Traversata Cima Bonze-Bec delle Strie-Ponton del Camoscio

(Valchiusella - Piemonte)

 

Escursionismo

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 1° giorno: 1190 m; 2° giorno 540 m (salita), 1720 m (discesa)

DURATA: 1° giorno: 3 ore; 2° giorno: 4 ore (salita), 5 ore (discesa)

DIFFICOLTA': EE fino alla Cima Bonze; PD la traversata dalla Cima Bonze al Colle Finestra

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: dati tecnici: ottobre 1994; dati logistici: novembre 2001

 

Ecco una di quelle grandi escursioni al limite tra escursionismo e alpinismo di cui ho parlato nella pagina introduttiva di questa sezione del sito. Non è possibile definirla un'arrampicata, perché per lo più si cammina, anche se su creste spesso aeree, e molti passaggi rocciosi possono essere evitati; non possiamo neppure chiamarla una semplice escursione, perché (almeno per percorrerla integralmente) occorre avere dimestichezza con situazioni tipicamente alpinistiche. 

Anche questa escursione si svolge in Valchiusella, il piccolo mondo canavesano ricco di grandi sorprese di cui parlo anche in altre pagine di questo sito. Non starò quindi a tornare sull'argomento. Dirò solo che questa escursione, assai poco frequentata, consente un'immersione profonda nella realtà silenziosa e solitaria di questa valle. Si percorrono creste erbose spesso esposte su profondi valloni, si affrontano tratti di roccia per lo più facili, spesso aggirabili, ma anche alcuni passaggi obbligatori nei quali l'uso della corda è a mio avviso più che utile. Lo sguardo intanto si posa su vasti orizzonti: le colline del Canavese e la pianura alle nostre spalle, spesso coperte da una coltre di nebbia, la piramide del Monviso, inconfondibile contro il cielo verso sud, il solco della Valle d'Aosta con le sue cime e i suoi  ghiacciai, le vicine montagne della Valchiusella, aspre e selvagge.

L'escursione proposta è lunga (9 ore dal rifugio) ed impegnativa (EE fino a Cima Bonze, PD nel tratto successivo), ma riserva grandi soddisfazioni. Occorre però apprezzare un certo modo di andare in montagna: è inadatta all'escursionista amante della gita facile e rilassante, ma anche all'alpinista che predilige il difficile ben protetto. Qui le difficoltà della roccia sono contenute e si vorrebbe fare a meno della corda, ma la ripidezza dei pendii sottostanti invita alla prudenza. Noi abbiamo utilizzato una mezza corda (9 mm) da 50 metri: leggera da trasportare, è abbastanza lunga da permettere di fare la doppia dal Ponton del Camoscio fino alla più comoda e sicura delle cenge sottostanti.

La lunghezza del percorso (almeno 1730 metri di dislivello e 12 ore complessive di cammino) richiede di affrontarlo in due giorni, pernottando al Rifugio Chiaromonte (10/15 posti), realizzato nel 1982 dal Comune di Traversella ristrutturando una baita preesistente. In estate (da luglio a settembre) il rifugio è custodito e gestito dai pastori di una malga vicina (Sig.ra Maria, tel. 338.2764607). Per eventuali informazioni è possibile telefonare al Comune di Traversella (0125.794005).

Da Traversella (piazza Cavour - m 827) si segue (cartelli indicatori) una mulattiera all'inizio asfaltata che sale alle ultime case del paese e prosegue in un bosco di castagni. Lasciati a sinistra il "Sentiero delle Anime" e quello per il Rifugio Piazza e la Palestra di Roccia, si sale a destra all'Alpe Ceiva (m 1050); si raggiungono quindi le case di Tetti (m 1150) e poi l'Alpe Pinacrosa (1600 m). A quota 2000 m c.a ci si congiunge al percorso della GTA che proviene da sinistra e poco più avanti si toccano le case dell'Alpe Chiaromonte (m 2014) che precedono il rifugio (m 2025; 3 ore). Il sentiero è segnalato con segnavia bianchi.

Dal rifugio si percorre una bella valletta verso ovest fino ad affacciarsi su di un piccolo laghetto, con bella vista sulle sottostanti baite dell'Alpe Chiaromonte. Salendo prima a destra un canale di rocce rotte e poi a sinistra si tocca il filo della cresta che collega la Cima Chiaromonte alla Punta Cavalcourt. Si segue la cresta verso nord (sentierino); aggirato a sinistra un gendarme, si supera un tratto più ripido con qualche roccetta e poi, più facilmente, si arriva in cima alla Punta Cavalcourt (m 2357; 1 ora). Da questa si scende facilmente al Colletto di Valbona (m 2325) da cui si attacca la cresta della Cima Bonze, caratterizzata da qualche roccetta che, specie nel tratto finale, offre alcuni brevi passi di bella ginnastica fino in vetta (m 2516; 50 minuti). Il panorama si allarga sempre di più in ogni direzione e appare particolarmente suggestivo verso la Val d'Aosta, con la superba sfilata dei Quattromila del Monte Rosa, del Vallese e delle Alpi Pennine.

