La Gola del Cardinello

 

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La Gola del Cardinello è la profonda forra che il Torrente Liro ha scavato nella montagna tra la conca di Montespluga e quella dove si trovano Isola e il suo lago artificiale. Il nome "Cardinello" (el Cardenèl)appartiene propriamente alla barriera rocciosa che costituisce il fianco sinistro idrografico della forra (quello percorso dalla mulattiera), ma viene attribuito all'intera gola (indicata come Valle del Cardinello sulla carta dell'IGM), che con questo nome è universalmente conosciuta.

Lungo questo stretto passaggio transitava una delle vie che anticamente collegavano Campodolcino al Passo dello Spluga e che venivano usate anche contemporaneamente a seconda delle loro condizioni o delle stagioni. Si poteva infatti scegliere tra le "strade di sopra" che percorrevano il dosso erboso degli Andossi oppure la "strada di sotto", cioè la via del Cardinello, che transitava lungo l'omonima gola. Quest'ultima era già percorsa in epoca romana e conobbe fasi alterne nel Medioevo. Riprese interesse commerciale nel Seicento, quando (probabilmente a partire dal 1643) venne intagliata l'ampia mulattiera nella parete rocciosa del Cardenèl. Il passaggio venne ulteriormente migliorato agli inizi del Settecento, per renderlo concorrenziale con le vie che sfruttavano altri passi alpini: il percorso fu reso più agevole e sicuro attrezzandolo con parapetti e tettoie paravalanghe. Caduta in abbandono dopo la costruzione della carrozzabile all'inizio del XIX secolo, la mulattiera è stata resa di nuovo percorribile dopo il 1980, quando è entrata a far parte del percorso della Via Spluga. In questo modo l'escursionista moderno può di nuovo rivivere le emozioni, lo stupore e forse un po' anche le paure dei viaggiatori di un tempo (il Cardinello era considerato il tratto più famigerato dell'itinerario dello Spluga, come testimoniano molte relazioni del XVIII e del XIX secolo). Tra coloro che ne hanno parlato, vi è anche Ludwig Emil Grimm, che così scrisse nel 1816: "Qui c'è tutto ciò che si può vedere di grandioso, orrendo e spaventoso. [...] Durante il viaggio mi venivano spesso in mente le favole dei miei fratelli [Jacob Ludwig Karl e Wilhelm Karl, gli autori delle celebri Fiabe] e, se avessi avuto un paio di settimane da dedicare a questo viaggio di montagna, forse avrei raccolto cose più interessanti per loro".

Nella foto a sinistra vediamo la Gola del Cardinello ripresa dalla diga del Lago di Montespluga. Si vede molto bene il profondo solco scavato dal Torrente Liro: sulla destra scendono i ripidi pendii del Monte Cardine (2467 m), sulla sinistra, sovrastato dal dorso prativo degli Andossi, si nota invece il versante lungo il quale passa mulattiera. La cima più alta, sullo sfondo, è il Pizzo Quadro (3013 m). Nella foto a destra abbiamo una visione più ravvicinata della gola e della mulattiera. Contro il cielo si innalzano le cime del Pizzo Ferré (3103 m), che appare più alto, e del Pizzo dei Piani (3158 m).

A sinistra vediamo ancora un'immagine della gola, ripresa però guardando verso Nord (sullo sfondo si vedono il muraglione della diga di Montespluga, costruita nel 1931, e il gruppo del Pizzo Suretta). In primo piano si osserva un tratto della strada scavata nella roccia. A destra si vede un particolare della foto precedente, con un tratto della mulattiera a gradini tagliati nella viva roccia.

In queste due fotografie vediamo due particolari della strada del Cardinello: a sinistra siamo all'inizio (salendo da Isola) del tratto più stretto e incassato della gola; a destra vediamo invece uno dei punti scavati nella parete rocciosa del Cardenèl.

