un costone poco pronunciato lo si risale verso Sud in direzione del ripido versante che scende dalla Cresta del Carden. Prima di giungere troppo vicino a questo versante, si volta a destra (Ovest-Sud-Ovest) e si risale una serie di dossi alternati a piccole conche che conduce alla Bocchetta del Ferrè, sulla destra della quale, un poco più in alto, si raggiunge il Bivacco Cecchini, visibile già da lontano (2773 m, ore 2,30 da Montespluga). Il tratto sotto la Cresta del Carden richiede neve sicura.

 

Con un giro semicircolare in senso antiorario ci si porta sotto l’evidente sperone roccioso a Ovest del bivacco e si sale il corto pendio alla sua sinistra (Sud), raggiungendo un piccolo dosso a quota 1850 m circa. Da qui, verso Sud, ci si abbassa dolcemente a una sorta di sella dalla quale, sempre verso Sud, si scende più ripidamente verso la Vedretta del Ferré, abbassandosi fino a 2750/2740 m di quota. Ora si traversa verso Sud-Ovest praticamente in piano e facendo attenzione ai ripidi pendii che si hanno sulla destra. Superato un tratto ripido, si giunge sull’ampio e dolce pendio superiore della vedretta, lungo il quale, salendo verso Sud, si raggiunge un evidente colletto nevoso (3025 m circa) sulla cresta Nord-Ovest del Pizzo Ferré, a monte del primo torrione. Nell’ultimo tratto la pendenza aumenta sensibilmente e potrebbe essere necessario togliere le ciaspole per calzare i ramponi. Dal colletto, volgendo a sinistra, si supera la bella cresta in gran parte nevosa che, con qualche passaggio aereo ed esposto ma non difficile, conduce alla cima (3103 m; ore 2 dal bivacco; ore 4,30 da Montespluga).

 

DISCESA. Si svolge lungo l’itinerario della salita in circa 3 ore.

 

 
 
 
 

BIBLIOGRAFIA:

CARTA NAZIONALE SVIZZERA 1:50.000, foglio n. 267 - SAN BERNARDINO

Alessandro GOGNA, Angelo RECALCATI: MESOLCINA-SPLUGA, Guida dei Monti d'Italia, CAI/TCI, 1999

 

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