Pizzo Ligoncio - via normale dalla Val dei Ratti

(Masino/Bregaglia - Lombardia)

 

Escursionismo

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 1° giorno: 1320 m c.a (dal termine della strada della Val dei Ratti); 2° giorno: 820 m

DURATA: 1° giorno: 4,30h (dal termine della strada della Val dei Ratti); 2° giorno: 2,15h: Discesa: 4,30h circa

DIFFICOLTA': E (fino al Rifugio Volta); EE (la salita al Pizzo Ligoncio)

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: settembre 2014

 

Ero già stato sul Pizzo Ligoncio oltre trent’anni fa. Quella volta eravamo saliti dalla Val Masino, percorrendo la cresta Nord-Nord-Est (II e III) dopo aver pernottato al Rifugio Omio. Ciò che mi ha spinto a ritornarci dopo tanto tempo non era quindi l’idea di salire questa cima per la sua via più semplice, ma di salirci percorrendo la Val dei Ratti, lunga e solitaria, e pernottando al Rifugio Volta, una capanna storica (fu costruita nel 1900 dal CAI di Como) e non custodita, ma ben attrezzata. Volevo assaporare il silenzio, la solitudine, la magia della montagna e dei suoi ampi spazi. Ero certo che qui avrei trovato queste cose e la realtà non mi ha tradito.

 

La salita al Pizzo Ligoncio dalla Val dei Ratti è dunque una bella escursione, lunga ma non lunghissima (lo era fino a qualche anno fa: adesso una strada a pagamento consente di risparmiare 600/700 metri di dislivello), che conduce su una cima molto panoramica attraversando un ambiente molto vario, dall’iniziale bosco di latifoglie alle enormi placche adagiate del circo terminale della valle che precede l’impennata finale della vetta. Se la giornata è limpida, la cima offre una visione straordinaria che permette di abbracciare con lo sguardo una miriade di montagne, dai vicini monti della Val Masino al gruppo del Bernina, dalle Orobie alle Prealpi lombarde, dal Monte Rosa ai quattromila della Svizzera.

 

Le difficoltà della gita (EE) sono concentrate nella salita al Pizzo Ligoncio. Fino al rifugio ci si muove su sentieri evidenti e segnalati o su tracce comunque ben segnalate (segnavia bianco-rossi). Si può partire da Verceia, e allora il dislivello è davvero importante (circa 2000 metri), oppure utilizzare la stradina a pagamento che attualmente arriva a 900 metri, riducendolo in modo significativo.

 

Anche se escursionisti molto allenati possono fare la salita in giornata (partendo dal termine della strada sono poco più di 2100 m di dislivello), l’ideale è dormire al Rifugio Alessandro Volta, che il CAI di Como costruì nel 1900 a 2212 m di quota nell’anfiteatro di prati, lastroni affioranti e gande che chiude a Nord l’alta Val dei Ratti. Il rifugio non è custodito, ma è ben attrezzato: cucina a gas, stufa a legna, acqua all’interno, illuminazione fotovoltaica, sala da pranzo, 38 posti letto (ci sono le coperte). Le chiavi si ritirano a Verceia presso la famiglia Fedele Oregioni, in via San Francesco 8 (telefono: 333.1744223 oppure 340.8969012).

 

ACCESSO STRADALE. Verceia si trova sul Lago di Novate Mezzola (sponda sinistra idrografica), lungo la strada che percorre la Valchiavenna. Per imboccare la strada che sale in Val dei Ratti, se si proviene da Sud bisogna seguire la strada principale (Strada statale 36 dello Spluga; via Nazionale) fino a poco prima della galleria all’uscita del paese; qui si gira a destra in via San Francesco e la si segue fino a incrociare, sulla sinistra, via Vico (che è appunto la strada che sale in Val dei Ratti; indicazioni all’inizio). Se si vuole salire a piedi, la mulattiera si stacca sulla destra all’inizio della via Vico. La strada è a pagamento (3,00 €); il permesso si ritira presso gli uffici comunali o presso alcuni bar di Verceia: Bar Val di Ratt, Bar Pinki, Bar Miki, Bar Circolo al Sert.

 

ITINERARIO. Dal termine della strada della Val dei Ratti (900 m c.a) si imbocca la mulattiera che, dopo aver attraversato (912 m) le rotaie a scartamento ridotto del Tracciolino, prosegue nel bosco, passa poco sotto le baite di Casten e raggiunge il villaggio di Frasnedo. Presso la cappelletta all’inizio dell’abitato si può andare a sinistra, passare tra le case e raggiungere la bella chiesetta (1287 m); oppure si può stare sotto le case e raggiungere direttamente la stazione di arrivo della teleferica (dove si arriva  anche scendendo dalla piazzetta della chiesa) e, poco più avanti, il rifugio Frasnedo (1270 m c.a; ore 1,00). Oltrepassato il rifugio si prosegue lungo un’ampia stradina erbosa che perde gradualmente quota; al suo termine si continua a scendere lungo un sentiero fino a guadare un torrentello (1220 m c.a) dopo il quale si ricomincia a salire. Più avanti, superate alcune case e un altro torrente, si incontra un bivio segnalato (1260 m c.a): si lascia a destra il percorso per il Passo Culmine, il Monte Bassetta e altre destinazioni e si sale a sinistra raggiungendo una cappelletta affiancata da una fontana;  con pendenza più lieve, il sentiero si inoltra nella valle lungo il suo versante destro idrografico, poi affronta un tratto più ripido e raggiunge, dopo un tratto abbastanza ripido, il bel ripiano panoramico dove si trova l’Alpe Camera (1792 m; da qui il Rifugio Volta è visibile guardando verso NNE al centro dell’anfiteatro terminale della valle). Bisogna ora attraversare il piano e, abbassandosi di pochi metri, proseguire quasi in piano raggiungendo un bivio segnalato (1835 m c.a); entrambi i sentieri portano al Rifugio Volta, ma una scritta in vernice rossa su un sasso suggerisce di proseguire diritti. Si lascia quindi a sinistra il sentiero che sale al rifugio passando per l’Alpe Talamucca, e si prosegue in piano. Si raggiunge così il torrente di fondovalle, lo si oltrepassa (guado normalmente senza problemi) e si prosegue sul versante sinistro idrografico della valle in direzione Sud-Est e in leggera salita. Si entra così nel vallone che sale al Passo di Primalpia e lo si risale fino a un bivio (1940 m c.a). Si lascia a destra il sentiero che sale al lago e al Passo di Primalpia e si sale a sinistra (indicazioni a vernice sui sassi) lungo un valloncello che porta al ripiano panoramico dove si trovano le baite del Mot (2074 m). Proseguendo verso Nord e poi verso Nord-Ovest si toccano prima altre baite e poi si arriva al Rifugio Volta (2212 m; ore 3,30 da Frasnedo; ore 4,30 dal termine della strada).

