Chiavenna: il Mulino Moro di Bottonera

e i quartieri della zona orientale

 

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Il Mulino Moro di Bottonera

Il Mulino Moro è un interessantissimo sito di archeologia industriale e si trova nel quartiere artigiano di Bottonera, edificato nel XIX secolo tra il Fiume Mera e Piazza Castello, nella parte alta di Chiavenna. La sua fondazione risale al 1867 e si deve a Carlo Moro (1838/1889), che da giovane lavorava come panettiere: in quell’anno decise di iniziare un’attività in proprio, facendo costruire un mulino e un torchio cui, dopo qualche tempo, venne aggiunto un pastificio per lavorare le farine prodotte. L’attività sfruttava l’energia fornita dall’acqua del Fiume Mera, portata nel quartiere da un sistema di canali che forniva la forza motrice a tutte le attività produttive di Bottonera (alcuni mulini, una cartiera, un maglio, due fabbriche di ovatta, diversi birrifici e il pastifico di Carlo Moro). I canali svolsero la loro funzione fino a metà del XX secolo, quando furono soppiantati dall’energia idroelettrica (che comunque era presente in valle sin dal 1894). Mulino e pastificio furono quindi dotati di motori elettrici, ma nel giro di alcuni anni l’esigenza di uno stabilimento più moderno spinse la famiglia Moro a trasferire la produzione a Tanno (una frazione del vicino comune di Prata Camportaccio, praticamente alle porte di Chiavenna). La nuova struttura iniziò l’attività nel 1965, ma fu solo nel 1971 che il nucleo originario nel quartiere di Bottonera venne abbandonato e venduto. Così, mentre proseguiva (e prosegue) l’attività industriale del pastifico Moro, cominciava la storia del mulino come sito museale. Negli anni Ottanta, il pastifico nel quartiere di Bottonera venne abbattuto per far posto a un istituto scolastico superiore, ma l’Amministrazione provinciale di Sondrio, riconoscendone l’alto valore storico, decise di salvare il mulino e di cederlo (prima in comodato e poi in proprietà) alla Comunità Montana della Valchiavenna che lo ha destinato a Sezione museale di archeologia industriale, mettendo a disposizione risorse e tecnici per poterlo adibire alla nuova funzione. Infine, grazie alle oltre 8500 ore di lavoro gratuito dell’Organizzazione Volontari Valchiavenna Anziani ed Amici (OVVA), il museo ha potuto aprire i battenti: l’inaugurazione è avvenuta il 12 settembre del 1997.

Orari di apertura e costo dell'ingresso (2013):

Dal 30 marzo al 9 giugno: sabato, domenica e festivi dalle 14.30 alle 17.30

Dal 15 giugno all'8 settembre: tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 15.00 alle 18.00
Agosto aperto tutti i giorni
Dal 14 settembre al 3 novembre: sabato, domenica e festivi dalle 14.30 alle 17.30
Nei mesi invernali è possibile visitare il museo previa prenotazione

Biglietto Intero: € 3,00 (ridotto: € 1,50). Biglietto Scuole: € 1.00

Nella foto in alto a sinistra vediamo l'edifico del Mulino Bottonera, nelle altre osserviamo una serie di particolari dell'interno: in alto a destra i laminatoi (macine) al primo piano rialzato; in basso a sinistra le semolatrici al secondo piano; in basso a destra i plansichter (macchine per stacciare o setacciare) al terzo piano. I laminatoi sono sei: quattro (costruiti dalle Officine meccaniche italiane di Monza) furono installati nel 1890, gli altri due (costruiti dalle Officine reggiane) furono aggiunti nel 1930.

I quartieri della zona orientale di Chiavenna

Parlare di quartieri orientali di Chiavenna è forse un po' arbitrario sia dal punto di vista geografico che urbanistico. E' un espediente che ho utilizzato per inquadrare alcuni punti caratteristici della città (piazza Castello, piazza San Pietro con il palazzo del Pretorio, i crotti di Pratogiano) posti a monte del centro storico, a cui è dedicata un'altra pagina degli approfondimenti fotografici su Chiavenna.

Piazza Castello: Palazzo Balbiani e Palazzo Salis

Nella foto a sinistra vediamo piazza Castello, tradizionalmente chiamata "Piaza granda", dominata da Palazzo Balbiani, chiamato "il Castello". Il palazzo era la residenza dei conti Balbiani, feudatari della Valchiavenna, e fu costruito prima del 1477. Di quell'epoca si conservano solo le pareti perimetrali e le due torri che inquadrano la facciata. L'interno, andato distrutto nel XVI secolo, fu ricostruito e adibito ad abitazione negli anni Trenta del Novecento. Nella foto a destra vediamo invece Palazzo Salis, che sorge sul lato meridionale di piazza Castello: fu costruito a metà del Settecento dalla potente famiglia grigiona dei Salis come loro residenza cittadina. L'interno è caratterizzato da ampie sale in stile rococò. Circondato da un magnifico giardino all'inglese, il palazzo è ancora abitato, ma la grande sala al pian terreno è disponibile per ricevimenti, servizi fotografici e mostre aperte al pubblico.

