Anello di Valmadrera (1)

 

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Siamo all'inizio della lunga escursione, lungo via San Martino. In primo piano si nota una delle cappelle della Via Crucis; il campanile del santuario si intravede in fondo, sulla sinistra. In alto, seminascosta dalla pianta, si vede la cima del Corno Birone.
   
Contro il cielo, a sinistra, si nota il castello roccioso della quota 715 m, a destra della quale si trova la sella erbosa dove arriva il sentiero che risale il pendio erboso al centro della foto. In alto a destra si vede la parete SE del Corno Birone.
   
Il masso erratico noto come Sass Negher si trova poco più in basso dell'itinerario, nel punto in cui il sentiero attraversa il piccolo greto (sempre asciutto) prima di salire il pendio erboso della foto precedente. Ai massi erratici e a questo in particolare ho dedicato una pagina del sito (cliccare qui). Questa foto è stata scattata in un'altra occasione, il 10 ottobre 2020.
   
Dalla sella erbosa a Nord della quota 715 m si ha una bella vista sul versante meridionale del Corno Birone. Il sentiero sale dapprima lungo la cresta ESE, poi traversa a sinistra sotto i grandi salti rocciosi di roccia chiara e raggiunge la cresta SSE a valle dell'evidente parete di roccia quasi bianca.
   
Dalla cima del Corno Birone si vede bene il Monte Rai con il percorso da seguire per raggiungerne la vetta. Dapprima si sale lungo la cresta che porta al dosso erboso e roccioso che si vede a destra contro il cielo; poi si percorre verso sinistra la facile cresta erbosa sommitale fino alla cima (sulla sinistra della foto).
   
L'erbosa cresta sommitale del Monte Rai. La cima non è quella visibile, perché in realtà è poco più in là, non lontano dall'albero che si vede contro il cielo.
   
Dai pressi della cima del Monte Rai vediamo il Monte Prasanto, presso il quale si trovano diversi ripetitori, tra cui la grande torre antenna della Telecom. Sulla destra, in secondo piano, si vede il Corno Occidentale di Canzo (1373 m). Sullo sfondo si dovrebbero vedere (la foschia li offusca) i monti del Lario occidentale.
   
Dalla cima del Monte Rai si gode una bella vista in tutte le direzioni. Qui vediamo, contro il cielo, le Grigne: il Grignone (2410 m), a sinistra, e la Grignetta (2184 m), a destra. Sotto la Grignetta notiamo la cima del Monte Moregallo (ultima vetta della traversata) e, alla sua sinistra, meno evidente, quella de Corno Orientale di Canzo. Anche questa foto è stata scattata in un'altra occasione, il 10 dicembre 2022.
   
Ancora dalla cime del Monte Rai, in una foto scattata con il teleobiettivo, vediamo il Grignone, con le grandi pareti del Sasso Cavallo, a sinistra, e del Sasso dei Carbonari, a destra. Più in basso si notano le torri rocciose sul versante meridionale dello Zucco Pertusio, estrema propaggine occidentale della Grignetta. Anche questa foto è stata scattata il 10 dicembre 2022.
   
La Grignetta e i suoi magnifici torrioni visti dal Monte Rai (foto scattata col teleobiettivo il 10 dicembre 2022). In primo piano vediamo la cima del Monte Moregallo.
   
Scendendo dal Monte Prasanto possiamo vedere la struttura rocciosa del Sasso Malscarpa sullo sfondo dei Corni di Canzo (Occidentale a sinistra e Centrale e destra) e delle Grigne.
   
Il Sasso Malscarpa. Nei pressi della struttura rocciosa un cartello esplicativo illustra le caratteristiche di questa particolarissima struttura geologica.
   
Sulla pareti del Sasso Malscarpa e dei massi vicini non è difficile individuare questi fossili a forma di cuore. Si tratta delle conchiglie di Conchodon, un mollusco bivalve. Questa foto, come la successiva, è stata scattata il primo di giugno del 2020. c
   

Poco oltre il Sasso Malscarpa, una breve deviazione permette di ammirare i campi solcati, un tipico fenomeno di carsismo superficiale. L’azione erosiva delle acque meteoriche crea profonde scannellature nella roccia calcarea, che assumono caratteristiche forme. Nell’immagine è evidente quella definita come “lapiès a scannellature”, cioè piccoli solchi paralleli separati da sottili creste aguzze.

   
Nella ripida faggeta che si risale dopo la sorgente dell'Acqua del Fo per raggiungere la Bocchetta di Luera, tra i Corni di Canzo Centrale e Orientale.
   

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