Pizzo del Diavolo di Tenda

(traversata per cresta dal Diavolino)

 

Roccia

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 800 m al rifugio; 1025 m complessivi dal rifugio alla cima; 1700 m la discesa

DURATA: 2,30 ore al rifugio; 5 ore circa la salita alla cima; 4 ore circa la discesa

DIFFICOLTA': II

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: settembre 2012

 

Il Pizzo del Diavolo di Tenda (2914 m) è una delle cime più popolari delle Alpi Orobie. Dalla sua cima, nelle giornate limpide, si gode un notevole panorama in tutte le direzioni. La via normale, che è anche l’itinerario lungo cui si svolge la discesa, è un bel percorso per escursionisti esperti. La cima può però essere raggiunta anche seguendo percorsi di carattere alpinistico. Uno è la classica traversata dal Passo di Valsecca attraverso il Diavolino (2810 m), che qui descrivo. L’altro è la via Baroni, che percorre la cresta Sud-Ovest, un po’ più difficile del precedente (II con qualche tratto di III).

 

La traversata Diavolino-Pizzo del Diavolo percorre in salita le creste Sud di entrambe le montagne, partendo dal Passo di Valsecca (2496 m). E’ un percorso facile (le difficoltà non superano il II), ma molto interessante per l’ambiente e il panorama. Offre un’arrampicata divertente su roccia generalmente buona, ma caratterizzata dalla presenza (tipica delle Orobie) di molto detrito, il che richiede sempre attenzione per non far cadere i sassi. Molti percorrono questo itinerario senza la corda, oppure la utilizzano solo in qualche passaggio. Noi ci siamo legati (avevamo due corde leggere da 30 metri), facendo a volte sicurezza, a volte procedendo di conserva (stando attenti a che la corda non smuovesse il detrito). Ognuno dovrà valutare in base alle capacità dei componenti del gruppo e alle proprie convinzioni; a mio avviso è comunque bene aver con sé la corda. Per la sicurezza sono molto utili anelli di fettuccia lunghi.

 

Nella mia descrizione ho inserito la traversata in un percorso escursionistico ad anello che passa dal Rifugio Fratelli Longo e che consiglio per la sua bellezza. Tuttavia l’ascensione (che alcuni, piuttosto allenati, percorrono in giornata da Carona) può essere effettuata più sbrigativamente: da Carona si può salire al Rifugio Calvi seguendo sempre la stradina sterrata a cui invece ho preferito il sentiero estivo, un po’ più lungo ma a mio avviso più bello. Dalla cima si può tornare direttamente a Carona ripassando dal Rifugio Calvi senza seguire la traversata al Rifugio Longo che descrivo nella relazione. Infine: punto d’appoggio per effettuare il percorso in due giorni è il Rifugio Fratelli Calvi (2015 m), del CAI Bergamo (tel. 0345.77047)

 

ACCESSO STRADALE. Da Bergamo si risale la Val Brembana fino a Carona (1129 m). Seguendo le indicazioni per i Rifugi Calvi e Longo, si sale lungo via Locatelli e poi lungo via Carisole fino al tornante a quota 1220 m c.a (ormai fuori dal paese verso Nord-Est) presso cui è possibile parcheggiare l’auto. Entrati in Carona, si può anche proseguire diritti e parcheggiare in fondo al lago. Seguendo via Pagliari si raggiunge la stradina sterrata che inizia al tornante di cui sopra (in questo caso, calcolare circa 10 minuti in più).

 

