Chiavenna: il centro storico

 

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Breve storia di Chiavenna e della sua valle

Posta al centro della Valchiavenna (formata dalla Val San Giacomo, dalla Val Bregaglia e, verso il Lago di Como, dal Piano di Chiavenna), Chiavenna, che i Romani chiamavano Clavenna, fu un importante punto di transito verso il Nord Europa sin dai tempi di Augusto. In passato il suo nome veniva fatto derivare dal latino clavis (chiave dei passi alpini Spluga, Septimer, Maloja e Julier), ma oggi si tende a far risalire il toponimo a un termine preromano che significherebbe "delta di un fiume" o che, secondo un'altra interpretazione, indicherebbe un abitato fondato su una frana.

Dopo la caduta dell'Impero romano, Chiavenna assunse grande importanza nel Regno italico post-carolingio, diventandone una delle dieci dogane (sec. X). Per questo suo ruolo fu a lungo contesa tra i vescovi di Coira e di Como, a cui alla fine fu assegnata (insieme a tutta la Valchiavenna) dagli imperatori. Nel sec. XI si diede ordinamento comunale e nella seconda metà del secolo successivo ospitò più volte l'imperatore Federico I Barbarossa durante le sue discese in Italia. Nel 1335 passò tra i domini dello stato milanese dei Visconti e poi degli Sforza. Tra il 1488 e il 1497, Ludovico Sforza detto il Moro, per difendersi dalla minaccia della Repubblica delle Tre Leghe (Grigioni), fece costruire le mura di cinta intorno al borgo. L'opera servì a poco: quando Ludovico il Moro fu sconfitto dai francesi, l'intera valle passò alla Francia, che la tenne fino al 1512, quando venne conquistata dalle Tre Leghe. I Grigioni ne mantennero il controllo (esteso anche alla Valtellina e al contado di Bormio) fino al 1797 (tranne un breve intervallo fra il 1620 e il 1639): di questa dominazione rimangono tracce significative soprattutto sulle pareti esterne e interne del palazzo del Pretorio, dove sono affrescati gli stemmi dei commissari che ogni due anni venivano inviati come rappresentanti del potere grigione e come giudici. Il borgo, che era stato incendiato nel 1486 durante un'incursione degli stessi Grigioni, risorse a partire dal XVI secolo, assumendo l'aspetto ancora oggi visibile. Al dominio grigione posero fine le truppe napoleoniche e la Valchiavenna entrò a far parte della Repubblica Cisalpina; alla caduta di Napoleone, il Congresso di Vienna (1815) la assegnò al Regno lombardo-veneto, dominato dagli Austriaci, nel quale andò a costituire, con la Valtellina, la provincia di Sondrio. Nel 1861, infine, entrò nel Regno d'Italia.

Durante i tre secoli del dominio grigione, Chiavenna vide fiorire i commerci di transito (grazie alle vie di comunicazione che attraversavano i passi alpini) e le attività artigianali, mentre nel XIX secolo sorsero le attività industriali: quella legata alla lavorazione della pietra ollàre perse via via importanza, mentre si svilupparono quelle del cotone, dell'ovatta e della birra (i birrifici arrivarono a essere nove e nel 1911 vennero unificati nel birrificio Spluga, attivo fino a oltre la metà del Novecento). Le attività commerciali furono favorite dalla costruzione della carrozzabile dello Spluga (1818-23), voluta dagli Austriaci; ma poi l'apertura dei trafori alpini (stradali e ferroviari) nella seconda metà del secolo determinò la progressiva crisi della valle come zona di traffico internazionale. Nel Novecento lo sviluppo dell'attività industriale conobbe alterne vicende, mentre oggi sono in atto molte iniziative di valorizzazione turistica che fanno leva sulle risorse dell'ambiente naturale, sulla ricchezza delle testimonianze storiche e sulle opere d'arte, anche preziose, presenti in città e nelle valli che la circondano.