In queste immagini (riprese dai pannelli illustrativi che si trovano nella galleria sul versante svizzero del Passo dello Spluga) vediamo due interessanti testimonianze storiche. Nel disegno a sinistra (realizzato nel 1825 da Johann Jakob Meyer), vediamo la sistemazione della strada dopo i lavori effettuati nel XVIII secolo: si notano chiaramente i parapetti e le tettoie paravalanghe. Si può notare come il trasporto delle merci avvenisse utilizzando le bestie da soma (la strada non era percorribile dai carri). A destra è rappresentato uno degli episodi più famosi nella storia del Cardinello. Nel dicembre del 1800 le truppe napoleoniche comandate dal generale McDonald (circa 15.000 uomini) partirono da Splügen e affrontarono la gola per raggiungere l'armata d'Italia. Come si vede nell'immagine, il cammino dei soldati era aperto da una compagnia di zappatori e da alcuni contadini del luogo. L'impresa comportò molte perdite di soldati e di animali, travolti dalle slavine o scivolati nel dirupo. Quella tragedia ebbe una vasta risonanza, ma non fu certo l'unica: prima e anche dopo, chi affrontava questo percorso andava incontro agli stessi pericoli e qualche volta ci rimetteva la vita. Non a caso, la strada del Cardinello era considerata il tratto più pericoloso e famigerato dell'itinerario che transitava dal Passo dello Spluga.

La storica Locanda del Cardinello a Isola

Non si può parlare della strada del Cardinello senza dedicare la dovuta attenzione alla storica Locanda del Cardinello, che si trova nell'abitato di Isola, proprio ai piedi della gola. L'origine della locanda risale al 1722 (anche se una parte dell'edifico è più antica, essendo stata edificata nel 1680), quando Antonio Raviscioni decise di aprire un punto di sosta e ristoro all'inizio della strada del Cardinello, allora assai frequentata. Il servizio offerto era completo: stalle e foraggio per gli animali, vitto e alloggio per gli uomini. La costruzione della carrozzabile e soprattutto quella della variante del Sengio (che sale a Pianazzo senza passare da Isola), aperta nel 1838 dopo la disastrosa alluvione del 1834, hanno ridotto i passaggi e messo in difficoltà la gestione della locanda. La realizzazione della strada provinciale di Isola e, più avanti, l'inaugurazione della Via Spluga hanno ridato vita al piccolo albergo che (gestito dal 1980 da Martino Raviscioni, pronipote di Antonio) è tornato a essere un punto di riferimento per turisti ed escursionisti, specialmente per quelli che, ormai a migliaia ogni anno, percorrono la Via Spluga.

Nell'immagine a sinistra vediamo una parte della facciata dell'antica locanda, con la porta in pietra verde di Isola (i particolari più scuri sono in pietra ollàre): sull'architrave è inciso l'anno di costruzione (1722). Le due finestre del primo piano danno luce alla sala da pranzo (vedi foto sotto). Nell'immagine a destra vediamo il locale al pian terreno, con gli ingressi delle cantine e la scala che porta al piano superiore. Il pavimento (a parte qualche pezzo) e il soffitto (ripulito) sono ancora quelli del XVIII sec.

In queste queste due foto vediamo la stüa del primo piano, dove è collocata una delle sale da pranzo. Il locale si presenta com'era 300 anni fa. Le pareti sono molto scure perché il locale era sempre scaldato con la pigna (la stufa alimentata dal camino presente nel locale attiguo): la vecchia pigna perdeva un po' di fumo e questo ha annerito il legno che riveste interamente il locale.

NOTA. Le informazioni contenute in questa pagina sono state ricavate dalla Guida dei Monti d'Italia, MESOLCINA-SPLUGA, (CAI/TCI, 1999), dal volume VALCHIAVENNA, LE PIÙ BELLE ESCURSIONI (Lyasis Sondrio, 2008), dalla guida della Via Spluga di Kurt Wanner (Comunità Montana della Valchiavenna, 2001) e dai pannelli illustrativi presenti lungo il percorso della Via Spluga. Per quello che riguarda la Locanda del Cardinello, ho ricavato le informazioni da un articolo pubblicato sul FOGLIO VALTELLINESE del 18 aprile 2013 e dal sito della locanda stessa (locandacardinello.it).

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