Grigna Settentrionale per la Ferrata CAI Mandello

(Valsassina - Lombardia)

 

Escursionismo

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 1150 m c.a (tenendo conto delle principali risalite che si affrontano sia all'andata che al ritorno)

DURATA: 4,15h (salita), 2,00h (discesa)

DIFFICOLTA': EEA

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: giugno 2016

 

Montagna assai popolare e notissima, la Grigna Settentrionale (2409 m; Grignone) è molto frequentata in ogni stagione dell’anno, soprattutto seguendo le vie normali ma anche quelle più impegnative. Tra queste ultime un posto di primo piano, per l’ambiente in cui ci si muove e per lo straordinario panorama, è occupato dalla via Ferrata CAI Mandello (inaugurata nel luglio 1971), che percorre la cresta Nord-Ovest del Sasso dei Carbonari seguendo l’itinerario tracciato da Gaetano Scotti il 23 luglio 1904. Non si tratta di una ferrata nel senso moderno del termine: ci sono molti passaggi attrezzati con catena metallica, ma manca il cavo di sicurezza e ci si deve assicurare direttamente alla catena; quest’ultima, inoltre, è un po’ lasca e ciò alcune volte impaccia un po’ nell’uso del kit da ferrata. Naturalmente, questo non vuol dire che non bisogna utilizzarlo: ci si muove su una cresta impervia e i passaggi, pur non essendo molto esposti, si svolgono spesso sopra pendii erbosi o rocciosi assai ripidi. E’ bene indossare anche il casco. Difficoltà EEA.

 

Il percorso proposto è ad anello: si parte dal parcheggio al Vo’ di Moncodeno, sopra il Cainallo, e, passando per il Rifugio Bietti, si arriva all’attacco della ferrata; raggiunta la vetta del Grignone (dove si trova lo storico Rifugio Brioschi), si scende per la via normale del versante Nord (Via della Ganda) e, passando per il rifugio Bogani, si rientra al punto di partenza. Il dislivello complessivo (tenendo conto delle principali risalite che si affrontano sia all’andata che al ritorno) è di circa 1150 m; il tempo di percorrenza è discretamente lungo, ma non tanto come ho letto su alcuni siti internet. Se trent’anni fa impiegammo meno di 6 ore (soste escluse) per fare l’intero giro, quest’anno, fermandomi spesso a fotografare e a prendere appunti per la relazione, non sono andato oltre le 6 ore e mezza di cammino.

 

ACCESSO STRADALE. Dall’uscita di Bellano, sulla superstrada che collega Lecco alla Valtellina, si seguono le indicazioni per la Valsassina. Dopo circa 3 km si gira a destra per Parlasco e si sale a incrociare un’altra strada che sale dalla Valsassina. Si gira a destra per Esino Lario e, prima di arrivarvi, si prende a sinistra per il Cainallo. Si prosegue lungo la strada fino suo termine dove si trova l’ampio parcheggio nello spiazzo del Vo’ di Moncodeno (1420 m c.a) poco sotto la Bocchetta del Cimone. La sosta nella zona del Cainallo è a pagamento. Il parchimetro si trova presso l’Albergo Cainallo (indicazioni). Attualmente (estate 2016) il costo è di 2,00 € al giorno.

 