NOTA. In questo testo si fa più volte riferimento alla Repubblica (o Libero Stato) delle Tre Leghe. Si tratta dell'unione fra tre leghe preesistenti, fondate dalle popolazioni della Rezia  durante il Basso Medioevo. La nascita di queste leghe per la difesa dell'autonomia e della libertà del proprio territorio non era un fenomeno isolato e si riscontra anche in altre zone dell'arco alpino tra la Francia al Tirolo. Le tre leghe in questione erano la Lega Grigia, la Lega Caddea (o della Casa di Dio) e la Lega delle Dieci Giurisdizioni. La Lega Grigia (capoluogo Ilanz) si costituì nel 1395 e si allargò nel 1424 con il patto di Trun (alla fine del secolo furono accettati anche i comuni della Mesolcina e della Calanca, staccatisi dal Ducato di Milano). La Lega Caddea (capoluogo Coira) fu fondata nel 1367. La Lega delle Dieci Giurisdizioni (capoluogo Davos) nacque nel 1436. Nel 1471 le tre leghe diedero vita alla Repubblica o Libero Stato delle Tre Leghe per meglio difendersi dal potente vicino austriaco. I termini, spesso usati, di Leghe Grigie e Grigioni derivano dal nome della più ampia e importante delle tre leghe: nella Dieta che si riuniva annualmente, la Lega Grigia aveva infatti ventisette voti, contro i ventidue della Lega Caddea e i quattordici della Lega delle Dieci Giurisdizioni. L'invasione napoleonica pose fine al Libero Stato che, con il nome di Canton Rezia, fu inglobato (1799-1803) nella Repubblica elvetica (una delle "repubbliche sorelle" create dai francesi). Quando poi Napoleone trasformò la Repubblica elvetica (centralistica) in Confederazione elvetica (1803), il cantone entrò a farvi parte con il nome di Cantone dei Grigioni che mantiene anche oggi.

Il centro storico

Ho dedicato altre pagine del sito alla descrizione approfondita di alcuni aspetti e di alcuni monumenti di Chiavenna; qui presento una visione più generale del centro storico, che ha conservato, nonostante il passare del tempo e l'inevitabile evoluzione urbanistica, molte tracce del suo aspetto antico, assunto soprattutto a partire dal XVI secolo. Le vie strette tra le case, le piazze, le facciate dei palazzi, le chiese, le fontane, i portali in pietra ollàre, i loggiati che si affacciano sul Mera, le corti e i giardini interni: sono tante le testimonianze che il passato ci ha tramandato quasi indenni e che invitano a una visita non superficiale di questa bella cittadina posta al vertice meridionale della Via Spluga.

Il centro storico di Chiavenna visto dalla strada che sale a Pianazzola. Le due chiese che si vedono sono quella di San Bartolomeo (al centro) e di Santa Maria (a destra). Dietro la punta del campanile di San Bartolomeo si vedono le case che si affacciano su piazza Pestalozzi, dalla quale passa la strada principale, detta un tempo Paart de mèz (oggi costituita dalle vie Quadrio, Dolzino e Pedretti).

Nella foto a sinistra vediamo uno degli scorsi più caratteristici di Chiavenna, con le case affacciate sul Fiume Mera. Le case sulla destra sono state costruite direttamente sulle mura volute alla fine del Quattrocento da Ludovico Sforza per difendere la città dalla minaccia dei Grigioni. Nella foto si vede anche il ponte con la statua settecentesca di San Giovanni Nepomuceno, protettore dalle alluvioni e dalla morte per annegamento. Nella foto a destra vediamo un bel loggiato affacciato sul fiume proprio nei pressi del ponte (il loggiato si trova sulla facciata posteriore di uno dei palazzi di piazza Pestalozzi).

Ed eccoci in piazza Rodolfo Pestalozzi, l'antico Cantón, il "salotto buono" di Chiavenna. Al centro si trova una fontana di pietra ollàre (vedi il particolare a sinistra), la cui vasca ottagonale risale al XVI secolo. L'obelisco è invece ottocentesco e ricorda l'albero della libertà che fu eretto nel 1797 dopo l'arrivo delle truppe napoleoniche durante la campagna d'Italia. L'albero della libertà (che in realtà era stato inventato dai rivoluzionari americani) era uno dei simboli più diffusi della Rivoluzione francese.

