Grand'Assaly - Via normale

 

Roccia

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 900 m fino al rifugio; 750/790 m dal rifugio alla vetta

DURATA: 3,00 la salita al rifugio; 3,00/3,45 ore la salita alla cima; 5,00/5,30 la discesa fino a La Joux

DIFFICOLTA': PD (un tratto di II/II+)

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: luglio 2020

 

Visto dall’Italia, in particolare dai quadranti settentrionali, il Grand’Assaly (3174 m), nel gruppo del Rutor (Valle d'Aosta), si presenta come una bellissima piramide rocciosa, alta e slanciata. La sua cima è estremamente panoramica: dal vicino Rutor fino al gruppo del Monte Rosa è una carrellata di grandi montagne, con il Monte Bianco e il suo massiccio (tutto visibile) a dominare la scena.

 

La via normale, passando dal Rifugio Deffeyes (2494 m; tel. 0165.884239) e raggiungendo la cima lungo la rocciosa cresta Sud, è una salita bella e divertente, non difficile (PD), ma non certo banale, che si svolge in un contesto naturale molto vario e ricco di acque (laghi e torrenti), dominato dai vasti ghiacciai del Rutor. Inoltre, se l’avvicinamento al rifugio avviene lungo un sentiero molto frequentato, la salita alla cima si svolge in ambiente selvaggio e isolato, perché la meta più battuta della zona è il Rutor

 

ACCESSO STRADALE. Si raggiunge La Thuile (Val d’Aosta) e, seguendo le indicazioni, ci si porta alla frazione di La Joux (1603 m), dove si trova un parcheggio con una trentina di posti. Sembrano tanti, ma in estate la località è frequentatissima; ci sarebbe un altro parcheggio, ma è riservato ai clienti del Bar delle Cascate.

 

ITINERARIO. Prima del parcheggio del Bar delle Cascate (1603 m), sulla sinistra, inizia l’ottimo e ampio sentiero che porta alle cascate del Rutor e al Rifugio Deffeyes. La prima cascata si ammira direttamente dal sentiero, le altre due richiedono brevissime deviazioni a destra. Raggiunta la bella conca del Lac du Glacier (2140 m), dominata dal Grand’Assaly, si affronta l’ultimo tratto della salita e si arriva al rifugio (ore 3,00 da La Joux).

 

Dal rifugio (2494 m), la via più diretta per giungere alla base del pendio che porta alla conca sotto il Col du Grand’Assaly è quella che passa dal ponte tibetano, sulla cui agibilità è bene informarsi presso i gestori del rifugio. Se per qualche motivo si dovesse o si volesse evitare il ponte tibetano, occorre scendere sul piano dove si trovano il Lago del Rutor e il Lago dei Seracchi (Lac du Seracs) per poi rimontare la sponda sinistra idrografica del torrente scavalcato più in alto dal ponte tibetano. Descrivo quindi i due itinerari.

 

1. Passando dal ponte tibetano. Dal rifugio si prende il sentiero per il Col de Planaval (cartello indicatore) che si abbassa verso Sud-Est; si risale quindi fino ad un bivio: si lascia a sinistra il sentiero per il colle e ci si dirige a destra per una buona traccia non segnalata che, dopo essere passato accanto al Lago Grigio (che si lascia a sinistra), si abbassa verso Sud-Ovest in direzione del Lago Marginale (che pure si lascia a sinistra) fino ai due cavi di acciaio del ponte tibetano che scavalca il Torrente del Rutor (quota 2510 circa). Oltre il ponte ci si dirige verso Sud-Sud-Ovest (ometti), puntando alla base del pendio detritico (neve ad inizio stagione) che sale tra due crestoni rocciosi (quello che scende dalla Tête d’Assaly a destra e quello che scende dalla Punta Loydon a sinistra).

