Corno Bianco, dalla Val Vogna

(Valsesia/Piemonte)

 

Escursionismo

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 1970 m (850 m fino al Rifugio Carestia; 1120 dal rifugio alla cima)

DURATA: 2,40h la salita fino al rifugio; 3,00/3,30h la salita dal rifugio alla vetta; 4,30h la discesa (in totale)

DIFFICOLTA': EE/F

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: luglio 2015

 

Il Corno Bianco (3320 m) è un’imponente montagna che si alza interamente in Valsesia, a Sud del Monte Rosa. La cima è raggiunta da numerose vie di salita: quelle alpinistiche, forse con la sola eccezione della Cresta Nord-Ovest, sono ignorate dagli arrampicatori a causa della roccia molto spesso rotta e con molti detriti; quelle escursionistiche sono invece più frequentate, in particolare quella che sale dalla Val Vogna lungo il Vallone di Rissuolo (descritta in questa relazione). Questa salita, infatti, oltre a essere bella e varia, può essere effettuata in due giorni pernottando al Rifugio Carestia (0163.91901) e quindi spezzando in due il notevole dislivello da superare (2000 m circa).

 

La salita al Corno Bianco, bella già di per sé, è consigliabile anche per il vasto panorama che si può ammirare dalla cima. La guida del CAI/TCI (firmata nel 1991 dal grande Gino Buscaini) ci ricorda che da quassù «si vede metà della catena alpina, dalle Marittime alle Retiche, mentre più vicino si possono ammirare la catena del Monte Rosa, il Monte Bianco, il Cervino […]. Una limitazione a queste ampie vedute può però facilmente essere data… dalla nebbia, che anche nelle giornate di bel tempo estivo si forma spesso con rapidità già nelle ore mattutine». Conviene dunque partire presto, in modo da essere in vetta prima della formazione delle nuvole.

 

La gita si svolge in gran parte su sentiero, ma sulla ripida parete terminale (versante Sud-Ovest della montagna), oltre i 2800 m, i tratti rocciosi (passi di I e II) subentrano spesso e si alternano alle tracce di passaggio (il percorso è segnalato fino in cima). L’accesso alla parete avviene tramite il cosiddetto Passo di Artemisia, un tratto di ripida parete rocciosa spesso in parte bagnata alto 60 mi e attrezzato con catena metallica (altrimenti sarebbe di II e III). Il nome al passaggio (come ci ricorda ancora la guida del CAI/TCI) fu attribuito dall’abate Antonio Carestia in onore della marchesa Artemisia De Mari che l’8 settembre 1871 ne effettuò il primo percorso in discesa con quindici compagni.

 

Difficoltà. La salita si situa al limite tra l’escursionismo impegnativo e l’alpinismo facile (EE/F). Il superamento del Passo di Artemisia richiede attenzione e capacità adeguate. Nessuna relazione suggerisce di portare il materiale da ferrata, ma potrebbe essere utile avere con sé uno spezzone di corda o il necessario per assicurarsi eventualmente alla catena.

 

ACCESSO STRADALE. Si segue la strada della Valsesia fino a pochi chilometri da Alagna. A Riva Valdobbia si svolta a sinistra e si risale la Val Vogna fino a Ca’ di Ianzo (1354 m) dove c’è ampia possibilità di parcheggio. Nei fine settimana estivi e nel mese di agosto non è possibile proseguire oltre (la strada asfaltata termina a Sant’Antonio, 1381 m).