ITINERARIO. Dal tornante a 1220 m c.a si imbocca la stradina che sale verso i rifugi Calvi e Longo; poco prima delle case di Pagliari (1315 m) si prende sulla destra un sentiero (il cartello lo indica come “Sentiero estivo”) che raggiunge le case di Pagliari e poi si abbassa a destra fino al Fiume Brembo che oltrepassa su un bel ponte (1280 m c.a). Si continua prendendo il sentiero che sale verso Est-Sud-Est (cartello con l’indicazione per il Rifugio Calvi), entrando nel bosco (sentiero n. 247; segnavia bianco-rossi). A 1440 m c.a, su una curva destrorsa, si incontra un bivio: salire a destra seguendo la curva; più avanti (1560 m c.a) c’è un altro bivio: andare diritti (sinistra) in piano e poi in leggera discesa; si prosegue quindi con alcuni saliscendi fino a un altro bivio (1600 m c.a), sul bordo di un’ampia zona senza alberi: salire a destra lungo il sentiero principale (ripido) arrivando a un altro bivio sotto un grosso masso (1670 m c.a). Proseguire diritti (sinistra) in leggera salita e raggiungere l’innesto con il sentiero n. 213 che proviene dai Laghi Gemelli (1750 m c.a). Si continua verso sinistra lungo questo sentiero e, poco più avanti, si incontra la deviazione (a destra) per il Passo di Aviasco. Si prosegue diritti fino a una bella pozza formata da uno sbarramento artificiale che si attraversa. Si prosegue salendo verso Nord-Est e si raggiunge (1830 m c.a) la stradina che proviene da Carona. Si continua verso Est (destra) sulla stradina che, poco più avanti, si biforca (bivio non segnalato). Si segue in salita il ramo di destra, che porta alla casa dei custodi della diga di Fregabolgia. Non è però necessario seguire la stradina: poco dopo il bivio si prende sulla sinistra un sentiero che arriva più direttamente alla casa dei custodi. Da qui, per una scalinata, si sale al colmo della diga (1957 m). Lungo il bel sentiero che percorre la sponda settentrionale del Lago di Fregabolgia, in un quarto d’ora, si arriva al Rifugio Fratelli Calvi (2015 m; ore 2,30 dal tornante 1220 m c.a).

 

Dal rifugio si prende il sentiero n. 225 che porta al Rifugio Brunone e ci si abbassa sulla sponda occidentale del Lago Rotondo (1972 m) che si costeggia in senso orario fino a una piccola chiusa dopo la quale si sale a sinistra sul dosso che chiude il lago a settentrione; ci si abbassa quindi verso Nord e poi verso Est-Nord-Est nella valle percorsa dal Fiume Brembo. Si arriva così alla Baita del Poris (1950 m c.a) e, poco più avanti, si supera un primo guado [questo guado e i due successivi, in condizioni normali, non presentano difficoltà o problemi]. Si incontra quindi un bivio: a sinistra si stacca il sentiero n. 246 che porta al Rifugio Fratelli Longo; si prosegue sul sentiero n. 225 e più avanti, dopo aver guadato il Brembo (2240 m c.a), si prende a risalire l'opposto versante della valle. Più in alto, superato un terzo guado, si raggiunge la suggestiva valletta sotto il Passo di Valsecca, dominata dalle vicine pareti del Pizzo del Diavolo, del Diavolino e del Pizzo Poris (nella valletta si trovano le sorgenti del ramo principale del Fiume Brembo). All'inizio della valletta si incontra un trivio (2310 m c.a): a sinistra (Ovest) si stacca il sentiero n. 248 che porta al Rifugio Fratelli Longo; verso Nord sale l'itinerario della via normale del Pizzo del Diavolo; a destra (Est) prosegue il sentiero n. 225 che, percorso il fondo pianeggiante della valletta e superato un ponticello, sale un pendio di detriti neri sotto il Diavolino e raggiunge il Passo di Valsecca (2496 m; ore 1,50 dal Rifugio Calvi).

 

Dal passo si sale verso Nord l'erbosa cresta Sud del Diavolino (qualche tratto ripido), raggiungendo un piccolo ripiano dove si trova un cippo con un bassorilievo di bronzo (2650 m). Ora la cresta prosegue più ripida, abbastanza aerea e in parte rocciosa, raggiungendo l'attacco vero e proprio della parte più impegnativa, posto alla base di una diedro/canale di roccia chiara (2690 m). Da qui si segue la cresta tenendosi al centro del largo spigolo; il percorso non è mai obbligato e si sale cercando i passaggi migliori (ci sono anche alcuni vecchi bolli rossi molto sbiaditi). Nel complesso la roccia è buona, ma purtroppo il detrito è talvolta abbondante e richiede un po' di attenzione per non smuovere i sassi. Si raggiunge così la cima del Diavolino, sormontata da una croce in metallo (2810 m; ore 1,30 dal Passo di Valsecca)

 

