Via delle Bocchette - Quarta tappa
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Nella foto a sinistra, scattata dal lungo traverso sotto la Brenta Bassa, possiamo ammirare l'ampio e articolato versante orientale della Cima Tosa. Sulla destra, in gran parte immerso nell'ombra, vediamo il vallone detritico che si risale all'inizio; sulla sinistra, in pieno sole, quello occupato nella parte alta dalla Vedretta Superiore della Tosa. La foto a destra mostra invece la parte alta del secondo vallone (al centro si vede parte della Vedretta Superiore della Tosa). Il Sentiero Brentari, prima di giungere alla Sella della Tosa, percorre i pendii detritici sotto le grandi pareti rocciose visibili nella parte alta della foto e sopra gli alti gradini di roccia chiara che occupano la parte centrale dell'immagine. La Sella della Tosa si trova in corrispondenza di quello che, solo per effetto della prospettiva, appare come l'intaglio più basso contro il cielo. |
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La foto a sinistra è stata scattata nella parte alta del vallone della Vedretta Superiore della Tosa. Il Sentiero Brentari raggiunge e poi percorre pressoché in piano il pendio detritico sopra il gradino roccioso ben visibile nella parte alta della foto. A destra: a volte il brutto tempo sa regalare visioni suggestive. Nel gioco di luci e nubi vediamo, da sinistra a destra, la parte bassa dello sperone Sud-Est della Brenta Bassa, il Croz del Rifugio (2615 m) e il Monte Daino (2695 m). Per nostra sfortuna, le nubi, così suggestive nell'immagine, hanno presto avvolto anche le cime più alte (come si può vedere nelle foto successive), impedendoci di godere del panorama e delle sue notevoli suggestioni. |
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Vediamo in queste foto due momenti della traversata tra la Sella della Tosa e la Bocca della Tosa. Nella foto a destra il mio compagno è impegnato sulla cengia che conduce poco sopra la Bocca della Tosa, dominata dalla verticale parete Nord della Punta dell'Ideale (visibile in parte sulla sinistra della fotografia). Tra la Sella della Tosa e la Bocca della Tosa, il percorso è praticamente tutto attrezzato con il cavo metallico; solo alcuni passaggi, brevi, ne sono privi. Sono facili, ma qualche volta abbastanza esposti: vanno dunque affrontati con la dovuta attenzione. |
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Eccoci ora impegnati nella discesa dalla Bocca della Tosa alla Vedretta d'Ambiez. Nella foto a sinistra, in fondo, si vede una parte della magnifica parete orientale della Cima d'Ambiez, una delle cime più celebri delle Dolomiti di Brenta. |
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Come già ci era capitato lungo le Bocchette Centrali davanti al Campanile Basse, anche qui le nubi si sono per un attimo dissolte al momento più opportuno, permettendoci di ammirare la superba parete orientale della Cima d'Ambiez (3102 m), percorsa da numerose vie tracciate dal 1909 al 1967 da alcuni dei più grandi dolomitisti del tempo: Ettore Castiglioni, Gabriel Haupt, Karl Lömpel, Heinz Steinkötter, Claude Barbier, Toni Masè, Dietrich Hasse, Andrea Oggioni, Josve Aiazzi, Armando Aste, Angelo Miorandi (gli ultimi quattro autori della celebre "Via della Concordia"). Nella foto a destra vediamo il gruppo dei Denti d'Ambiez (2840 m la quota massima), piccole ma ardite strutture rocciose vicinissime al Rifugio Agostini. La loro ottima roccia ne fa un ottimo sito d'arrampicata. Ho ricavato queste notizie dalla guida del CAI/TCI, che risale al 1977: sicuramente altre vie saranno state tracciate su queste belle pareti. Chi ne vuole sapere di più potrà trovare tutte le informazioni che gli interessano sfogliando le ultime guide alpinistiche del gruppo o navigando su internet. |
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Nella foto a sinistra vediamo un gruppo di escursionisti impegnati nell'ultimissima parte della discesa dalla Bocca della Tosa alla Vedretta dì'Ambiez. Nella foto a destra vediamo un passaggio del Sentiero del Cege, che risale le rocce sulla destra idrografica del canale che scende dal versante orientale della Bocca d'Ambiez. Alle spalle del mio compagno è ben visibile la Vedretta d'Ambiez con la traccia che dalla fine del tratto attrezzato del Sentiero Brentari conduce all'inizio del canale. |
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Questa due foto sono state scattate dalla Bocca d'Ambiez. A sinistra vediamo due escursionisti impegnati sull'ultimo tratto attrezzato prima del colle. Nella foto a destra vediamo uno scorcio della Vedretta d'Ambiez circondata dalle alte pareti della Cima Tosa e della Cima d'Ambiez. E' un ambiente di selvaggia bellezza, un po' particolare rispetto a quello più tipico della Via delle Bocchette, dove ci si muove soprattutto su cenge talvolta strette ed esposte. Qui lunghi tratti attraversano valloni detritici o piccoli ghiacciai, offrendo all'escursionista sensazioni nuove e diverse, rendendo più varia e più completa l'esperienza vissuta percorrendo questa bellissima traversata. |
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Vediamo in queste foto due momenti della discesa verso la Vedretta dei Camosci, ben visibile sullo sfondo della foto a sinistra. Nella foto a destra (scattata da Roberto Benzi), alle mie spalle si vede il ripido canalone nevoso che scende dalla Bocca d'Ambiez. La prospettiva non deve ingannare: solo alla fine il percorso attrezzato si avvicina al ghiacciaio. |
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Nella foto a sinistra, scattata durante la discesa dalla Bocca d'Ambiez, vediamo la parte superiore della Vedretta dei Camosci con la traccia che la attraversa in direzione dell'omonima bocca aperta tra la Cima d'Ambiez (a sinistra) e la Cima di Valstretta (a destra). Dietro l'ampia sella si vedono due cime, la più alta a sinistra è la Cima XII Apostoli (2699 m), nelle cui vicinanze si trova il Rifugio Garbari, punto di arrivo della tappa. Nella foto a destra vediamo un piccolo gruppo di camosci traversare la vedretta che porta il loro nome (simpatica coincidenza: gli unici camosci che abbiamo incontrato, li abbiamo visti sulla Vedretta dei Camosci mentre ci avvicinavamo alla Bocca dei Camosci!). |
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Ecco infine due immagini del Rifugio XII Apostoli «Fratelli Garbari», in primo piano nella foto a destra. A sinistra lo vediamo invece sullo fondo di due cime del Sottogruppo dei Francigli: la Cima di Nardis (2616 m), a destra, e la Cima Occidentale dei Lastoni (2531 m), a sinistra. Sono montagne selvagge e solitarie, molto meno frequentate delle altre più celebri del Brenta. L'ambiente che circonda il Rifugio XII Apostoli è diverso da quello che si poteva ammirare dagli altri rifugi toccati durante la traversata. Il suo fascino non sta nelle incombenti pareti verticali, ma nel suo carattere severo e selvaggio, segnato anche dalla presenza del ghiacciaio più grande del gruppo, la Vedretta di Val d'Agola. |
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