Resegone - Canalone Còmera |
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SCHEDA TECNICA DISLIVELLO: 1300 m circa DURATA: 3,15/3,30 ore la salita; 2/2,30 ore la discesa DIFFICOLTA': PD/PD+ AGGIORNAMENTO RELAZIONE: febbraio 2008
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“La costiera [...] scende appoggiata a due monti contigui, l’uno detto di San Martino, l’altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talché non è chi, al primo vederlo, purché sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome più oscuro e di forma più comune”. Con queste parole del grande Manzoni, all’inizio dei Promessi Sposi, il Resegone è entrato nella storia della nostra letteratura. Certo la sua forma, se lo si guarda da Milano e dalla Brianza (perché da altri punti di vista il suo aspetto è assai comune), è decisamente particolare e lo ha reso famoso. Per i lombardi appassionati di montagna il Resegone è anche un notevole “playground” (tanto per fare un’altra citazione), un grande terreno di gioco, soprattutto per via della sua frastagliata cresta sommitale (una gran cavalcata per escursionisti esperti) e il suo ampio versante occidentale, dove si trovano vie di arrampicata classiche e moderne, ben tre ferrate, un sentiero attrezzato e altri interessanti itinerari escursionistici. Anche in inverno il Resegone è molto frequentato e pure in questa stagione ce n’è per tutti i gusti: scarpinatori, ciaspolatori, sciatori alpinisti, amanti delle salite su neve possono trovare qui un terreno ideale per affrontare belle salite a poca distanza dalle città e dai paesi della pianura. Tra le salite su neve più note localmente c’è sicuramente il Canalone Còmera, che sale con bella dirittura per alcune centinaia di metri fino ad uscire sulla cresta sommitale a sinistra della cima (che si raggiunge facilmente in pochi minuti).
Per quanto sia molto frequentato, non è da prendere alla leggera: piccozza e ramponi sono necessari e la corda può essere consigliabile in relazione alle capacità di chi affronta la salita. Non mi è facile esprimere una valutazione della difficoltà, perché ho letto opinioni molto diverse tra loro. Il compianto Claudio Cima, nella sua storica guida “Scalate nelle Grigne” (Tamari Editori, 1975), lo definisce “un magnifico percorso” e lo classifica F+; sul forum di alcuni siti internet qualcuno è arrivato anche a valutarlo AD. Forse Claudio Cima è un po’ stretto, ma AD è forse eccessivo: propongo PD/PD+. La pendenza è molto variabile: sicuramente ci sono tratti a 45° (specie nell’ultima parte), ma in genere l’inclinazione è inferiore; i brevi passaggi rocciosi obbligatori non superano il II grado. L’ambiente è suggestivo, soprattutto per l’incombere della grande parete rocciosa della Punta Stoppani che lo chiude a sinistra. Naturalmente, trattandosi di una salita invernale, ritengo d’obbligo consultare il bollettino valanghe prima di affrontarlo.
ACCESSO STRADALE. Utilizzando la Strada Statale 36 (superstrada), giunti a Lecco si prende l’uscita per la Valsassina e si segue la nuova strada (prevalentemente in galleria). La si lascia all’uscita per Versasio/Piani d’Erna e si seguono le indicazioni per la funivia che sale ai Piani d’Erna. La macchina si può lasciare nel vasto piazzale/parcheggio della funivia. Se invece non si arriva a Lecco con la superstrada bisogna comunque seguire le indicazioni per la Valsassina e poi quelle per la funivia dei Piani d’Erna
ITINERARIO. Dal piazzale/parcheggio della funivia che sale ai Piani d’Erna (m 602), prendere la stradina a destra della teleferica (cartello indicatore del sentiero n. 1 che sale al Resegone per la via normale). Si incontra subito un sentiero che scende nel bosco verso Est e, perdendo poco più di venti metri di dislivello, raggiunge una stradina asfaltata chiusa al traffico: seguirla verso destra fino al suo termine, davanti a un cancello. Imboccare la mulattiera che parte a sinistra del cancello e seguirla fin sotto le case di Costa; lasciare la mulattiera e salire a sinistra, attraversare le case (m 786) e proseguire fino alla Capanna Stoppani (m 894). A sinistra dell’edificio proseguire lungo il sentiero n. 1 (cartelli indicatori) che, dopo una breve risalita, compie un lungo traverso pianeggiante fino a guadare un torrentello. Poco dopo lasciare a destra il sentiero n. 6 che sale al Passo del Fo e proseguire lungo il n. 1 che, con alcuni tornanti nel bosco, raggiunge la piccola radura del Pian del Fieno (m 1445 circa) dove si trova un piccolo crocifisso e dove si incrocia il sentiero n. 7 (che a sinistra sale ai Piani d’Erna e a destra conduce al Passo del Fo). Il sentiero n. 1 prosegue invece verso Est su terreno più ripido e, dopo aver incrociato anche il sentiero n. 5, raggiunge il piccolo ripiano della Beduletta (m 1315 circa – ore 1,45/2 dal parcheggio), affacciato sulla Val Còmera, che qui si fa più stretta e incassata, trasformandosi nell’omonimo canalone. Nell’ultimo tratto che precede la Beduletta è facile incontrare la prima neve che spesso, a causa del continuo passaggio e dell’azione della temperatura, si trasforma in uno strato ghiacciato che richiede un po’ di attenzione.
