Pizzo Marona

 

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Il Pizzo Marona stagliato contro un cielo lattiginoso. In primo piano vediamo i pendi orientali del Pizzo Pernice coperti di felci e, più lontano, di faggi. In secondo piano la si osservano la pineta e la cresta che, verso destra, conduce al Pian Cavallone.

   
Nella faggeta, attorniati dei bei colori dell'autunno.
   
 

Il rudere dell'alberghetto del Pian Cavallone, distrutto dai nazifascisti durante il rastrellamento del 1944.

Per un approfondimento sul tema si può vedere la pagina del sito che ho dedicato all'attività partigiana in Valgrande. Cliccare qui.

   
La cappella del Pian Cavallone (1540 m circa) con alle spalle la Cima Cugnacorta (1894 m), in ombra, e il Pizzo Marona (2051 m), al sole.
   
Il Rifugio Pian Cavallone (1528 m) della Sezione Verbano del CAI. La costruzione sorge sul pendio meridionale del Monte Todano, a pochi minuti dalla cappella del Pian Cavallone.
   
In primo piano vediamo i pendii del versante occidentale del Monte Todano attraversati dal sentiero che porta al Colle della Forcola. Nella prima parte, come si vede, i prati sono ancora poco inclinati e il percorso non presenta alcuna difficoltà. Sullo sfondo vediamo ancora la Cima Cugnacorta e il Pizzo Marona.
   
Nella seconda parte, la traversata dei pendii occidentali del Monte Todano si svolge su terreno molto ripido e con qualche salto roccioso. Alcuni tratti sono attrezzati con catene.
   
Dopo il Colle della Forcola (o semplicemente la Forcola; 1518 m), in parte visibile a sinistra, si inizia a salire verso il Pizzo Marona. Nella foto vediamo in primo piano il sentiero che risale i pendii orientali della Cima Cugnacorta e, sullo sfondo, quello che traversa i ripidi pendii occidentali del Monte Todano.
   
Nella prima parte della salita oltre il Colle della Forcola, il sentiero attraversa pendii erbosi molto ripidi che richiedono attenzione, pur non presentando difficoltà. Siamo sul versante orientale della Cima Cugnacorta.
   
Un bellissimo esemplare di camoscio ci osserva dall'alto. La foto è stata scattata con un teleobiettivo da 300 mm e poi ulteriormente ritagliata in fase di postproduzione.
   
Ancora lungo il sentiero che attraversa il ripido versante orientale della Cima Cugnacorta (foto di Roberto Benzi).
   
Eccoci impegnati sulla Scala Santa (attrezzata con catene disposte come un corrimano). Il cartellino visibile a destra indica un'altezza di 1810 m. Stando al mio altimetro questa quota è un po' bassa: ritengo che la quota giusta sia più alta, intorno ai 1840/1850 metri.
   
Attraversando il cosiddetto Passo del Diavolo, con la Cima Cugnacorta sullo sfondo. Il cartellino sul posto indica 1875 metri (dato abbastanza in linea con quello del mio altimetro). Foto di Roberto Benzi.
   
Ancora una foto del Passo del Diavolo. L'immagine mette in evidenza le caratteristiche del passaggio: non ci sono difficoltà tecniche, ma è esposto e richiede attenzione (anche qui ci sono catene disposte a corrimano).
   
Ed eccoci ormai vicini alla cappella: il sentiero sale con alcuni tornanti sul versante orientale della cresta, qui meno inclinato che nella prima parte della salita.
   
Classicissima foto scattata dalla cima del Pizzo Marona, con la cappella e, sullo sfondo la Cima Cugnacorta. Manca solo una cosa: il fantastico panorama (si dovrebbe vedere il Lago Maggiore)!
   
Ecco una foto scattata verso la Val Grande. Si riesce solo a vedere la selvaggia e dirupata cresta Ovest-Sud-Ovest del Pizzo Marona, che scende sul fondo della Val Pogallo e, a sinistra (Sud), precipita nella stretta e incassata Val Marona.
   
Guardando verso Nord, vediamo il Monte Zeda (2156 m) e la lunga cresta che lo collega al Pizzo Marona, percorsa da un sentiero per escursionisti esperti (qualche tratto attrezzato). Da qui al Monte Zeda occorrono 45 minuti di cammino.
   
A Ovest del Pizzo Marona, ecco apparire la montagna simbolo della Val Grande, il Pedum (o Cima Pedum; 2111 m). La sua vetta è raggiungibile con un itinerario per escursionisti esperti, mentre sulle sue belle pareti rocciose sono stati aperti alcuni difficili itinerari di arrampicata (in particolare da Ivan Guerini negli anni Settanta del secolo scorso).
   
Oltre il mare di nubi che ha caratterizzato la giornata della nostra gita, ecco apparire il Monte Rosa, con le sue cime. Dal Pizzo Marona, la vista sui quattromila del Rosa e del vicino Vallese è molto bella... ma ci vogliono le giuste condizioni meteorologiche!

 

   

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