Sentiero del Viandante - Terza tappa

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Poco dopo aver lasciato Vezio, il Sentiero del Viandante si abbassa a varcare il torrente Esino su un ponte in pietra presso cui si trova l'edificio abbandonato del Crotto del Pepott, vecchio punto di ristoro sul percorso che raggiungeva Bellano. Nella gola del torrente dietro il ponte è stato trovato, alcuni anni fa, il fossile di un rettile preistorico cui fu dato il nome di Lariosauro. Il fossile si trova al Museo di Storia Naturale di Milano, però gli è dedicata una piccola ma istruttiva mostra all'interno della torre del Castello di Vezio.
   
Olivedo, la frazione di Varenna, dove si trovano l'imbarcadero (si vede un piccolo traghetto prossimo all'attracco) e la stazione ferroviaria (è la costruzione gialla appena a sinistra dell'abitato). In alto a sinistra si vede il paesino di Vezio con la torre del castello. Sullo sfondo si osservano la punta di Bellagio e la cima del Monte San Primo (la più alta contro il cielo).
   
L'abitato di Gittana, con la sua chiesa parrocchiale in alto tra il verde, visto dai pressi delle case di Cestaglia. Sullo sfondo si intravede Menaggio, dominata dalla mole del Monte di Tremezzo (la cima più alta contro il cielo). La punta che si vede a destra del Monte di Tremezzo è il Monte di Lenno.
   
Poco prima di arrivare a Bellano il Sentiero del Viandante transita davanti a questo edificio a tre pieni, conosciuto come la Fabbrica. Come ci informa la guida dell'APT di Lecco, "forse fu un punto di ristoro e con servizio di fabbro e forse anche bigatteria [locale attrezzato per l'allevamento dei bachi da seta] dei Lorla, grandi imprenditori bellanesi del tardo Settecento" (p.52). Sullo sfondo si vedono ancora Menaggio e il Monte di Tremezzo.
   
Il Castello di Dervio, nel piccolo borgo fortificato dominate il paese e l'accesso alla Valvarrone, un tempo luogo produttivo di primordine. Sul vertice del colle si alza una robusta torre risalente ai secoli XII-XIII, alla cui sinistra si vede, seminascosta dal grande albero, la chiesa di San Leonardo, ora di forme barocche ma esistente già nel Duecento. Il castello è noto anche col nome di Castello di Orezia. Non si conosce l'origine del termine Orezia, ma con tale nome la località era già citata alla fine del '200, come apprendiamo dal sito del comune di Dervio (nella sezione "Quaderni derviesi").
   

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