Pizzo Scalino (salita primaverile)

 

ghiaccio&neve

 

DISLIVELLO: 1333 m

DURATA: ore 4,40/4,45 (salita); ore 2,40 (discesa)

DIFFICOLTA': EE; F+ il tratto finale

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: giugno 2014

 

Il Pizzo Scalino (3323 m) è forse la montagna simbolo della Valmalenco, una delle valli laterali più note della Valtellina. La sua bella forma piramidale (così si presenta da questa parte) è ben visibile da tanti punti della valle e finisce inevitabilmente per attirare l’attenzione; è quindi una meta piuttosto frequentata anche grazie alla relativa facilità delle sue “vie normali” e, soprattutto, all’eccezionalità del suo panorama, decisamente molto vasto (davvero a 360°) e spettacolare.

 

La via che sale dalla Valmalenco partendo dalla diga di Campo Moro e passando per il Piano di Campagneda e il ghiacciaio del versante Nord-Est è percorribile praticamente in ogni stagione (naturalmente con l’attrezzatura, le capacità e le accortezze adeguate alle diverse condizioni) e offre sempre motivi di soddisfazione. Trent’anni fa l’avevo salita con gli sci in una giornata praticamente invernale (anche se eravamo alla fine di marzo) e di recente mi era tornata la voglia di calcarne la cima. L’idea era quella di effettuare una salita “primaverile” (come quelle che ho già proposto in questo per alcuni “tremila” della Valle Spluga), ma poi abbiamo tirato fino all’inizio di giugno. Tuttavia l’abbondante innevamento di quest’anno (inverno 2013-14) e i consigli del custode del Rifugio Zoia ci hanno spinti a seguire l’itinerario invernale, di cui presento qui la relazione.

 

La salita, a parte qualche tratto ripido prima di arrivare al Cornetto,  non presenta particolari difficoltà tecniche fino al tratto finale, caratterizzato da un breve ma ripido pendio e da una cresta a tratti abbastanza esposta e con qualche facile passaggio roccioso. La difficoltà può essere considerata EE fino al tratto finale, che invece è valutabile F+. Attrezzatura: sicuramente piccozza e ramponi; la corda può essere molto utile nel tratto finale in base alle capacità dei partecipanti e alle condizioni del percorso. Con la neve non portante e se non si hanno gli sci, le ciaspole sono naturalmente utilissime (eventualmente chiedere informazioni al Rifugio Zoia).

 

ACCESSO STRADALE. Raggiunta la Valtellina, ci si porta a Sondrio, da cui si imbocca la strada che risale la Valmalenco; seguire le indicazioni per Lanzada e da qui proseguire fino a Campo Franscia da dove parte la strada che raggiunge un ampio parcheggio (1990 m) presso la diga di Campo Moro e poco sotto il Rifugio Zoia. Questa strada è aperta anche in inverno, ma il fondo può essere ghiacciato. Per verificarne le condizioni di percorribilità si può chiamare il Rifugio Zoia, sempre aperto tranne che nel mese di novembre (vedi il sito: “www.rifugiozoia.it”).

 

ITINERARIO. Sul lato meridionale del parcheggio (1990 m) si imbocca una larga mulattiera che in breve conduce al Rifugio Zoia (2022 m). Da qui l’ampio sentiero prosegue verso Est raggiungendo una zona caratterizzata da alcune pareti verticali e strapiombanti attrezzate per l’arrampicata sportiva. L’itinerario continua ora verso Sud-Est con alcuni brevi saliscendi; poi si abbassa leggermente in una valletta e, verso Sud, arriva all’Alpe Campagneda (2145 m; 45 minuti dal parcheggio), raggiunta da una stradina sterrata. Questa stradina, che si stacca da quella che unisce Campo Franscia a Campo Moro dopo la seconda galleria, può costituire un percorso alternativo per la prima parte dell’itinerario: dopo la seconda galleria si parcheggia l’auto in uno slargo sulla sinistra della strada (1960 m); dalla parte opposta si imbocca la stradina (cartelli indicatori per il Rifugio Ca’ Runcasch, l’Agriturismo Il Cornetto e il Rifugio Cristina) che, passando dall’Alpe Campascio (2078 m), raggiunge l’Alpe Campagneda.

 

Dall’Alpe Campagneda ci si porta al vicinissimo Rifugio Ca’ Runcash (2172 m) e da qui, proseguendo in salita verso Est, ci si porta al Piano di Campagneda (2220/2240 m circa) e quindi alla base del Cornetto (2850 m), la puntina rocciosa ben visibile a sinistra del Pizzo Scalino (il Piano di Campagneda è in gran parte acquitrinoso: a tarda primavera è quindi opportuno percorrerlo lungo i margini). L’itinerario invernale supera l’ampio pendio che costituisce il versante Nord-Ovest del Cornetto: lo si risale sulla sinistra con ampi zig zag su pendenza via via più ripida (attenzione alle condizioni della neve), puntando a una sorta di sella/pianoro all’inizio di una valletta compresa tra il Cornetto (a destra) e una barriera rocciosa (a sinistra). Raggiunta la sella/pianoro (2750 m circa), si percorre la valletta verso Sud in direzione della bella piramide sommitale del Pizzo Scalino; raggiunta la base di un pendio più ripido, lo si risale verso sinistra (Est) raggiungendo la Vedretta dello Scalino. Compiendo un ampio semicerchio si aggira a Est la piramide del Pizzo e ci si porta sotto la sua cresta Sud-Est. Ci si dirige quindi verso una piccola sella nevosa a destra di un tratto orizzontale della cresta: superato un pendio breve ma piuttosto ripido (attenzione all’eventuale “crepaccia” terminale), si mette piede sulla cresta a quota 3230 m circa. Si segue quindi la cresta fino alla base di una fascia rocciosa: ci si sposta un po’ a sinistra e la si supera per facili saltini (brevi passaggi di I e al massimo di II grado); quindi si torna verso destra e si raggiunge la cima (3323 m) lungo un ultimo tratto all’inizio abbastanza ripido (ore 4,30/4,45 dal parcheggio). La cresta non è difficile ma a tratti è esposta e richiede la dovuta attenzione, sia quando è ben innevata, sia quando c’è meno neve (la roccia è un po’ rotta e c'è parecchio detrito).

 

DISCESA. Lungo l’itinerario della salita (ore 2,40 dalla cima al parcheggio).

 

NOTA. La salita è generalmente compiuta in giornata. Noi, volendo partire presto e, nello stesso tempo, evitare una levataccia, abbiamo dormito al Rifugio Zoia, decisamente molto ospitale. Ci siamo goduti così anche una bella serata, cui ha fatto da cornice uno splendido tramonto.

 

 
 
 
 
 
 

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