Pizzo Ciapè, cresta Sud-Ovest (via normale)(Valle Antrona - Ossola/Piemonte)
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SCHEDA TECNICA DISLIVELLO: 1167 metri DURATA: 3,15h la salita; 2,30h la discesa DIFFICOLTA': EE, F la breve arrampicata finale AGGIORNAMENTO RELAZIONE: luglio 2007
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Quando, nei primi mesi di quest’anno (2007), ho incominciato a interessarmi alla Valle Antrona il nome del Pizzo Ciapè si è subito imposto alla mia attenzione: si tratta di una cima molto panoramica, raggiungibile con un percorso che, dopo aver attraversato luoghi solitari, si conclude con una facile arrampicata. Insomma: l’ideale per i miei gusti. Raccolte le notizie sulla guida del CAI/TCI e sulla vecchia guida ANTRONA-BOGNANCO di Paolo Crosa Lenz e Giulio Frangioni, una domenica di luglio mi sono portato in Valle Antrona e ho raggiunto l’Alpe di Campo. Qui sono iniziate le sorprese: credevo di trovare un po’ di escursionisti con la mia stessa meta, invece non c’era in giro nessuno (forse perché le previsioni del tempo non erano eccezionali?); credevo di trovare delle indicazioni o, quanto meno, un sentiero evidente, invece non c’era proprio nulla. Per fortuna due anziane signore del posto mi hanno dato qualche precisa indicazione; una addirittura, molto simpaticamente, ha lasciato per un attimo gli attrezzi del suo lavoro di contadina e mi ha accompagnato a vedere meglio la salita che avrei dovuto affrontare. Poi ho capito il problema: una grossa frana, caduta durante l’alluvione che ha colpito queste valli il 12 ottobre 2000, ha interessato tutta la parte bassa del vallone del Rio Cantonaccio, spazzando via la bella mulattiera che portava alle Alpi di Cama. Un percorso alternativo (quello indicatomi dalle due anziane signore) è stato segnalato in qualche modo e quindi consente, seppur molto meno comodamente, di arrivare all’Alpe Cama inferiore dove si riprende l’itinerario originale. Insomma: ne è venuta fuori comunque una bella escursione che ora propongo in questa pagina perché, a mio avviso, è davvero bella. Peccato che, quel giorno, l’evoluzione negativa delle condizioni meteo sia stata più veloce del previsto: le foto che ho scattato non possono testimoniare la bellezza e la vastità del panorama che dalla cima si può godere. ACCESSO STRADALE. Dalla superstrada della Val d’Ossola uscire a Villadossola e risalire tutta la Valle Antrona fino ad Antronapiana (16 km da Villadossola). Da qui seguire la strada asfaltata che porta a Cheggio e che all’inizio si tiene sul versante occidentale della Val Loranco. Superato il torrente, la strada raggiunge un deciso tornante verso sinistra e si immette nel piano dove sorgono le Alpi di Campo, poste tra i 1227 metri del tornante e i 1280 del nucleo di case più alto. 400/500 metri dopo il tornante, sulla destra, si trova un buon parcheggio (m 1240 circa). SALITA. Dal parcheggio scendere lungo la strada fino al tornante (1227 m), girare a sinistra, passare accanto ad alcune baite ben ristrutturate, proseguire in piano nel prato verso Est, costeggiare altre baite (fontana) e, sempre in piano, dirigersi ad un baitello isolato vicino alla parete rocciosa; poco prima del baitello scendere a destra e, verso Sud, raggiungere un ponticello sul quale passare il Rio Cantonaccio. Poco più avanti si incontra una betulla con un cartello precario che indica “per Cama”. Inoltrarsi (tracce pressoché inesistenti) nel piano compreso tra la ripida parete di rocce, erba e alberi a sinistra e un piccolo dosso con alcune baite a destra. Presto si noterà, sul piccolo dosso, un grosso masso: raggiungerlo seguendo un