I corti maggengali: Corte Buč

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Corte Buč, sul versante destro orografico della bassa Valgrande, fotografato alla fine di maggio. Buč era un corte maggengale del comune di Rovegro. I corti maggengali erano gli alpeggi di mezza montagna, dove le famiglie dei montanari si trasferivano dalla primavera all'autunno. A Buč arrivano due bei sentieri: uno parte dall'alpe Ompio, l'altro da Bignugno. Quest'ultimo č ancora oggi, almeno per molti tratti, un bell'esempio delle antiche "strā di vacch" (strade delle mucche), lungo le quali le mandrie erano condotte agli alpeggi.
Ancora un'immagine del dosso su cui sorge Buč, alla fine di aprile. Sul versante opposto della valle si nota il prato di Velina, un altro importante corte maggengale. Sullo sfondo si apre la bassa Valgrande e, contro il cielo, si vedono le montagne che chiudono la Val Pogallo ad oriente. Le case di Buč sono disposte a varie altezze su un costone che scende dalla Cima di Corte Lorenzo verso il fondo della Valgrande. I tre nuclei principali di case si trovano tra gli 840 e i 940 metri di altezza, mentre qualche baita sorge ancora al limite della faggeta, a circa 1000 metri.
Secondo le testimonianze pubblicate da Paolo Crosa Lenz (Val Grande, Edizioni Grossi, Domodossola, 1996), a Buč salivano circa venti famiglie di Rovegro con 50/60 bovini. Era quindi un corte piuttosto grande e le sue case ospitavano quasi un centinaio di persone.  Nei mesi pių caldi dell'estate gli animali salivano a pascolare pių in alto, verso i Corni di Nibbio o verso il Monte Faié, dove sorge l'Alpe Caseracce.
Oggi il pascolo intorno alle case si č molto ridotto, colonizzato dalle betulle o invaso dai rovi che assediano e invadono anche le case, molte delle quali sono ormai crollate. Un tempo lo spazio del prato era pių vasto e il fieno si falciava durante l'estate in previsione dell'inverno. A Buč si coltivavano anche le patate e gli alberi di ciliegio. Il bosco, sotto le case, era (ed č) dominato dal castagno, sopra dal faggio, importanti complementi della vita dei montanari.
Oggi Buč condivide il destino di quasi tutti gli antichi insediamenti umani della valle: la natura si sta riprendendo lo spazio e inghiotte le case. L'opera dell'uomo non č perō del tutto assente: due baite sono state ristrutturate, una da privati, l'altra dal Gruppo Escursionisti Val Grande (che ha anche recuperato la cappelletta del corte). Dopo Buč, invece, si apre il cuore pių selvaggio della valle: un terreno impegnativo dove puō addentrarsi solo l'escursionista pių esperto e preparato.
 

 

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