Pizzo Meriggio - salita "invernale"

(Orobie valtellinesi - Lombardia)

 

Escursionismo

 

SCHEDA TECNICA

DISLIVELLO: 1000 metri circa

DURATA: 3h la salita; 1,45/2 la discesa

DIFFICOLTA': E

AGGIORNAMENTO RELAZIONE: aprile 2007

 

Il Pizzo Meriggio (m 2348), nelle Orobie valtellinesi, si alza proprio sopra la città di Sondrio. In se stesso non è una montagna particolarmente bella, ma è una meta davvero raccomandabile per l’ampio panorama che si gode dalla sua cima e per il percorso che la raggiunge. Ci sono salito la prima volta venticinque anni fa, nel gennaio del 1982, in quella che è stata la mia prima seria gita scialpinistica. Da alcuni anni, per vari motivi, ho abbandonato gli sci e ho cominciato a usare le racchette da neve. Quest’anno (2007) ho voluto tornare sul Pizzo Meriggio: la salita mi è piaciuta come la prima volta e così ho pensato di proporla sul sito proprio nella sua veste “invernale”, anche se sarebbe più giusto dire semplicemente “con la neve”. Infatti venticinque anni fa all’Alpe Campelli funzionava una piccola stazione sciistica e la strada era aperta tutto l’inverno. Da moltissimi anni gli impianti sono chiusi e anche la strada, d’inverno, lo è. Se è innevata, la sua percorribilità diventa problematica o addirittura impossibile. Per cui conviene informarsi presso il comune di Albosaggia (vedi sotto). Io ci sono salito all’inizio di aprile del 2007, al termine di un inverno poverissimo di neve. Ho calzato le racchette poco sopra i 1500 metri e ho potuto godere ancora di una bella salita. Sperando che i prossimi inverni siano un po’ più generosi, la mia relazione si riferisce al percorso con la neve (che comunque si discosta poco da quello “estivo”). La gita è abbastanza sicura, ma naturalmente va effettuata tenendo presenti le indicazioni dei bollettini valanghe (che devono essere sempre attentamente consultati prima di muoversi su terreno innevato).

 

ACCESSO STRADALE. Venendo dal Lago di Como, percorrere la strada statale della Valtellina fino alle porte di Sondrio; non entrare in città ma seguire la tangenziale (direzione Bormio/Confine di Stato) ed uscire all’uscita “Sondrio/Via Vanoni”. Girare a destra per Albosaggia e seguire le indicazioni per la frazione Centro e per l’Alpe Campelli. Dopo circa 12 km (dall’uscita della tangenziale) e molti tornanti, la strada asfaltata termina a quota 1360 m circa, presso alcune case dell’Alpe Campelli. Qui si parcheggia (altre possibilità di parcheggio si trovano poco prima del termine della strada, tra i 1280 e i 1320 m di quota); non conviene invece seguire la stradina che si stacca a sinistra dall’ultimo tornante e sale alle ultime case dell’alpe: è troppo ripida per le auto normali. ATTENZIONE: la strada per l’Alpe Campelli è chiusa da Novembre ad Aprile. In questo periodo c’è il divieto di transito e la sua percorribilità non è garantita (eventualmente telefonare al Comune di Albosaggia: 0342.510376).

 

ITINERARIO. Dal termine della strada asfaltata portarsi presso le prime case e salire su terreno aperto in direzione Sud-Sud-Est, fino alle case più alte dell’Alpe Campelli (m 1430 circa; a questo punto si può giungere anche seguendo la stradina che si stacca a sinistra dall’ultimo tornante). Dietro le case, raggiungere in pochi minuti ciò che rimane della stazione sciistica (una baracca di legno e la struttura in cemento armato dello skilift); da qui seguire il tracciato della pista incrociando talvolta una stradina. Tra i 1620 e il 1650 m di quota, dove la pista diventa decisamente più ripida, sono evidenti alcuni tornanti della stradina. Dopo i tornanti la stradina abbandona definitivamente la pista e si dirige ad Est: seguirla nel bosco incontrando quasi subito un bivio (quota 1680 m circa). Prendere la diramazione di destra, più ripida, e seguirla per un breve tratto: dove essa gira decisamente a destra (m 1710 circa), abbandonarla e proseguire tra i larici guadagnando quota verso sinistra fino a raggiungere (m 1760 circa) un grosso ripetitore affacciato sulla Valtellina. Siamo ora sul dorso del largo crestone Nord-Nord-Est della Punta della Piada (m 2122). Dal ripetitore si procede verso destra su terreno più dolce e sempre tra i larici, fino a raggiungere un tratto ampio e quasi pianeggiante dove si incontra di nuovo la stradina (questo percorso permette di guadagnare un po’ di tempo perché la stradina compie un giro più ampio passando a valle del ripetitore). Seguendo la stradina si raggiunge una sorta di colletto (quota 1980 circa) alla base della Punta della Piada. Qui la stradina abbandona il crestone che stiamo percorrendo e si abbassa sul versante Nord. Abbandonare la stradina e aggirare a Est la Punta della Piada, raggiungendo un piccolo avvallamento; per una bella crestina con gli ultimi larici, salire alla successiva quota 2125 m e poi abbassarsi leggermente all’ampia sella presso la quale si trova la Baita Meriggio. Ora il percorso, lungo la cresta Nord-Est del Pizzo Meriggio, è perfettamente evidente: seguendo la cresta ben delineata e in qualche tratto più stretta si raggiunge la cima, poco prima della quale si trova una grande croce di metallo (3 ore dall’Alpe Campelli). La DISCESA si effettua lungo il percorso della salita (1,45/2 ore dalla cima).

 

NOTA: tutte le quote altimetriche, tranne quelle della cima, della Punta della Piada e della quota 2125 m, sono state rilevate da me con un altimetro meccanico Thommen Classic tarato in vetta.

 

 
 
 
 
 

CARTOGRAFIA:

Carta Kompass 1:50.000, foglio 104, FOPPOLO-VALLE SERIANA (Attenzione: su questa cartina il percorso è segnato in azzurro come percorso scialpinistico, ma non è del tutto corretto, almeno sull'edizione in mio possesso, che è piuttosto vecchia. Infatti non indica la deviazione verso Est che bisogna compiere poco dopo i 1600 metri, ma invita a salire diritti lungo la pista fin sulla cresta: non è certo impossibile, ma il terreno diventa sempre più ripido e nel tratto finale addirittura ripidissimo. A parte i possibili pericoli in caso di neve non sicurissima, ne risulta un percorso del tutto privo di convenienza: si fa fatica e non si guadagna tempo, come mi hanno confermato alcuni scialpinisti locali che ho incontrato durante la mia escursione)

 

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