 

Dal bivio a quota 1835 m c.a, si può salire al rifugio anche prendendo il sentiero che sale a sinistra e che è stato segnalato recentemente. Il sentiero sale per prati, entra poi in un canale delimitato a sinistra da una parete rocciosa; ne esce verso destra, supera il caratteristico “scalone” (una grossa scalinata di pietra a secco) e raggiunge le baite dell’Alpe Talamucca. Da qui in poi si riduce a una traccia che spesso si confonde nell’erba ma che è sempre ben segnalata:  seguendola verso Nord e poi verso Nord-Est si arriva al rifugio. E’ un percorso più breve di quello descritto sopra, ma si svolge su terreno più ripido e quindi sarà presumibilmente un po’ più faticoso (noi lo abbiamo seguito in discesa).

 

Per salire al Pizzo Ligoncio, o meglio per raggiungere la base del canale detritico che porta all’attacco della via normale, ci sono diverse possibilità. Seguendo le indicazioni della guida del CAI/TCI (1977) si può salire verso Nord direttamente lungo i pascoli dietro il rifugio in direzione del Pizzo Ligoncio; si incontrano presto i primi grandi lastroni di granito lungo i quali si procede agevolmente (basta seguire i tratti meno inclinati ed evitare quelli bagnati). Intorno ai 2500 metri ci si sposta un po’ verso sinistra, si entra in una sorta di valloncello tra i grandi lastroni (a destra) e una barriera di rocce (a sinistra), raggiungendo infine un piccolo pianoro detritico (2720 m c.a) alla base del canale che conduce all’attacco (ore 1,15 dal rifugio). Dai 2500 metri in poi si incontrano degli ometti che aiutano ad orientarsi (ma con buona visibilità non ci sono problemi).

 

Una seconda possibilità consiste nel seguire per un tratto i segnavia bianchi e rossi dell’itinerario che sale alla Bocchetta di Spassato (i segnavia iniziano subito a sinistra del rifugio dove, su due massi, si trovano anche delle indicazioni a vernice). Questo itinerario si sposta progressivamente a sinistra (Nord-Nord-Ovest), allontanandosi dalla direttrice dell’itinerario precedente: lo si può seguire fin quasi sotto la barriera rocciosa al centro dell’anfiteatro; da qui (2400/2450 m circa) conviene spostarsi a destra su terreno all’inizio ancora erboso per raggiungere il valloncello tra i lastroni e la barriera di rocce. Qui si incontrano degli ometti e, proseguendo lungo il valloncello si arriva al pianoro detritico (2720 m c.a) alla base del canale che conduce all’attacco (ore 1,15 dal rifugio). Se invece si continuano a seguire i segnavia ci si sposta ulteriormente a sinistra e si raggiunge un bivio: seguendo a destra dei segnavia si traversa una zona di grandi lastroni adagiati e si arriva al pianoro di cui sopra (in questo modo però si allunga di troppo l’itinerario). Noi siamo saliti seguendo la seconda possibilità e scendendo lungo il percorso indicato dalla guida del CAI/TCI (il più diretto).

 

Dal pianoro a quota 2720 m c.a si sale senza difficoltà il canalone detritico (tracce). Poco prima di arrivare alla sua sommità (Bocchetta Orientale d’Arnasca, 2873 m), all’altezza di un masso al centro del canale, si vedrà sulla destra il grosso bollo rosso che indica l’attacco. Si superano alcuni saltini rocciosi (I+) leggermente esposti e, spostandosi un po’ a destra, si raggiunge una zona di gande che si risale (tracce e ometti) senza difficoltà fin sotto un ripido salto di rocce. Ci si sposta allora a sinistra, si raggiunge la cresta, si percorre una sorta di facile cengia leggermente esposta e, con un facile passaggio (I), si mette piede sulla calotta sommitale (ometto; 2940 m c.a) coperta di detriti. La si segue senza difficoltà raggiungendo la cima (3032 m; ore 1 dal pianoro; ore 2,15 dal rifugio)

 

DISCESA: Si percorre lo stesso itinerario seguito in salita oppure una delle alternative proposte (ore 1,15/1,30 dalla vetta al rifugio; ore 3,00 dal rifugio al termine dalla strada della Val dei Ratti). Si tenga presente che fino al rifugio la segnaletica orizzontale (segnavia bianco-rossi) è ottima. Tra il rifugio e la cima i segnavia si trovano solo se si segue il percorso più lungo e solo fino al piccolo pianoro a quota 2720 m c.a. Da qui alla cima si trovano solo il bollo rosso che indica l’attacco e gli ometti lungo la salita alla vetta.

 

 
 
 
 
 

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