Pizzo Émet dal Lago di Montespluga (1)
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In questa foto possiamo vedere la primissima parte dell'itinerario, lungo la dorsale erbosa degli Andossi. Si vede la strada sterrata che parte dal lago, da cui si stacca verso sinistra la stradina che percorre gli Andossi verso Madesimo. Si notano anche i sentieri che permettono di attraversare i prati, accorciando il percorso. Sullo sfondo si stagliano il Pizzo dei Piani (cima NE; 3158 m), a sinistra, e il Pizzo Ferré (3103 m), a destra, con il piccolo ghiacciaio del versante settentrionale. |
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Qui siamo sul dosso dove si trova il Rifugio Bertacchi (che è più a destra rispetto all'inquadratura e quindi non si vede). In primo piano si nota la casa rosa presso cui si abbandona il sentiero che porta al vicino rifugio e si svolta a sinistra verso il Passo di Émet. Dietro la casa si vede il Lago di Émet e, contro il cielo, in secondo piano, la meta della gita: il Pizzo di Émet (3209 m). |
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Il Pizzo di Émet visto col teleobiettivo dallo stesso punto da cui è stata scattata la foto precedente. Sulla sinistra, in basso, si può individuare il dosso erboso che si raggiunge dal Passo di Émet. Verso destra salgono i pendii detritici (ancora in buona parte coperti di neve) che si risalgono per raggiungere la cresta Sud-Ovest (quella che dalla cima scende verso destra) che si segue appoggiando spesso sul versante destro per evitare i numerosi denti di roccia. |
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Superata la casa rosa, giriamo lo sguardo verso Ovest per ammirare di nuovo il Pizzo dei Piani (cima NE; 3158 m), a sinistra, e il Pizzo Ferré (3103 m), a destra. Quest'ultima è un'altra meta frequentata dell'alta Valle Spluga, ma la sua salita ha carattere alpinistico (per quanto facile): bisogna attraversare il ghiacciaio e poi affrontare una breve arrampicata sulla cresta terminale. |
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Dal dosso erboso (2493 m) che si raggiunge dal Passo di Émet possiamo ammirare il tratto finale della gita. Col n. 1 ho indicato il colletto cui porta l'itinerario segnalato; col n. 2 e 3 ho indicato i due colletti più a monte che si possono raggiungere quando i pendii detritici (piuttosto franosi nella parte finale più ripida) sono coperti di neve: in questo caso sono necessari i ramponi ed è utile la piccozza. Noi abbiamo raggiunto la cresta al colletto segnato col n. 3. |
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Risalendo i pendii detritici (qui ancora in parte erbosi) dopo il dosso 2493 m (visibile a destra nella foto). Proprio sopra i miei compagni, in parte coperto dalle nubi, si vede il Pizzo Spadolazzo (2722 m), meta di un'altra interessante escursione. Dalla sua cima si gode un bellissimo panorama su tutta l'alta Valle Spluga. Sulla sinistra si vede il lago di Montespluga, da cui siamo partiti: si può notare la lunghezza del percorso di avvicinamento. |
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La foto è dominata dalla mole del Pizzo Tambò, che con i suoi 3279 m è il signore della Valle Spluga. Ai suoi piedi si stende la superficie del Lago artificiale di Montespluga. Si notano anche la dorsale erbosa degli Andossi, la cava di pietra presso cui termina la strada sterrata e, in basso a destra, il sentiero che dalla casa rosa porta al Passo di Émet. |
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Eccoci impegnati a risalire il pendio innevato (qui non ancora ripido) che abbiamo seguito per raggiungere la cresta. L'itinerario segnalato sale più a destra (rispetto al nostro senso di marcia), su pendii meno ripidi. Sullo sfondo si vedono il Pizzo dei Piani, il Pizzo Ferré (coperti in parte dalle nubi), il Pizzo Tambò e il Lago artificiale di Montespluga. |