Sasso Grande - Denti della Vecchia

 

Indietro (torna alla relazione)    Escursionismo

 

Eccoci nella parte iniziale dell'itinerario che, dopo un primo tratto elementare, si svolge su un terreno ripido e caratterizzato da molte roccette affioranti. I segnavia bianco-rossi (se ne vede uno accanto al piede del mio compagno) aiutano a seguire la traccia non sempre evidente sulla roccia (ci sono anche alcuni ometti e dei gradini scavati).
   
Anche questa foto si riferisce al tratto iniziale dell'escursione, che è classificabile EE. Dopo aver superato il tratto raffigurato nella foto precedente, si attraversa il boschetto visibile in questa immagine e si affronta un altro tratto con parecchi affioramenti rocciosi: al centro della foto, poco evidente per la verità, si vede uno dei passaggi protetti dal corrimano metallico. L'esposizione non è significativa, ma il pendio roccioso sottostante è piuttosto ripido.
   
Dopo il tratto iniziale, entrati nella valle che sale al Passo del Pairolo passando per le Alpi Puria e Puria di Sopra, il carattere dell'escursione muta decisamente. Si cammina su terreno facile, immersi nel bosco, in un paesaggio a tratti idillico. E' il caso dell'immagine qui a fianco, che raffigura l'Alpe Puria (al centro), vista dalla valletta che si imbocca per proseguire verso il Passo del Pairolo.
   
Il Sasso Grande dalla cima del Sasso Palazzo. Il versante che si vede è quello orientale, lungo il quale si svolge la salita. Essa si sviluppa nella parte superiore, maggiormente segnata dalla presenza della vegetazione (pini mughi). Si vede bene, al centro e alla base di questa parte superiore, il canalino ghiaioso al termine del quale si può decidere come proseguire. Si può salire il camino (II/III) che costituisce la continuazione del canalino e che sbuca poco a destra della cima. Oppure si può piegare a sinistra e risalire tra mughi e saltini rocciosi (I/II) fino a raggiungere la sommità di questo versante un po' a sinistra della cima.
   
Eccoci nel cuore del camino: il mio compagno è impegnato sulla placchetta di III grado che si incontra a metà della salita. Come si può vedere la roccia è buona e l'arrampicata non è esposta. La salita al Sasso Grande è un po' particolare: fino a pochissime decine di metri dalla cima presenta difficoltà escursionistiche, poi diventa una breve salita alpinistica molto divertente ma non proprio elementare. E' un po' come la ciliegina sulla torta: una volta raggiunto il Passo Streccione si può decidere di mangiarsela o di lasciarla a qualcun altro (accontentandosi del panorama ammirato dalla cima del Sasso Palazzo).
   
Ecco una prima foto scattata dalla cima del Sasso Grande verso Ovest: in primo piano si vedono alcuni caratteristici spuntoni presso cui si passa durante la salita; in secondo piano si osserva la cima coperta di faggi (Monte Ogé secondo la carta dell'ERSAF) a sinistra della quale si vedono il Sasso Palazzo e altri torrioni più bassi (su queste pareti ci sono molti itinerari di arrampicata sportiva). Sullo sfondo, sulla verticale del Monte Ogè, si distinguono le due maggiori elevazioni della Valsolda: la Cima di Fiorina (1811 m) e il Torrione (1805 m), che appare più alto solo per una questione di prospettiva.
   
Questa immagine è un particolare della foto precedente ripreso con il teleobiettivo. Si nota soprattutto lo spuntone chiamato "il cammello". L'itinerario di salita sale da destra, passa accanto a questi spuntoni e, dopo aver traversato sotto una parete di roccia, raggiunge il canalino ghiaioso che costituisce l'inizio del tratto finale della salita, quello più impegnativo.
   
Anche questa foto è stata scattata dalla cima del Sasso Grande, ma verso Sud-Sud-Ovest. In primo piano si vede la boscosa quota 1431 m con a destra gli spuntoni rocciosi dei Denti della vecchia. Poi la cresta, sempre coperta dal bosco, si abbassa alla Bocchetta di Brumea (1263 m) e al Pian di Scagn (1174 m), oltre il quale riprende a salire fino alla cima del Monte Boglia (1516 m), chiamato anche Colma Regia, da cui si gode un bel panorama su Lugano e il suo lago.
   
Questa foto è stata scattata durante la discesa lungo la via normale. Anch'essa implica diversi passaggi rocciosi, un po' più facili di quelli che si affrontano nel camino, ma a tratti, soprattutto nei primi metri, anche molto esposti. Sulla paretina rocciosa a destra del mio compagno si può vedere uno dei segni azzurri che indicano il percorso. Purtroppo sono stati fatti con la vernice spray, per cui si sono sbiaditi velocemente.
   
Chiudo il servizio fotografico con un'altra immagine idillica: questa è la bella radura del Pian di Scagn, che si apre a destra (Ovest) della cresta, interamente in territorio svizzero. A poca distanza da qui (5 minuti secondo i cartelli indicatori) si trova il posto di ristoro dell'Alpe Bolla (1129 m). Il versante svizzero delle montagne che chiudono a Nord-Ovest la Valsolda è più frequentato di quello italiano, sia per il minor dislivello da superare, sia per la presenza di due punti d'appoggio: l'Alpe Bolla e il Rifugio Pairolo. I sentieri della Valsolda (come ho scritto all'inizio della relazione) sono più solitari e silenziosi (il che li rende, per me, più affascinanti).
   

Indietro (torna alla relazione)    Escursionismo