 

2. Passando dal Lago dei Seracchi. Dal rifugio si prende il sentiero per i Laghi di Belel Combe che, verso Sud-Ovest e passando subito a destra della piccola Cappella di San Grato e Santa Margherita, si abbassa (qualche corda fissa su alcune placche rocciose) nel vallone sottostante il rifugio. Si continua sempre verso Sud-Ovest fino al Lago dei Seracchi (2385 m, ma il mio altimetro, appena tarato al rifugio, segnava 2400 m), formato dal Torrente del Rutor. Superato l’emissario del lago su un ponticello di legno, si lascia il sentiero che prosegue a destra verso i Laghi di Belle Combe e si costeggia il lago sulla sponda occidentale, puntando ai piedi della bastionata discesa dal Torrente del Rutor. Non ci sono tracce, ma il percorso è evidente e abbastanza agevole. Arrivati in prossimità del pendio di rocce e detriti a destra dell’impetuoso corso d’acqua (sinistra idrografica), con un po’ di attenzione si rinvengono i primi ometti che guidano nel superamento dalla bastionata. Dopo aver superato alcune placche rocciose (passaggi di I), si prosegue su terreno detritico, prima verso sinistra, poi verso destra, raggiungendo i vasti e ondulati ripiani erboso-detritici dove passa anche l’itinerario che proviene dal ponte tibetano. Dirigendosi verso Sud-Sud-Ovest si raggiunge il pendio detritico di cui sopra (questa variante richiede circa mezz’ora in più).

 

Giunti alla base del pendio detritico (2620 m circa) si rinviene la traccia (ometti) che lo risale e la si segue (con neve buona e abbondante si può salire il pendio coi ramponi ai piedi) fino alla strettoia che, al suo termine, immette nella conca occupata dall’ormai ridottissimo Ghiacciaio del Grand’Assaly (2800 m circa), sotto la parete Sud della Tête d’Assaly. Badando agli eventuali crepacci (noi non ne abbiamo incontrati grazie all’ottimo innevamento, ma ne parlano diverse relazioni su Internet), si risale il ghiacciaio, arrivando al Col du Grand’Assaly (3002 m), oppure un po’ più in alto a destra, sulla cresta Sud del Grand’Assaly (ore 2,15/2,45 dal rifugio, a seconda del percorso di avvicinamento).

 

Dal colle si sale tenendosi sul versante italiano (destra salendo) per tracce e roccette, poi, piegando a sinistra, si raggiunge il filo della cresta alla base di una placca di solida roccia incisa da una larga fessura. Superati i primi metri piuttosto ripidi (II+) si prosegue più facilmente (II-) lungo la placca abbastanza esposta sul versante francese. Al termine della placca, sulla destra, si trova un punto di sosta (fettuccia e moschettone: dall’attacco alla sosta sono circa 20 metri). Da qui si traversa a sinistra su ripido terreno erboso (traccia), poi si prosegue a zig zag (detriti e roccette; tracce e qualche ometto) fino alla parte alta della cresta, formata da solidi blocchi di roccia. Senza particolari difficoltà (ometti; passi di I) si raggiunge quindi la cima, sormontata da una croce metallica (3174 m; ore 0,45 dal colle; ore 3,00/3,30 dal rifugio).

 

DISCESA. Si segue lo stesso itinerario della salita, con un po’ di attenzione lungo i tratti più ripidi della cresta. La placca può essere scesa con una doppia dalla sosta attrezzata (noi abbiamo utilizzato una corda da 50 metri). Nel complesso, la discesa dalla cima a La Joux richiede 5,00/5,30 ore.

 

NOTA 1. Come altre cordate (vedi le relazioni su Internet), anche noi, per evitare il ponte tibetano, durante la discesa abbiamo optato per il guado del Torrente del Rutor, immissario del Lago Marginale. In realtà abbiamo dovuto superare, senza dover togliere gli scarponi, diversi piccoli torrentelli prima di arrivare al Torrente del Rutor, che abbiamo guadato a piedi scalzi (acqua ovviamente piuttosto fredda). Per fare tutto ciò ci siamo spostati al margine sud-orientale del pianoro occupato dal Lago Marginale, abbastanza lontano e non solo poco più a monte, del ponte tibetano. Credo che le condizioni del guado (o dei guadi) siano variabili, quindi è difficile dare indicazioni precise: noi abbiamo cercato i punti in cui l’acqua fosse poco profonda (circa 30 cm dove ci siamo tolti gli scarponi) e la corrente più tranquilla. Ritengo in ogni caso sconsigliabile questa soluzione durante il percorso di andata.

 

NOTA 2. In termini di dislivello, la differenza tra il percorso 1(ponte tibetano) e 2 (Lago dei Seracchi) a me non pare molto rilevante; secondo i miei calcoli, la differenza dovrebbe essere di 30/40 metri in più per l'itinerario che passa dal Lago dei Seracchi.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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