Passo del Fornetto e Passo del Fornalino (traversata)

(Valle Antrona - Ossola/Piemonte)

 

Escursionismo

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO:  970 metri circa

DURATA: 3,25/3,40h la salita; 1,20h la discesa

DIFFICOLTA': EE

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: luglio 2007

 

La salita al Passo del Fornalino (m 2345) partendo da Cheggio è uno degli itinerari classici della Valle Antrona; si svolge lungo un vallone molto lineare e questo rende a mio avviso un po’ monotona la salita. Forse anche per questo motivo la guida di Paolo Crosa Lenz e Giulio Frangioni la propone in abbinamento alla traversata per cresta al Passo del Fornetto (m 2263), suggerendo un percorso circolare indubbiamente vario. La mia salita si è ispirata a questa proposta ma con alcune varianti, la prima delle quali consiste nel fatto che si è svolta in senso inverso, con salita al Passo del Fornetto e discesa dal Passo del Fornalino. E questo perché, osservando dal Pizzo Ciapè il vallone del Rio Cantonaccio (che sale al Passo del Fornetto), mi ero accorto che mancavano tracce di sentiero evidenti mentre la “navigazione” su Internet mi aveva convinto che la discesa dal Passo del Fornalino fosse molto più semplice e sbrigativa. L’unico svantaggio della mia proposta è che bisogna affrontare in discesa i pochi metri di facile arrampicata (II-) che si incontrano tra la quota 2426 e il Passo del Fornalino. Aggiungo solo una cosa: in un senso o nell’altro è una bella escursione, non eccessivamente lunga e molto panoramica. La difficoltà è EE, sia per le caratteristiche della traversata tra i due colli che per la mancanza di sentiero e di segnavia per buona parte della salita.

ACCESSO STRADALE. Dalla superstrada della Val d’Ossola uscire a Villadossola e risalire tutta la Valle Antrona fino ad Antronapiana (16 km da Villadossola). Da qui seguire la strada asfaltata che in 8 km porta a Cheggio. All’inizio del paesino si trova il Rifugio “Città di Novara”: poco dopo, a destra della prima curva, si trova una piccola area di parcheggio (più ampie possibilità si trovano seguendo le indicazioni per i parcheggi). Da qui parte l’itinerario proposto.

 

ITINERARIO. Dalla prima curva dopo il rifugio “Città di Novara” (all’inizio dell’abitato – m 1470 circa) ci si porta alla stazioncina di partenza del piccolo skilift; da qui si prende una traccia pianeggiante che, dopo aver traversato una parete rocciosa (largo sentiero tagliato nella roccia), termina davanti a una presa dell’acqua (grotta chiusa da un cancello sulla sponda di un ripido canalone da cui si dominano le sottostanti Alpi di Campo). Poco prima della grotta, salire ripidamente a sinistra, quindi traversare il canale e salire il costone successivo. La traccia lo segue ripidamente (si incontra qualche vecchio segnavia rosso-giallo-rosso) fino ai ruderi dell’Alpe Rodina (m 1670), da cui si gode un bel panorama sulla valle. La traccia prosegue quasi in piano, attraversa una macchia di ontanelli, passa a monte di due grosse conifere, attraversa su terreno ripido alla base di alcuni salti di roccia e si porta su un dosso da cui si vede il valloncello in cui si trovano, a varie altezze, le baite delle Alpi di Ro (per lo più sono in rovina). Dal dosso, in direzione Nord, si traversa un’altra macchia di ontanelli e si raggiungono dei ruderi (m 1710 al mio altimetro) all’inizio del valloncello di cui sopra. Fin qui la traccia, per quanto spesso coperta dall’erba, è discretamente evidente. Dopo i ruderi la traccia scompare, ma il percorso è più evidente: si tratta di risalire il valloncello (a sinistra si alza la cresta che ci separa dal vallone che sale al Passo del Fornalino) fino ai ruderi più alti. Conviene comunque tenersi sulla sinistra, dove probabilmente passava il sentiero. Giunti ai ruderi più alti (m 1821) si incontra il buon sentiero proveniente da sinistra, cioè dal Cavallo di Ro e dall’Alpe Meri superiore. Questo sentiero presenta alcuni segnavia rosso-giallo-rosso abbastanza evidenti; lo si segue verso destra, arrivando sul dosso che chiude a Sud-Est il valloncello delle Alpi di Ro. Ora il sentiero si riduce di nuovo a una debole traccia: la si segue lungo il dosso (segnavia sbiaditi) fino a circa 2000 m, quindi si traversa in direzione Nord-Est verso la base di un’evidente parete nera, prima della quale si passa accanto ai ruderi dell’Alpe Pianozza. Oltrepassati alcuni ruderi sotto la parete nera, si prosegue pressoché in piano, si traversa il ruscello, si punta ad un masso nero oltre il quale (tracce molto labili) si sale verso Sud-Est nel prato inclinato fino a raggiungere la costa erbosa che lo delimita. Si sale lungo questa costa (traccia più evidente) fino a circa 2220 m. Da qui, presso una zona di rocce rotte, si stacca verso destra un buon sentiero che, su terreno ripido, traversa fino alla valletta lungo la quale si sale al Passo del Fornetto (m 2263). In realtà, per traversare al Passo del Fornalino non è necessario raggiungere il Passo del Fornetto: dalla zona di rocce rotte si prosegue lungo la costa fino alla cresta che collega i due passi e che divide la Valle Antrona dalla Val Brevettola (se comunque si è andati al Passo del Fornetto si tornerà sulla costa al di sopra della zona di rocce rotte con un traverso su terreno piuttosto ripido). Si segue la cresta verso Nord tenendosi più o meno vicini al filo (esposto a destra ma facile), raggiungendo una prima elevazione (quota 2430 circa) molto panoramica (ore 3,00/3,15 da Cheggio).

