Pizzo Tambò (salita primaverile)
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SCHEDA TECNICA DISLIVELLO: 1215 m dalla casa Cantoniera (1164 m dal Passo dello Spluga; 1371 m da Montespluga) DURATA: ore 3,45 (salita); ore 2,30 (discesa) dalla casa Cantoniera - per gli altri orari vedi la relazione DIFFICOLTA': F AGGIORNAMENTO RELAZIONE: maggio 2013
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Con i suoi 3279 m di altezza, il Pizzo Tambò è la montagna più alta della Valle Spluga. Si tratta anche di una bella montagna, foggiata a imponente ed elegante piramide di roccia in parte lambita da piccoli ghiacciai. Una delle sue principali attrattive è il vastissimo panorama che si gode sia durante la salita che dalla cima: la guida del CAI gli dedica mezza pagina di minuziosa descrizione. Qui mi limiterò a dire che, nelle giornate belle e limpide, si può ammirare gran parte dell’arco alpino centro-occidentale; il che non è davvero poco!
La via di salita “normale”, l’unica che può dirsi frequentata, è quella che segue a grandi linee la cresta Est-Nord-Est con partenza dal Passo dello Spluga, tenendosi quasi sempre sul suo fianco meridionale (quello italiano), caratterizzato da dossi erbosi e pendii detritici e culminante con un alto cono di sfasciumi e facili roccette. In condizioni estive, la salita non presenta particolari difficoltà (F) e richiede solo un po’ di attenzione per l’esposizione delle ultime decine di metri e per qualche tratto innevato o ghiacciato (utili i ramponi). Con la neve, questa escursione acquista un fascino particolare ed è infatti molto frequentata dagli scialpinisti (BSA), sia dalla Svizzera (Splügen), sia dall’Italia, soprattutto quando, a primavera, si può arrivare con l’auto fino a Montespluga (1908 m) o, meglio ancora, al Passo dello Spluga (2115 m).
Noi l’abbiamo affrontata con le ciaspole e in questo modo la presento, come ho già fatto per le altre salite ai “tremila” dello Spluga descritte nel sito. Non si tratta di un uso “classico” delle ciaspole (infatti eravamo gli unici in mezzo a tanti scialpinisti), ma in questi anni ho scoperto che, sapendole usare bene, esse possono permettere, anche a chi non pratica lo scialpinismo, di avvicinarsi alle montagne quando sono ancora molto innevate e si presentano in una veste insolita e spettacolare. In questo genere di salite (con pendii a volte ripidi o con neve spesso dura, specialmente al mattino in primavera) sono certamente utili le moderne ciaspole con le lame laterali.
La salita si svolge su terreno molto vario: dossi e vallette, traversi e salite su pendii a tratti ripidi, roccette innevate ed esposte nella parte finale. La difficoltà complessiva si attesta quindi al grado più basso della scala alpinistica (F). Piccozza e ramponi sono indispensabili per affrontare in sicurezza l’ultimo tratto (i ramponi potranno essere utili anche prima, in alcuni tratti più ripidi e in caso di neve dura). Quasi nessuna relazione consiglia la corda, ma il tratto finale è ripido ed esposto (abbiamo trovato anche uno spit) e potrebbe essere utile averla con sé (magari anche solo una di quelle leggere da 30 metri) se qualche componente del gruppo non fosse molto sicuro.
Infine: descriverò la salita come l’abbiamo effettuata noi, partendo dalla casa Cantoniera italiana, che si trova sulla sinistra della strada, circa 700 metri prima del Passo dello Spluga, a 2065 m.
ACCESSO STRADALE. Raggiunta Chiavenna, si segue la strada statale 36 dello Spluga, che percorre interamente la Valle Spluga, raggiungendo l’abitato di Montespluga (1908 m), posto a Nord dell’omonimo lago artificiale, o anche il Passo dello Spluga (2115 m). Sarà possibile verificare la percorribilità della strada oltre Madesimo, telefonando in Comune (0343.53527) o alla Pro Loco (0343.53529).