 

ITINERARIO. Da Ca’ di Ianzo (1354 m) si prosegue lungo la strada asfaltata fino a Sant’Antonio; da qui si imbocca la sterrata che percorre il fondo della Val Vogna sulla sinistra idrografica e la si segue fino a incontrare un sentiero che si stacca sulla destra (40 minuti da Ca’ di Ianzo; cartello indicatore per il Rifugio Carestia). Seguire questo sentiero che sale ripido nel bosco; dopo una cinquantina di metri di dislivello, a un bivio, stare a sinistra e salire alle case di Cambiaveto (1499 m), dove si trova un altro bivio segnalato. Andando a sinistra ci si abbassa leggermente per traversare un torrentello; dopo una breve risalita si oltrepassano le case di Le Piane e si raggiunge un altro bivio (cartelli indicatori). Si segue il sentiero che sale a destra e, poco oltre un altro nucleo di case (sulla destra), si prosegue verso Sud-Ovest (sinistra), prima in piano poi in salita, in direzione del costolone boscoso (larici) che scende dalla Punta delle Pile. Superato un ruscello poco sopra i 1600 metri, si inizia a salire lungo il costolone con percorso abbastanza ripido (sentiero evidente e con qualche segnavia bianco-rosso) fino all’aperto dosso dell’Alpe Spinale (1904 m). Continuando lungo l’evidente sentiero, si risale il largo costolone soprastante fino al dosso panoramico dove, sul luogo dell’Alpe delle Pile, si trova il Rifugio Abate Carestia (2201 m; ore 2,00 dalla strada sterrata; ore 2,40 da Ca’ di Ianzo).

 

Dal rifugio, verso Nord-Ovest, si segue l’evidente sentiero che entra nel Vallone di Rissuolo e, con un lungo traverso sul ripido pendio, raggiunge la baita in rovina dell’Alpe Rissuolo (2264 m). Poco più avanti, percorsa una stretta gola, si arriva alla bella conca dove si trova il Lago Bianco (2232 m), che si aggira sulla destra (Nord-Est) per portarsi sotto la barriera rocciosa che lo domina. Con due traversi ascendenti, il primo verso sinistra e il secondo verso destra, il sentiero supera la barriera e, per pendii più dolci, raggiunge lo sbocco del Lago Nero (2672 m; ore 1,30 dal Rifugio Carestia). Da qui in poi i segnavia (tre strisce di vernice, due rosse e una gialla; itinerario n. 2) si fanno molto più frequenti. Si guada molto facilmente l’emissario del Lago Nero e, verso Nord-Est, si risale un pendio di detriti rossastri (tracce e segnavia) fino alla base di una larga barriera verticale di rocce gialle; quindi si traversa a sinistra una macchia erbosa e si raggiunge l’attacco del tratto attrezzato (Passo di Artemisia), dominato sulla destra da incombenti rocce nere. Si supera questa rampa rocciosa alta 60 metri grazie all’aiuto di una catena metallica. Nella prima parte la salita è più facile e meno esposta, nella seconda, specie alla fine, la pendenza e l’esposizione aumentano. Sovente le rocce sono anche bagnate. Per questi motivi il superamento di questo tratto richiede attenzione e capacità adeguate (vedi le considerazioni espresse nell’introduzione). Oltre il Passo di Artemisia si ritrovano le tracce di sentiero (segnavia) e si prosegue verso l’alto prima su terreno ancora erboso poi, oltre i 3000 metri, detritico e roccioso. Si piega quindi a sinistra e, seguendo le tracce e i segnavia, si entra in una canale in gran parte roccioso che si supera interamente stando sulla destra (passaggi di I e II) fin dove termina contro una paretina di roccia pochi metri sotto la cresta Sud-Est (qui arriva da destra l’itinerario 3A che sale dalla Val d’Otro). Si piega a sinistra e, tenendosi un po’ sotto il filo della cresta, si superano placche appoggiate  e brevi saltini (II); alla fine si esce sul dorso della cresta, divenuto più largo, e facilmente si raggiunge la cima (3320 m; ore 1,30/2,00 dal Lago Nero; ore 3,00/3,30 dal Rifugio Carestia).

 

DISCESA. Si svolge lungo il percorso della salita (ore 2,30 dalla cima al Rifugio Carestia; ore 2,00 dal rifugio a Ca’ di Ianzo; ore 4,30 in totale).

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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