 

Si scende dal versante opposto tenendosi sul lato di Val Brevettola (ripido ma facile all’inizio) e aggirando da questa parte il poderoso torrione della quota 2451 m; si ritorna di nuovo in cresta e si raggiunge la tondeggiante quota 2426 m (detta localmente “Passo di Cardù”), al cospetto delle ripide pareti orientali del Pizzo Fornalino (ore 0,15 dalla quota 2430 m).

 

Ora si deve scendere la ripida cresta Nord-Ovest verso il Passo del Fornalino, chiaramente visibile 80 metri più in basso. Per vaghe tracce ci si abbassa tenendosi a destra di una placchetta rocciosa concava, quindi si scende un breve passaggio di arrampicata (2/3 m di II-) e per tracce, prima a destra del filo poi sul filo stesso, si arriva al Passo del Fornalino (m 2345 – ore 0,10 dalla quota 2426 m).

 

Dal Passo si scende dapprima su terreno ripido (traccia di sentiero evidente e ben segnalata), poi su terreno via via meno inclinato ma nel quale, aumentando la copertura erbosa, la traccia tende a perdersi. Tutto il percorso è segnalato con segnavia recenti rosso-bianco-rosso, che vanno seguiti con attenzione perchè, mancando spesso la traccia, è facile perderli. Si passa dall’Alpe Meri superiore (m 1851), poi dall’Alpe Meri inferiore (m 1661), dopo la quale si prende una stradina sterrata che inizia a destra e un po’ più in basso delle case. Si segue tale stradina e quindi, o attraverso i prati (puntando direttamente al tornante da cui si è partiti) o lungo il sentiero segnalato (che si stacca a destra dalla stradina e porta nei pressi della piazzetta della chiesa), si ritorna a Cheggio (ore 1,20 dal Passo del Fornalino). Fino all’Alpe Meri inferiore il percorso (che purtroppo ho descritto in modo un po’ sommario) si tiene grosso modo al centro del vallone; dopo questo alpeggio se ne allontana un po’ verso destra (Nord) per portarsi alle case di Cheggio.

 
 
 
 
 
 
 
   

BIBLIOGRAFIA:

Renato Armelloni, ANDOLLA SEMPIONE, Guida dei Monti d'Italia, CAI/TCI, 1991

Paolo Crosa Lenz, Giulio Frangioni, ANTRONA BOGNANCO, Ed. Grossi, 2006

Carta Kompass, 1:50.000, foglio 89, DOMODOSSOLA

Carta Nazionale Svizzera 1:50.000, fogli 284, MISCHABEL, e 285, DOMODOSSOLA

 

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