Dal ripiano della Beduletta si prosegue superando alcuni lastroni di roccia inclinata, poi si traversa in piano, su terreno piuttosto ripido, il lato destro orografico della valle/canale Còmera fino a raggiungerne il fondo. Qui inizia il vero e proprio Canalone Còmera (m 1370 circa), ma il primo tratto è chiuso da insuperabili salti rocciosi che vanno aggirati a destra. Subito dopo aver oltrepassato il fondo del canalone, si lascia il sentiero n. 1 che prosegue verso il Pian Serrada e la cima del Resegone. Si sale a sinistra il ripido pendio che porta alle rocce verticali del Resegone: prima di arrivarvi si piega leggermente a sinistra e, superato un breve passaggio roccioso (I), ci si trova all’inizio del traverso che, verso sinistra, riporta dentro il Canalone Còmera al di sopra dei salti di roccia. Il traverso è in leggera discesa e richiede, al di là dello stato della neve e della traccia, una certa attenzione perché è abbastanza esposto. Raggiunto così di nuovo il fondo del canale (m 1450 circa), lo si risale tendendo dapprima un po’ a sinistra fino all’attacco dell’incassato Canalone Cazzaniga (due lapidi), che si lascia a sinistra; si prosegue verso destra e si raggiunge di nuovo il fondo del canalone per seguirlo fino all’uscita. In questo tratto (il più bello della salita) si incontrano alcuni passaggi rocciosi (quelli “obbligatori” sono di I e II grado) che, a seconda della quantità della neve, possono richiedere degli spostamenti verso destra per essere superati. Negli ultimi 100 metri (dopo i 1700 metri di quota) la pendenza aumenta fino a 40°/45° (qualche relazione su internet arriva anche a 50°, ma si tratta al massimo di brevi passaggi). Raggiunta la selletta dell’uscita (cornice possibile, ma generalmente poco pronunciata o comunque agevolmente superabile), si volge a destra e si raggiunge in breve la cima, dominata da una grande croce metallica (m 1875 – ore 1,30 dalla Beduletta; ore 3,15/3,30 dal parcheggio).
DISCESA. Avviene lungo la via normale da Lecco (segnavia n. 1). Qui la descrivo con la variante dell’Om de sass (uomo di sasso), forse un po’ più impegnativa della via normale vera e propria, ma più rapida e, tutto sommato, più conveniente. In ogni caso descriverò, più sotto, anche la via normale: le condizioni di innevamento e le tracce presenti suggeriranno di volta in volta la scelta più opportuna.
Dalla cima del Resegone ci si abbassa al sottostante Rifugio Azzoni (m 1860, sempre aperto durante i fine settimana). Dal rifugio, all’estrema destra del “balcone” che si affaccia a Sud, si scende (segnavia n. 1) nel Canalone di Val Negra stando sulla sua sponda destra e talvolta avvicinandosi al fondo; si perdono così circa 80 metri di quota (dal rifugio) e, giunti a una sorta di piccolo ripiano, si traversa a destra, dapprima in discesa poi quasi in piano, verso la cresta che scende dalla cima del Resegone, raggiungendola all’Om de sass, segnalato da un cartello metallico (m 1750; l’Om de sass è il nome di un curioso spuntone di roccia che si alza nelle vicinanze). Sul versante opposto (Ovest) della cresta un ripido canale si abbassa fino al piano inclinato del Pian Serrada: la discesa prosegue lungo questo canale. Dapprima lo si traversa verso destra, abbassandosi verso la base delle rocce su cui si trova il cartello d’inizio della ferrata Silvano De Franco. Prima di raggiungerle, si scende lungo il canale (o sulla sua sponda destra) fino a circa 1650/1670 m; quindi ci si abbassa verso destra e poi a sinistra per tornare verso il canale sotto il suo tratto più ripido. Piegando ancora a destra ci si abbassa fino ai ruderi della Baita Serrada, sotto la quale, presso un cartello metallico, si incontra di nuovo l’itinerario normale (segnavia n. 1). Continuare ad abbassarsi verso destra entrando in un bosco di faggi; più in basso si gira decisamente a destra e, su terreno spoglio e ripido, si entra nella Val Còmera, raggiungendone il fondo nel punto in cui lo si è abbandonato per salire l’omonimo canalone. Da qui si segue a ritroso l’itinerario fatto all’andata e si torna al piazzale/parcheggio della funivia passando per il ripiano della Beduletta, il Pian del Fieno e la Capanna Stoppani (2/2,30 ore dalla cima del Resegone).
NOTA. La via normale vera e propria segue il percorso descritto fino a pochi metri prima dell’Om de sass. Invece di salire in cresta (dove si trova il cartello segnaletico metallico), si prosegue la discesa tenendosi ancora sul versante orientale della cresta che scende dalla cima del Resegone. La si raggiunge più in basso, ad una forcelletta con due piccole betulle (m 1690 circa); si traversa a destra su terreno molto ripido fino ad uno sperone roccioso che si supera grazie a una cengia (fune metallica). Superato questo passaggio abbastanza esposto (è il cosiddetto Passo della Sibretta), si scende ancora lungo il filo della cresta che ora diventa via via più facile. A quota 1575 m circa (cartelli indicatori) la cresta si confonde con il piano inclinato del Pian Serrada. Si scende facilmente verso destra; poi il tracciato diventa pianeggiante e, verso Nord, arriva fin sotto i ruderi della Baita Serrada. Da qui si segue l’itinerario descritto sopra (questo percorso, come la variante suggerita qui sotto, richiede più o meno lo stesso tempo del precedente: ore 2/2,30 dalla cima del Resegone al piazzale/parcheggio della funivia).
Se si è deciso di seguire questo percorso ritengo però migliore la seguente variante, che permette di arrivare più velocemente alla Baita Serrada evitando il tratto pianeggiante. Poco dopo il Passo della Sibretta, sulla cresta, si noterà un canale ripido ma corto che scende a Ovest sul pendio del Pian Serrada: scendere questo canale e poi abbassarsi in diagonale verso destra puntando alla Baita Serrada che è ben visibile. Il terreno è abbastanza ripido ma facile.
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