Piazza San Pietro e il palazzo del Pretorio

Le quattro immagini seguenti sono dedicate a piazza San Pietro e al palazzo del Pretorio, di origine medievale (è nominato nei documenti a partire dal XIII secolo come sede del Comune). Divenne sede dei commissari grigioni tra il 1512 e il 1797, quando la Valchiavenna e la Valtellina caddero sotto il dominio della Repubblica delle Tre Leghe (Grigioni). Lo testimoniano gli stemmi che si trovano affrescati all'esterno e all'interno. Il Pretorio fu quindi sede del municipio di Chiavenna fino al 1908, quando esso passò nel vicino palazzo della Dogana, in quella che oggi è piazza Bertacchi. Attualmente il palazzo è sede di associazioni culturali e sportive, mentre la sala al pian terreno è spazio espositivo per mostre.

Nella foto a sinistra vediamo uno scorcio di piazza San Pietro con la fontana in pietra ollàre del 1732 e la parete del palazzo del Pretorio su cui si possono vedere le tracce degli affreschi. Nella foto a destra vediamo un particolare del portale in pietra ollàre del 1725, sul quale è posto lo stemma di Chiavenna, scolpito nella stessa pietra ma nel 1629. Lo stemma comparve per la prima volta nel XIII secolo con una sola chiave; sarà completato nel XV secolo con due chiavi incrociate sormontate da un'aquila.

Come le pareti esterne, anche il soffitto dei locali al pian terreno del palazzo del Pretorio presenta affrescati gli stemmi dei commissari grigioni accompagnati da scritte elogiative in latino. Gli stemmi più piccoli sono quelli dei collaboratori, per lo più originari del luogo.

I crotti di Pratogiano

Passiamo ora a visitare i crotti di Pratogiano, l'ampia zona verde dominata da grandi platani secolari che si trova alle spalle della stazione ferroviaria. I crotti sono cantine naturali formatesi sotto i massi di antiche frane da cui spira una corrente d'aria (il sorel) a temperatura costante (introno a 8° C) in ogni stagione dell'anno. Questo rende il crotto un ambiente ideale sia per la maturazione del vino, sia per la stagionatura di salumi e insaccati (ad esempio la bresaola) e dei formaggi. Davanti ai crotti sono stati poi costruiti sedili e tavoli in pietra per passare qualche ora di svago e tranquillità con gli amici o la famiglia. In alcuni casi si è anche aggiunta una costruzione più o meno grande dove potersi scaldare al fuoco di un camino durante i periodi freddi dell'anno. Normalmente i crotti si trovano a gruppi e hanno dato vita a piccoli agglomerati edilizi e urbanistici suggestivi e molto interessanti, ma ci sono anche esempi di crotti isolati. In generale il crotto è di proprietà privata: alcuni però sono stati aperti al pubblico come risotranti. In Valchiavenna si contano circa 80 crotti posti in  diverse località; la maggior concentrazione si trova a Chiavenna (18 crotti), cui seguono Villa di Chiavenna (14), Piuro (11) e Samolaco (10). Tuttavia il fenomeno non è esclusivo della Valchiavenna: troviamo crotti anche intorno a Como, sul Lago di Como e in Val Mesolcina. A Chiavenna, per valorizzare i crotti (soprattutto quelli di Pratogiano), nacque nel 1956 la Sagra dei crotti, inizialmente come completamento di una gara podistica, poi come manifestazione autonoma tutt'ora molto frequentata (si tiene generalmente nel secondo fine settimana di settembre).

Nella foto in alto a sinistra vediamo uno dei crotti di Pratogiano trasformato in ristorante. In quelle successive vediamo altri crotti di Pratogiano (privati); li si raggiunge seguendo una mulattiera a scalini (cartello indicatore per il "Crotto Bertacchi") che sale tra le case affacciate su Pratogiano. Nella foto in basso a sinistra vediamo la porta di ingresso del Crotto Croset "Caurga" (la targhetta accanto alla porta indica l'anno di costruzione: 1739), in quella a destra osserviamo l'interno del Crotto Bertacchi.

NOTA. Le informazioni contenute in questa pagina sono state ricavate dai siti internet "valchiavenna.com", "valtellina.it" e "comune.chiavenna.so.it". Per il Mulino Moro di Bottonera è stato consultato anche il sito archeologiaindustriale.net.

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