Siamo ancora in Piazza Pestalozzi. Nella foto a sinistra si vedono l'inizio di via Pedretti, in cui si trovano alcune belle case, e la facciata del cinquecentesco palazzo Pestalozzi-Luna. La costruzione presenta una facciata semplice, ma impreziosita dagli elaborati contorni delle finestre in pietra ollàre. La famiglia Pestalozzi giunse a Chiavenna da Gravedona alla fine del XIII sec. e qui si sviluppò soprattutto grazie all'attività commerciale. A Chiavenna ci sono altri palazzi appartenuti ai diversi membri della famiglia Pestalozzi (che però non vivono più in città). Questo è stato ceduto al Comune nel 1982. Sulla destra vediamo invece un particolare della bella facciata di un altro palazzo affacciato su piazza Pestalozzi.

In queste foto vediamo due scorci della piccola ma caratteristica piazzetta Ernesto Ploncher, di fatto  uno slargo di via Dolzino. A sinistra vediamo la pietra della gogna, datata 1538. Era utilizzata per esporre alla berlina, legati a un collare di ferro, i responsabili di alcuni reati contemplati negli statuti criminali del contado di Chiavenna.

A sinistra vediamo piazza Giovan Battista Crollalanza (piaza Növa), con una fontana in pietra ollàre del 1887 (la più recente delle diverse fontane che arredano le piazze del centro cittadino). A destra possiamo invece ammirare uno scorcio di via Francesco e Giovanni Dolzino, la via principale del centro storico, che collega piazza Castello a piazza Pestalozzi. E' una bella via sulla quale si affacciano molti antichi palazzi con bei portali ornati di stemmi e scritte. Si tratta di una strada vivace e frequentata perché vi si trovano molti esercizi commerciali (negozi di vario genere, bar, ristoranti, birrerie).

A sinistra osserviamo l'interno della Córt di àsen (corte degli asini), una struttura di gusto medievale con un caratteristico ballatoio in legno sorretto da colonne a rocchi di pietra ollàre (vi si accede da via Dolzino nelle vicinanze di piazza Pestalozzi). A destra, al numero 30 di via Pedretti, troviamo il bel portale (datato 1592) di casa Mascarànico, che apparteneva in origine a una famiglia di protestanti. Sull'arco in pietra ollàre sono incise alcune parole del salmo 127 (secondo la numerazione ebraica adottata appunto dai protestanti): Nisi dominus custodiat (Se il Signore non custodisce/protegge). Non è un fatto isolato: su molti portali sono incise frasi di carattere morale o religioso. Particolare interessante: accanto a questi portali il comune di Chiavenna ha collocato targhe in tre lingue che con il nome della casa, il materiale (granito o pietra ollàre) e la data di realizzazione del portale stesso.

Nella foto a destra vediamo un altro bel portale: è quello della casa di Paolo Pestalozzi, che si affaccia su via Dolzino tra le piazze Bertacchi e Castello. Il nome dell'antico proprietario è inciso sui capitelli in pietra ollàre insieme alla data (1617). A sinistra vediamo infine piazza Giovanni Bertacchi, il poeta "cantore delle Alpi" che a Chiavenna nacque e visse tra il 1869 e il 1942 (la sua casa natale, oggi sede della Banca Popolare di Sondrio, è l'edificio che si vede in fondo). La piazza è dominata la palazzo del Municipio (ben visibile sulla destra), che fino al 1908 era il palazzo della Dogana.

NOTA. Le informazioni contenute in questa lunga pagina sono state ricavate dalla guida rossa del Touring Club Italiano, LOMBARDIA (2005), e dai siti "comune.chiavenna.so.it" (per i testi del prof. Guido Scaramellini sulla storia di Chiavenna e sul palazzo Pestalozzi) e "valchiavenna.com". Il prof. Scaramellini mi ha anche fornito preziose informazioni (via mail) sul portale della casa di via Pedretti. Per quanto riguarda la nota sulla Repubblica delle Tre Leghe, ho ricavato le informazioni dai siti "lombardiabeniculturali.it", "wikipedia.org" e "hls-dhs-dss.ch" (Dizionario storico della Svizzera).

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