sentierino, aggirarlo a destra e arrivare ad una presa dell’acqua in cemento. Da qui proseguire lungo la traccia tra l’erba fino a una zona con diversi massi, ormai a ridosso del ripido pendio che si dovrà superare. Un po’ sulla sinistra si noterà un ometto abbastanza grosso: raggiungerlo e trovare il sentierino segnalato (i segnali rossi sono attualmente sbiaditi, ma con un po’ di attenzione non è difficile individuarli). La traccia supera il pendio da destra verso sinistra, tra giovani larici, ontanelli, roccette ed erba. Si incontra presto un’elementare placca di roccia, salirla sulla destra e poi piegare a sinistra; proseguire seguendo la debole traccia e i segnali rossi sbiaditi: c’è ancora qualche passaggio su facili roccette, poi, tra felci e ontanelli abbastanza fastidiosi, si arriva alla faggeta. Qui si prosegue ben più agevolmente: la traccia e i segnavia sono più evidenti, mentre il terreno si fa meno ripido. Ad un certo punto si raggiunge una sorta di traccia più marcata, che forse è il vecchio itinerario [se si guarda a sinistra, verso il basso, si noterà una sorta di grande faggio con il tronco a "V"; memorizzare questo punto perché sarà utile per imboccare il giusto percorso durante la discesa]. Salire verso destra lungo questa traccia marcata e, superati alcuni larici, raggiungere i ripidi prati (erba alta in estate) dove la traccia si perde del tutto. Salendo lungo questi prati si raggiungono le case dell’Alpe Cama inferiore (m 1612; ore 1,15 dall’Alpe Campo) [anche in questo tratto conviene osservare bene il punto in cui, al ritorno, rientrare nel bosco]. Dall’Alpe Cama inferiore raggiungere il dosso erboso alle sue spalle, volgere a sinistra e risalirlo (nessuna traccia); lasciate a sinistra due baite col tetto in lamiera, se ne raggiungono altre due diroccate; qui si può trovare una debole traccia che però presto si perde; continuare lungo il dosso e, attraversato un lariceto, raggiungere la panoramica conca dove si trovano i ruderi dell’Alpe Cama superiore (m 1866). Si raggiunge (traccia inesistente) l’evidente sella (m 1973) a destra (Sud-Est) dell’alpe. Volgere a sinistra (Nord) e salire lungo il crestone erboso percorso da una discreta traccia di sentiero. A quota 2200 m circa, sotto la quota 2239 m, la traccia abbandona il crestone e traversa a destra ripidi pendii (attenzione in qualche punto) fino ad un intaglio, 2222 m, sulla cresta che conduce al Pizzo Ciapè. Seguendo una traccia non sempre evidente si segue (ora sul filo, ora su uno dei due versanti) la facile cresta in moderata pendenza; a 2300 metri circa si evita a sinistra un intaglio roccioso, quindi si riguadagna la cresta che ora si fa più ripida e articolata (e anche maggiormente esposta, specie verso Sud, dove precipitano pendii molto ripidi). Discesi ad un piccolo intaglio, si è alla base del roccioso salto finale, piuttosto ripido ma non difficile: superare con facile arrampicata i primi 20 metri di dislivello (al massimo II grado; corda utile per chi è meno sicuro), poi proseguire fino in cima con percorso aereo ed esposto ma breve e quasi pianeggiante (ore 2,00 dall’Alpe Cama inferiore; ore 3,15 dall’Alpe Campo). La DISCESA si svolge lungo il medesimo itinerario (ore 2,30).
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BIBLIOGRAFIA: Renato Armelloni, ANDOLLA SEMPIONE, Guida dei Monti d'Italia, CAI/TCI, 1991 Paolo Crosa Lenz, Giulio Frangioni, ANTRONA BOGNANCO, Ed. Grossi, 1994 (esaurita in libreria) Carta Kompass, 1:50.000, foglio 89, DOMODOSSOLA Carta Nazionale Svizzera 1:50.000, fogli 284, MISCHABEL, e 285, DOMODOSSOLA |
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