Pizzo Ligoncio dalla Val dei Ratti
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Frasnedo (1287 m; il "paese dai molti frassini") era un tempo abitato tutto l'anno: oggi si anima solo in estate, quando i suoi paesani lo raggiungono per passarvi le ferie, per sfalciare i prati o condurvi gli animali. La chiesa è dedicata alla Madonna delle Nevi e a Sant'Anna. Fu costruita nel 1686 (il campanile invece è più recente e risale al 1844). Davanti alla chiesa si trova un grande olmo inserito dal 1999 tra gli alberi monumentali della Provincia di Sondrio. Dalla cappelletta visibile nella foto si può salire a sinistra passando tra le case e davanti alla chiesa, oppure seguire un sentiero che, attraversando i prati sotto le case, arriva direttamente al Rifugio Frasnedo. |
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Vediamo in questa foto le baite dell'Alpe Camera (1792 m): da qui si gode una vista completa sulla parte alta della Val dei Ratti. Verso Nord se ne ammira il circo sommitale, al centro del quale si può già vedere il Rifugio Volta. Verso Sud si vedono le cime della Costiera dei Cech (che separa la Val dei Ratti dal solco della Valtellina). Nella foto si osservano contro il cielo il Monte Sciesa (2412 m; a sinistra) e il Monte Erbea (2430 m; a destra). Sotto queste due cime si nota la cresta che separa il bacino di Piempo (a destra) dai vasti prati dell'Alpe Primalpia (a sinistra). Nell'angolo in alto a sinistra si notano le prime balze della Cima di Malvedello (2640 m). |
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Poco prima di arrivare al Rifugio Volta (da cui ho scattato questa foto utilizzando il teleobiettivo) si passa dalle baite dell'Alpe Il Mot (quelle più basse sono a 2074 m), poste anch'esse in posizione panoramica verso la parte bassa della valle e verso il Sasso Manduino (2888 m), che domina con le sue alte pareti granitiche il versante occidentale dell'alta Val dei Ratti. Gli animali al pascolo visibili al centro della foto sono degli asini. |
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Ed ecco il Rifugio Alessandro Volta, costruito nel 1900 della Sezione di Como del CAI, a 2212 m. E' una bella costruzione in muratura col tetto in lamiera. All'interno è attrezzato come un vero e proprio rifugio, ma non è custodito (le chiavi si ritirano a Verceia). Fino ad alcuni anni fa, la salita al Rifugio Volta era una vera impresa escursionistica perché bisognava superare un dislivello di 2000 metri; oggi una strada a pagamento facilita di molto le cose, visto che arriva a 900 m di quota e permette di ridurre notevolmente la lunghezza della gita. |
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Ed ecco finalmente la meta della gita: il Pizzo Ligoncio. La foto è stata scattata durante la discesa lungo il percorso più diretto (quello indicato nella guida del CAI/TCI). Oltre il masso in primissimo piano, si vedono i grandi lastroni adagiati che caratterizzano tutto il circo terminale della Val dei Ratti. Scegliendo il percorso meno ripido ed evitando i tratti bagnati si possono percorrere senza vere difficoltà. La via normale di salita si svolge lungo il pendio di placche e grosso detrito che si vede sulla sinistra: ci sono alcuni passaggi di I+ nella parte bassa e in alto, poco prima di mettere piede sulla vasta calotta sommitale, tutta coperta di detriti. |
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In questa foto mi si vede impegnato su uno dei passaggi di I+ della parte iniziale (il mio compagno ha scattato la foto proprio dal punto di attacco, segnato da un grosso bollo rosso). Nonostante la facilità dell'arrampicata, questo primo tratto richiede comunque la dovuta attenzione perché i passaggi si svolgono sopra alcuni salti di roccia. (foto Roberto Benzi) |
