Via Spluga - Prima tappa
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Iniziamo la camminata lungo la Via Spluga lasciando Chiavenna. Usciti dal centro storico, superiamo il fiume Mera su un vecchio ponte cui fa da sfondo una bella casa. Ci segue con lo sguardo la statua di San Giovanni Nepomuceno, il sacerdote ceco (Jan di Nepomuk) fatto giustiziare nel 1393 dal re Venceslao. Il sacerdote fu gettato nel fiume Moldava, dove morì annegato. Per questo è venerato, tra l'altro, come protettore dalle alluvioni: tutto sommato, un buon viatico per un itinerario che segue spesso molto da vicino ben tre corsi d'acqua: il Torrente Liro, l'Hüscherenbach (nella discesa verso Splügen) e infine il Reno Posteriore (Hinterrhein) |
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Arriviamo a questa cappella dopo circa 45 minuti di cammino dalla partenza: abbiamo seguito fin qui le strade del centro di Chiavenna, quindi la provinciale n. 2, poi - entrati nel comune di Mese - la via Scandolera (asfaltata) che entra nella valle del Torrente Liro. Da qui l'itinerario punta verso Nord e si tiene quasi costantemente su un buon sentiero sempre evidente e segnalato. Nel tratto italiano della Via Spluga l'unica eccezione è proprio il bivio che si trova davanti a questa cappella. Manca (2012) un cartello che indichi la giusta direzione, a destra della cappella, lungo il sentiero visibile nella foto (ci sono però i segnavia gialli). |
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In questa e nelle due immagini successive vediamo alcuni passaggi del sentiero nel lungo tratto tra Chiavenna e il santuario di Gallivaggio. Il tracciato è sempre evidente ma assume conformazioni assai diverse: a volte è più ampio, a volte più stretto, a volte è una bella mulattiera fiancheggiata da muretti a secco, a volte è ancora più largo. Talvolta si incontrano delle baite, ma si tratta per lo più di costruzioni ormai abbandonate e talvolta già in rovina. Nelle prime due fotografie si vedono anche i segnavia gialli, tipici del tratto italiano della Via Spluga. |
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In questa prima parte del percorso, il cammino si svolge costantemente in un fitto bosco di latifoglie caratterizzato da un sottobosco di cespugli e piante erbacee. Inoltre ci stiamo muovendo in un tratto del Val San Giacomo abbastanza stretto e incassato. Il panorama è quindi limitato e la nostra attenzione sarà attirata dai particolari più vicini: la vista dei grandi spazi tipici delle Alpi è per ora rimandata. |
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La strada statale dello Spluga non è molto lontana: percorre il lato opposto della valle, spesso a poche decine di metri in linea d'aria dal sentiero che stiamo percorrendo. Tuttavia non è una presenza ingombrante. Il traffico non è intenso (almeno nei giorni feriali), il bosco la nasconde e attutisce di molto il rumore degli autoveicoli. Tra il sentiero e la strada, inoltre, passa il Torrente Liro che, con la sua musica naturale ora più lieve ora più forte, ci accompagna favorendo la nostra immersione nella natura. |
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Eccoci giunti all'altezza del Santuario di Gallivaggio (800 m), che si trova dall'altra parte della valle, lungo il percorso della strada statale (una breve deviazione segnalata permette di raggiungerlo). Nella foto si vede la cappella dedicata a Sant'Antonio (XVIII secolo), circondata dai castagni. Queste belle piante caratterizzano tutta la zona e circondano i ruderi della case di Villasegna, una località che ha avuto nel passato una certa importanza nella zona. Poco dopo la metà del XX secolo, Villasegna, come altre località a metà del pendio che erano permanentemente abitate dal XV secolo è stata abbandonata anche nel periodo estivo |
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Siamo giunti a Lirone, poco oltre Gallivaggio (il santuario si intravede in fondo alla piana, appena sotto le pareti rocciose). Da qui in poi il bosco si fa più rado e il fondovalle si allarga, permettendo allo sguardo di spaziare più liberamente. La foto mette in evidenza una caratteristica della Via Spluga, cioè la vicinanza dei tre percorsi: quello del sentiero (evidente sulla destra dell'immagine), quello del torrente, e quello della strada statale (che si intravede tra le piante appena a sinistra delle case di Lirone). Poco più avanti raggiungeremo Cimaganda (altra frazione di San Giacomo Filippo) e, per un breve tratto, passeremo sulla sinistra idrografica della valle. |
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A monte di Cimaganda si distende la bella piana di Vho (910/930 m) percorsa da una stradina asfaltata che, dopo averci riportato sul lato destro idrografico della valle, raggiunge le case di La Squadra e di Vho (inquadrate nella fotografia qui a fianco). Dopo le case la Via Spluga riprende sul sentiero (si riesce a vedere il cartello segnaletico davanti alla casa con l'affresco) e raggiunge Campodolcino costeggiando dapprima il piccolo lago artificiale di Prestone. Alla fine del lago si può attraversare di nuovo il Torrente Liro ed entrare in paese, oppure tenersi sulla sua sponda destra idrografica fino nei pressi del campeggio dove i due percorsi si ricongiungono. |
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Abbiamo lasciato alle nostre spalle la piana dove si trova l'abitato di Campodolcino per iniziare l'ultimo tratto della prima tappa. La valle è diventata nuovamente stretta e il panorama si è chiuso ancora una volta. In questo tratto il sentiero si trova di nuovo sulla destra idrografica della valle, a breve distanza dal Torrente Liro. Nella foto, appena dietro la baita, si intravede anche la strada, che qui non è più la statale dello Spluga, ma la provinciale n. 1 che passa per Isola. Poco più avanti i due percorsi si incrociano: la strada passa sulla destra idrografica, il tracciato della Via Spluga sul versante opposto. |
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Siamo ormai quasi alla fine della lunga prima tappa della Via Spluga. Il sentiero risale la valle sulla sinistra idrografica attraverso un bosco che, come si vede anche nella foto precedente, è ora di aghifoglie. Sul fondo si intuisce anche la strettoia della valle che è stata sfruttata per realizzare la diga che ha prodotto il Lago artificiale di Isola. Nel superare la strettoia, la Via Spluga affronta il suo primo tratto un po' più impegnativo. Il sentiero si inerpica su un pendio abbastanza ripido, alto sul torrente, e, poco prima di raggiungere la diga, attraversa una parete rocciosa. I passaggi esposti sono protetti, ma è d'obbligo una certa attenzione. |
NOTA. Ho elaborato i testi delle didascalie basandomi sulle mie osservazioni e sulle informazioni trovate in Internet, sui cartelli dislocati lungo il percorso e soprattutto nella guida di Kurt Wanner citata nella pagina introduttiva (Bibliografia).
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