ITINERARIO. Dal parcheggio (1420 m c.a) si sale brevemente verso la bocchetta, poi si prende a destra un bel sentiero (numerosi indicazioni) che sale nel bosco. Poco più avanti il sentiero gira a sinistra e raggiunge la cresta presso la quota 1476 m, da cui ci si immette nella Valle dei Mulini. Si svolta a destra e si comincia a percorrerne la testata fino a incontrare un bivio segnalato (1585 m). Si sale a destra (indicazioni per il Rifugio Bietti e altre mete) e, per un breve tratto ripido, si raggiunge la Bocchetta di Prada (1526 m). Da qui si volta a sinistra e, aggirata a Ovest la quota 1653 m, si giunge nei pressi della cappella-bivacco dedicata ai caduti della 89a Brigata partigiana Poletti. Si continua lungo il sentiero che prosegue sul versante occidentale della cresta, si raggiunge il grande arco di roccia della Porta di Prada e, poco dopo, un colletto a quota 1700 m c.a. Da qui si inizia una lunga traversata in leggera discesa fino a un costone (Costa dei Lares). Per alcuni tornanti ci si abbassa per aggirare uno sperone di rocce e si raggiunge il fondo di un canale (1610 m c.a). Da qui il sentiero ricomincia a salire e raggiunge un altro sperone in parte roccioso (1690 m c.a) da cui ci si entra nel bacino di Releccio (sotto il versante Ovest del Grignone). Dopo un’altra breve discesa il sentiero traversa in salita fino all’ormai visibile Rifugio Bietti (1719 m; ore 1,30 dal parcheggio).

 

Dalla terrazza del rifugio si prende il sentiero che, verso Est (diverse indicazioni), attraversa il Canalone di Releccio e poi il Canalone della Neve, raggiungendo più avanti un primo bivio (1740 m c.a). Si lascia a destra il sentiero per la Bocchetta di Val Cassina e il Rifugio Elisa e si sale a sinistra arrivando a un secondo bivio a 1780 m c.a. Si lascia a sinistra il sentiero della Via del Caminetto e si va destra (indicazione per la Ferrata e il Rifugio Brioschi) raggiungendo, al di là delle ghiaie del gerone, le rocce basali del Sasso dei Carbonari. Le si costeggia verso destra (terreno un po’ franoso ma senza particolari problemi) arrivando alla base del canalino che scende dall’intaglio dove si trova l’attacco della via ferrata. Si prosegue oltre il canalino e si raggiunge in breve (segnavia) una ripida costa erbosa (qualche larice). Arrivati in cresta tra piccoli mughi, si prosegue verso sinistra e si raggiunge il vertice della quota 1910 m c.a; da qui ci si abbassa per ripide ma facili roccette un po’ esposte (catena), raggiungendo l’intaglio da dove parte la via ferrata (1880 m c.a; ore 0,45 dal Rifugio Bietti).

 

Si inizia la salita affrontando una parete alta circa 30 metri, attrezzata con catena, una scala metallica e alcuni appoggi artificiali (è il passaggio più impegnativo della via). Segue un tratto meno ripido di roccette, erba e qualche mugo (ci sono altre catene) fino all’inizio (1965 m c.a) del ripido pendio erboso del Prà di Sengg. Lo si sale per tracce (qualche palina di ferro come segnavia) spostandosi progressivamente verso sinistra fino a raggiungere il dorso erboso della cresta, prima largo poi più stretto e definito. In alto l’erba cede il posto alle roccette e ai detriti e si raggiunge la base (2100 m c.a) di un salto roccioso alto circa 15 metri, nella prima metà quasi verticale. Lo si supera (catena) e si prosegue lungo la cresta ormai in prevalenza di roccette e/o detriti; le tracce sono evidenti e non è necessaria una minuta descrizione. Dopo un tratto in salita ci si abbassa a una sella (2130 m c.a) cui segue un altro salto di rocce di circa 15 metri (catena). Da qui in poi il percorso è un continuo alternarsi di salite e brevi discese, di aggiramenti ora a destra ora a sinistra del filo, di passaggi attrezzati con catena e altri senza. Le catene, qualche segnavia e le tracce di passaggio indicano il percorso che, pur non essendo troppo esposto, richiede sempre la dovuta attenzione e la capacità di muoversi con sicurezza. Si arriva così all’ultimo tratto, alto una quarantina di metri, abbastanza ripido ma non difficile e quasi interamente attrezzato con catena. Negli ultimi metri tre staffe metalliche permettono di superare un breve tratto verticale e di raggiungere la fine della ferrata, sulla cresta Sud del Grignone. Proseguendo verso Nord e superando l’uscita della Via del Caminetto, si raggiunge in cinque minuti la Bocchetta di Releccio (2263 m; ore 1,40 dall’attacco), dove passa la via normale estiva che sale dal versante orientale. Lungo questo evidente sentiero si raggiunge il Rifugio Brioschi e, poco sopra, la cima del Grignone (2409 m; 20 minuti dalla Bocchetta di Releccio; ore 2,45 dal Rifugio Bietti; ore 4,15 dalla partenza).