ITINERARIO. Dalla casa cantoniera (2065 m; eventualmente raggiungibile a piedi da Montespluga in circa mezz’ora seguendo il tracciato della strada) si sale verso Ovest-Nord-Ovest e si supera un largo canale (abbastanza ripido tra i 2200 e i 2300 m), uscendo su pendii più dolci. Proseguendo verso Ovest per dossi e vallette, si raggiunge un ampio pianoro (laghetto in estate; 2740 m circa) alla base del Lattenhorn (o Pizzo Tamborello; 2857 m). Ora bisogna traversare, prima in salita e poi in piano, il versante Sud di questa montagna (abbastanza ripido; attenzione alle condizioni del manto nevoso), riunendosi all’itinerario che proviene dal Passo dello Spluga e raggiungendo la cresta Est-Nord-Est del Pizzo Tambò a monte (Ovest) del Lattenhorn stesso. Lungo la cresta si perviene a una conca pianeggiante; si sale quindi un canale un po’ sulla destra (ripido nella parte alta) e, traversando poi verso Ovest-Sud-Ovest, si perviene alla sella tra la quota 3096 m (a destra) e la gobba del Pan di Zucchero (a sinistra). Si traversa ora il versante meridionale della quota 3096 m (abbastanza ripido; attenzione alle condizioni del manto nevoso) e si raggiunge la sella alla base della piramide sommitale. Si prosegue ora verso la cima risalendo l’ampio pendio triangolare che diviene via via più ripido. Spostandosi verso sinistra si raggiunge, una cinquantina di metri sotto la cima, il filo della cresta che delimita a meridione il pendio triangolare: passati sul versante Sud, lo si risale per un tratto di roccette e neve piuttosto ripido ed esposto, ma non difficile, sbucando sulla cresta sommitale nei pressi dell’ometto e della croce della cima (ore 3,45 dalla casa Cantoniera; ore 4,15 da Montespluga).
DISCESA. Lungo lo stesso itinerario (ore 2,30).
NOTA 1. La varietà del terreno su cui si svolge la salita e anche delle condizioni della neve potrà costringere a effettuare più di una volta il cambio tra ciaspole e ramponi. E’ il “prezzo” (a mio avviso assai modesto) che bisogna pagare per effettuare questa salita senza essere scialpinisti.
NOTA 2. Se si raggiunge in auto il Passo dello Spluga, si segue, all’inizio, un itinerario diverso, che descrivo basandomi sulle relazioni lette su internet (in particolare su “gulliver.it”) e sulla guida del CAI. Dal passo ci si dirige verso Ovest-Sud-Ovest e si risale l’ampia dorsale che costituisce il prolungamento della cresta Est-Nord-Est del Pizzo Tambò. Tenendosi sempre sul versante meridionale della cresta, si procede affrontando un alternarsi di tratti un po’ ripidi e di dolci gobbe. Stando sempre sul versante meridionale, ma poco sotto il crinale, si compie un traverso sotto un tratto roccioso della cresta (attenzione alle condizioni del manto nevoso). Seguendo poi un ripido ma ampio vallone, si guadagna quota e ci si riavvicina alla cresta poco prima del Lattenhorn (o Pizzo Tamborello). A questo punto si traversa a mezza costa il pendio meridionale di questa montagna (abbastanza ripido; attenzione alle condizioni del manto nevoso), raggiungendo di nuovo la cresta Est-Nord-Est del Pizzo Tambò a monte del Lattenhorn stesso. Da qui si prosegue fino in vetta come descritto nella relazione (ore 3,30).
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BIBLIOGRAFIA: CARTA NAZIONALE SVIZZERA 1:50.000, foglio n. 267 - SAN BERNARDINO Alessandro GOGNA, Angelo RECALCATI: MESOLCINA-SPLUGA, Guida dei Monti d'Italia, CAI/TCI, 1999
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