Ora la cresta volge a nord-ovest e conduce al colletto tra la Cima Bonze e il Bec delle Strie. Questo tratto presenta qualche difficoltà in più (II) e un grosso torrione richiede di essere aggirato a sinistra per prati un po' ripidi. Tornati sul filo si deve scendere una breve paretina (II) non proprio elementare (utile la corda). Anche la risalita verso il Bec delle Strie presenta dei tratti rocciosi, ma tutti possono essere evitati (in modo evidente) sul versante Valchiusella (sinistra). Visto che avevamo la corda noi abbiamo deciso di seguire un percorso il più possibile vicino al filo, superando diversi passaggi rocciosi (molto divertente è risultato soprattutto l'ultimo tratto prima della cima: 30 metri di III). Si giunge così in cima al Bec delle Strie (m 2544; 1,50 ore).

Dal Bec delle Strie si scende lungo il filo roccioso (un breve passaggio di III) fino alla base di un grosso gendarme; ci si abbassa verso nord per un facile canale, si aggira lo spuntone e, lungo un altro facile canale, si sale fino alla base delle ultime rocce del Ponton del Camoscio. Per superarle noi abbiamo seguito una cengia erbosa ascendente a sinistra della cresta e poi, superando qualche passo roccioso, siamo giunti in vetta (m 2500; 40 minuti). La relazione della guida che cito nella bibliografia è, in questo tratto, diversa: dal Bec delle Strie dice di seguire "gli alti e bassi della cresta", aggirando le difficoltà sempre sul versante canavesano (sinistra), fino alla breccia che precede il Ponton del Camoscio. Dice poi di portarsi alla base di un piccolo gendarme "alquanto ostico da superare direttamente": lo si aggira sulla destra, lungo un canaletto, e poi si giunge in breve sulla vetta.

Dall'aerea cima del Ponton del Camoscio ci si porta verso ovest, per una facile placca, ad una cengia con chiodo e cordino (portarsi eventualmente il martello e un paio di chiodi). Una corda doppia da 25 metri (prima verticale poi più facile) depone su una cengia della cresta che scende al Colle Finestra. Si percorre la cengia verso sinistra (est) e ci si abbassa per roccette e canalini fino ai prati sottostanti. Traversando a destra si torna sul filo della cresta che porta, ormai del tutto facilmente, al Colle Finestra (m 2309; 1 ora). Per evitare questo tratto, secondo la guida, dal Ponton del Camoscio bisogna tornare sui propri passi fino alla base del gendarme: da qui un sistema di cenge permette di evitare il salto roccioso e di giungere al Colle Finestra con percorso meno impegnativo "alpinisticamente".

Dal Colle Finestra si segue un'esile traccia che taglia il versante sud-est del Monte Andelmel con alcuni tratti un po' esposti. Raggiunto un canale, lo si scende per un tratto, poi se ne esce a destra e, toccata una dorsale, la si segue fino alle baite Moriondo (m 2097). Questo tratto richiede ottima visibilità: la traccia, dopo il canale, è praticamente invisibile e anche la dorsale non è facile da seguire in caso di nebbia (cosa non tanto infrequente su queste montagne). Dopo Moriondo si segue un sentierino più evidente (anche se a tratti coperto dall'erba) che scende sul lato sinistro della dorsale che si sta percorrendo. Si arriva così alle case di Miassa (m 1850; 1,30 ore). Ora le cose sono più semplici: il sentiero è evidente e scende a sinistra in direzione sud-est e poi sud verso le baite Mussera (m 1530) con belle visioni sul selvaggio vallone del Rio Tarva. Prima delle baite (circa 300 metri) la traccia volge a sinistra e va a guadare il torrente a quota 1500 m circa. Un lungo traverso (ora il sentiero è evidente) sul lato sinistro orografico del vallone e una breve discesa conducono al magnifico agglomerato dei Piani di Cappia (m 1339; 1,20 ore).

Si scende tra le case e, per una mulattiera gradinata, si arriva al bivio Fondo/Cappia (m 1250). Volgendo a sinistra si entra a Cappia (m 1179). Sempre verso sinistra, ci si abbassa ad attraversare il torrente (m 1030) e si giunge al piccolo paesino di Chiara (940 m; 50 minuti - totale: 9 ore) che presenta una bella chiesetta con affreschi ben conservati sulla facciata. Raggiunta la stradina asfaltata, ci si abbassa in pochi minuti fino alla carrozzabile che collega Traversella a Fondo. Seguendola (noi abbiamo trovato un passaggio), si rientra dopo circa 3 Km a Traversella completando la lunghissima e impegnativa traversata.

 

BIBLIOGRAFIA

P.Bosio, F.Cena, A.Forlino, L.Giachetto - VAL CHIUSELLA, ESCURSIONISMO, SCIALPINISMO, ARRAMPICATA - CDA,Torino - 1989

 

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