 

DISCESA per la Via della Ganda (via normale dal Cainallo). Dalla cappelletta poco oltre i rifugio si scende lungo i primi metri della cresta Nord-Ovest (Cresta di Piancaformia), poi ci si abbassa a destra lungo alcune placche rocciose attrezzate con una robusta catena e si raggiungono le ripide ghiaie del gerone lungo le quali si scende verso sinistra fino a un nuovo tratto di placche rocciose (2300 m c.a) attrezzate con una grossa corda di nylon blu. Traversate le placche (si può trovare neve ancora alla fine di giugno), si continua verso Nord-Ovest lungo l’evidente traccia che si tiene alla base delle rocce della Cresta di Piancaformia. A 2230 m c.a si lascia a sinistra la traccia (cartello indicatore) per la Bocchetta dei Guzzi; poco più avanti si passa a monte di un profondo crepaccio nella roccia (fare attenzione; è l’ingresso di una delle tante grotte che si aprono in questa zona) e si scende un passaggio roccioso attrezzato con catena. Si lascia a destra un altro grande buco (grotta) e, poco più avanti, si raggiunge un altro bivio (2150 m c.a). Un cartello giallo con la scritta “Rifugio Bogani” invita a seguire la traccia che si abbassa a destra. La Via della Ganda (itinerario n. 25; segnavia rosso-bianco-gialli alternati ad altri bianco-rossi) sta invece a sinistra e, dopo aver superato un breve passo attrezzato (corda di nylon blu), procede in piano ancora per un tratto su terreno roccioso, quindi comincia ad allontanarsi dalla Cresta di Pancaformia e, su terreno ora anche erboso, si sposta a destra (Nord) verso il modesto rilievo dove si trova un ometto di pietre (Ometto del Bregai, 2103 m). Si passa a sinistra dell’ometto, poi, poco sotto, a destra di una Madonnina di bronzo. Si continua a scendere verso Nord fino a circa 1900 m, poi (ormai entrati nel bosco di larici) si piega a sinistra (Nord-Ovest) e si raggiunge il Rifugio Bogani (1816 m; ore 1,00 dalla cima). In realtà dopo la Madonnina ci sono diversi tracciati; quello che ho descritto è quello con i segnavia bianco-rossi, gli altri stanno più a destra, ma poi tutti si riunificano poco prima di arrivare al rifugio. In caso di scarsa visibilità occorre prestare attenzione a non perdere il sentiero.

 

Dal Rifugio Bogani si prende il sentiero che si dirige a Sud-Ovest. Si incontra subito un bivio segnalato: si scende verso destra (indicazione per Cainallo ed Esino) e, per una valletta, si raggiunge un pianoro con una pozza d’acqua. Verso destra numerose tracce conducono all’Alpe di Moncòdeno (1680 m), posta in bellissima posizione panoramica. Ci si abbassa a sinistra lungo un bel sentiero segnalato; dopo aver lasciato sulla destra il sentiero che scende lungo la Valle dei Mulini (cartello), si raggiunge verso Ovest la ripida e detritica Val delle Lavine. La si traversa (un po’ di attenzione) in leggera discesa per poi risalire (all’inizio il sentiero è piuttosto ripido) una settantina di metri e raggiungere in piano il bivio per il Rifugio Bietti (1585 m). Da qui, seguendo il percorso dell’andata, si torna al parcheggio sotto la Bocchetta del Cimone (ore 1,00 dal Rifugio Bogani; ore 2,00 dalla cima; in totale ore 6,15).

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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