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Qui siamo impegnati sul pendio di detriti che costituisce la parte centrale della salita: come si vede non ci sono particolari difficoltà e la via è indicata dagli ometti (uno si nota a sinistra del mio compagno). Al temine di questo tratto, sotto un salto di roccia più ripido, ci si sposta a sinistra, si raggiunge la cresta, si percorre una facile cengia un po' esposta e con un altro passaggino di I si mette piede sulla calotta sommitale, coperta di detriti, che si percorre fino alla croce della vetta. Sullo sfondo della foto, illuminata dal sole, si vede la Val Codera. |
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La croce sulla cima del Pizzo Ligoncio, posta nel 1966 dal CAI di Biassono. Alla sua destra, sullo sfondo delle montagne che degradano verso la Pianura Padana, svetta il Sasso Manduino (2888 m), montagna bellissima specie se vista da Sud o da Ovest (da dove appare slanciata e maestosa a dominare la piana di Colico). Sulle sue pareti corrono numerose vie di arrampicata, nessuna facile, neppure la via normale che parte dal Rifugio Volta (arriva fino al III+ ed è abbastanza complessa). Il bellissimo spigolo Ovest (IV/IV+) richiede un avvicinamento di ben 2600 m (di cui 1900 solo per arrivare fino al Bivacco Casorate-Sempione partendo da Novate Mezzola). |
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Dalla cima, verso Nord-Est, la vista è attirata dalle inconfondibili forme del Pizzo Badile (3308 m, a sinistra) e del Pizzo Cengalo (3367 m, a destra), qui fotografati con il teleobiettivo. Tra le due cime si vede distintamente la Punta Sertori (3195 m). Alla loro base si stende il circo sommitale della Val Porcellizzo, al centro del quale si trova il Rifugio Gianetti. In primissimo piano si vede la sommità della Punta della Sfinge (2802 m), altra frequentatissima meta alpinistica della Val Masino. Alla sua base, sul versante orientale, si trova il Rifugio Omio (da cui parte anche la via normale al Pizzo Ligoncio dalla Val Masino). |
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Spostando lo sguardo ancora più verso oriente ecco apparire altre cime della Val Masino e della Val Bregaglia: sulla sinistra si vede l'articolato gruppo dei Pizzi del Ferro (Occidentale, 3267 m; Centrale, 3287 m; Orientale, 3201 m) poi, sotto le due cime ammantate di neve, si distinguono il Torrione di Zocca (3080 m) e il Pizzo di Zocca (3175 m). Le due cime caratterizzate dalle grandi distese glaciali dei versanti occidentali sono la Cima di Cantone (3354 m) a sinistra e la Cima di Castello (3375 m) a destra. Quest'ultima è caratterizzata anche dalla imponente parete Sud, che appare come un grande pilastro verticale. |
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Proseguendo la panoramica verso oriente, sfilano davanti a noi il gruppo dei Pizzi Torrone (Occidentale, 3349 m; Centrale, 3290 m; Orientale, 3333 m), le cime che fanno da corona alla Val Cameraccio e, infine il Monte Disgrazia (3678 m), il gigante della Val Masino. Contro il cielo, sopra i Pizzi Torrone, si intravede il gruppo del Bernina. In primo piano si vede la costiera rocciosa che separa la Val Porcellizzo dalla Val del Ferro, con in particolare evidenza la Cima di Cavalcorto (2765 m), caratterizzata dalla bella e verticale parete Sud illuminata dal sole. |
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Un'ultima foto dalla cima, questa volta verso Sud-Est. In particolare evidenza appare la Cima Centrale del Calvo (2967 m) con le sue creste molto frastagliate. Sullo sfondo, oltre il solco della Valtellina, si delineano le Alpi Orobie, tra cui si riconosce la bella piramide del Pizzo del Diavolo di Tenda (2914 m). Purtroppo la giornata non era molto limpida, altrimenti la visione dalla cima sarebbe stata più ampia ancora e si sarebbe allargata alle più lontane Alpi occidentali, con il gruppo del Monte Rosa e i "quattromila" del Vallese a fare bella mostra di cime e ghiacciai. |