Si prosegue un po' oltre la croce lungo la cresta sommitale, poi ci si abbassa a destra sul pendio di rocce e detriti che scende verso Nord-Est. Dopo un primo passaggio un po' impegnativo (II), si scende più facilmente tenendosi vicino al filo della cresta che collega il Diavolino al Pizzo del Diavolo. Non ci sono vere difficoltà, ma occorre attenzione per via dell'abbondante detrito e, a tratti, della ripidezza. Prima di raggiungere l'inizio della cresta che sale al Pizzo del Diavolo, si incontrano alcuni spuntoni rocciosi aggirabili a destra tranne l'ultimo che, a mio avviso, conviene o superare direttamente (II) o aggirare a sinistra con un passaggio non difficile (II), ma un po' particolare: è una breve traversata orizzontale, appigliata ma leggermente strapiombante ed esposta: entrambe le alternative partono dallo stretto intaglio che precede il piccolo spuntone e raggiungono l'intaglio alla base della cresta Sud del Pizzo del Diavolo (2750 m c.a; 30 minuti dal Diavolino). Si risale ora questa cresta: all'inizio si incontra ancora un tratto abbastanza ripido (II; bello), poi il percorso si fa progressivamente più facile e si raggiunge la cima del Pizzo del Diavolo (2914 m; ore 1 dall'intaglio a quota 2750 m c.a; ore 3 dal Passo di Valsecca).

 

DISCESA. Dalla cima si segue la cresta Nord (facile ma esposta) fino a circa 2860 m; da qui si piega a sinistra (Ovest), scendendo un pendio di roccette (passi di I) a sinistra del filo della cresta Nord-Ovest della montagna. Il percorso è abbondantemente segnalato (un triangolo rosso in campo bianco) e conduce nei pressi della Bocchetta di Podavit (2604 m) che non si raggiunge in quanto rimane un po’ più alta a destra, sul filo della cresta. Ci si abbassa verso Sud (sentiero evidente) seguendo i segnavia e raggiungendo una zona di rocce e detriti chiari (laghetto; 2544 m; 50 minuti dal Pizzo del Diavolo). Si segue ancora per un breve tratto il sentiero della via normale, raggiungendo un bivio (2520 m c.a). A sinistra (Sud) scende l’itinerario della via normale (buon sentiero e segnavia) che riporta all’inizio della valletta sotto il Passo di Valsecca dove si incontra il sentiero n. 225 lungo il quale si torna al Rifugio Calvi. Per traversare al Rifugio Longo bisogna seguire la traccia di sentiero che prosegue verso Ovest tenendosi vicino alla base del pendio detritico che scende dal Pizzo Rondenino. Si raggiunge così un ometto di rocce nere, oltre il quale la traccia prosegue la traversata su pendii erbosi abbastanza ripidi fino a una zona pianeggiante a circa 2370 m. Qui la traccia si perde; bisogna spostarsi a sinistra (Sud) raggiungendo in breve il sentiero n. 248, lungo il quale, verso Ovest, si arriva (dopo aver costeggiato un bellissimo pianoro acquitrinoso) al Passo Selletta (2372 m; ore 1 dal laghetto a quota 2544 m), poco prima del quale si è innestato il sentiero n. 246 proveniente dal basso. Dalla bocchetta si scende (bel sentiero) alla diga del lago del Diavolo (2142 m). Traversata la diga si scende a sinistra e in breve si raggiunge il Rifugio Fratelli Longo (2026 m; 30 minuti dal Passo Selletta; ore 2,20 dal Pizzo del Diavolo). Da qui, seguendo la stradina di accesso percorsa dagli itinerari n. 254 e n. 224, si arriva nei pressi del Lago del Prato (1650 m), dove si incontra la stradina che proviene dal Lago di Fregabolgia. Volgendo a destra si rientra a Carona (tornante a 1220 m di quota) chiudendo il magnifico percorso ad anello (ore 1,30 dal Rifugio Longo; ore 3,50 dal Pizzo del Diavolo).

 

NOTA. Per quanto riguarda i tempi di salita al Pizzo del Diavolo dal Passo di Valsecca, la mia indicazione (3 ore) si discosta di molto dalle 2 ore abitualmente indicate in altre relazioni e che ritengo possibili solo se si procede slegati. Per quanto invece riguarda le quote, ho cercato il compromesso più ragionevole tra i dati del mio altimetro e le indicazioni non sempre collimanti che ho ricavato dalle tre cartine che ho potuto consultare.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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