Sentiero del Viandante 

da Abbadia Lariana al Santuario di Valpozzo (Piantedo)

(Lario orientale/Lombardia)

 

Escursionismo

 

 
Gli alpinisti in generale ma anche gli escursionisti con la passione per le cime hanno un po' il vizio di "guardare in alto". Forse non vale per tutti; sicuramente vale per me, anche se questo non mi ha mai impedito di ammirare la bellezza dei paesini di montagna, dei prati in fiore, delle rocce con le loro particolarità, degli animali della montagna, anche di quelli più piccoli. In fondo in fondo però, la mia tensione è sempre stata rivolta verso l'alto, verso le cime da raggiungere lungo vie di roccia o di ghiaccio, ma anche seguendo creste erbose o sentieri più o meno segnalati. Per questo, nonostante già una ventina di anni fa avessi acquistato la prima pubblicazione che descriveva il Sentiero del Viandante, l'avevo poi del tutto ignorato. La guidina, quella pubblicata dall'Azienda di Promozione Turistica di Lecco due anni dopo l'inaugurazione del sentiero, era finita in fondo al cassetto dove tengo tutte le cartine escursionistiche (di cui sono un appassionato cultore).

In tempi più recenti, esaurita per tanti motivi la foga giovanile per l'arrampicata, ho imparato a guardare con più attenzione ad altre forme di frequentazione della montagna. Il Sentiero del Viandante però non era ancora finito tra i miei progetti. A metterlo al centro della mia attenzione ci ha pensato una serata del Cai con Duilio Costa, alpinista, escursionista e fotografo di Lierna. Le sue parole e le sue immagini (bellissime) mi hanno stimolato a conoscere questo itinerario così vicino a casa mia e quindi, a primavera di quest'anno (2010), ho incominciato a percorrerne le varie tappe, a visitare con più attenzione i paesi e le frazioni che attraversa, a cercare tutta la documentazione possibile. E' stata una bella scoperta: ho imparato a conoscere meglio una realtà ambientale che troppo spesso avevo semplicemente attraversato per salire verso le Grigne o il Legnone; mi sono addentrato nelle viuzze dei paesi e delle frazioni che prima per me erano solo il punto di partenza dell'escursione verso le cime. Di questa scoperta ho voluto rendere conto in queste pagine, anche per contribuire a far conoscere un po' di più sulla rete questo percorso.

 
 

 

UN PO' DI STORIA

 

Come andare da Lecco a Colico? Come raggiungere la Valtellina e i passi alpini da Milano e più in generale dalla pianura lombarda? Per noi, oggi, non è certo un problema. In automobile possiamo percorrere i circa quaranta chilometri di questa sponda del lago di Como in mezz’ora (se prendiamo la superstrada) o in un’ora (se seguiamo la provinciale rivierasca). Il treno diretto ci mette 45 minuti, il treno locale, fermandosi a tutte le stazioni, ce ne mette 70. Ma la superstrada esiste dagli anni Ottanta del Novecento e la provinciale ricalca il percorso della strada militare inaugurata nel 1832 e fatta costruire dal governo austriaco del Regno Lombardo-Veneto. La ferrovia, infine, risale alla fine dell’Ottocento. E prima? Come si andava da Lecco a Colico?

 

Ovviamente era utilizzata la via più naturale, rappresentata dal lago, in particolare per il trasporto delle merci (soprattutto di quelle pesanti) o per il collegamento tra i paesi rivieraschi; ma i viandanti, i pellegrini, gli eserciti, i piccoli traffici commerciali sfruttavano soprattutto le vie di terra. Sulla sponda occidentale del lago esisteva la ben nota Strada Regina, di origine romana, nata come raccordo e sistemazione di più antichi tracciati e più volte trasformata e riadattata (il suo percorso è oggi in parte ricalcato dalla Strada Statale 340/340d). Anche la sponda orientale del lago era percorsa da vie di terra, ma probabilmente non da un tracciato unitario, voluto e realizzato da un’unica autorità politica. Lo fa pensare il fatto che manchi una denominazione unica: quello che oggi chiamiamo Sentiero del Viandante ebbe infatti, nel tempo e nei vari tratti, nomi diversi (via Ducale, via Regia, Strada dei Cavalli, via dei Viandanti, Napoleona). L’attuale denominazione è stata introdotta nel 1992 (usando una dizione presente ad Abbadia e Mandello almeno dal 1859) dall’Azienda di Promozione Turistica del Lecchese che ha riscoperto e sistemato, a uso turistico ed escursionistico, l’antico percorso che univa Lecco all’inizio della Valtellina.

 

Non solo: fino all’inizio dell’Ottocento la via migliore per raggiungere la Valtellina era considerata quella che da Lecco saliva a Ballabio, percorreva la Valsassina e raggiungeva Bellano, dove si ricollegava al percorso lungo la sponda del lago. Nel 1606 l’ingegner Tolomeo Rinaldi fu incaricato dal governatore spagnolo del Ducato di Milano, il duca di Fuentes, di progettare una strada che unisse Milano al Forte di Fuentes, appena costruito vicino a Colico a difesa del confine con i Grigioni. L’ingegnere scartò l’ipotesi di sistemare la strada sulla sponda occidentale, ritenendola disastrata e troppo costosa da allargare per consentire il passaggio di un cavallo someggiato (evidentemente l’antica Strada Regina aveva già perso le caratteristiche che certamente le avevano dato i costruttori romani); scartò anche, a causa delle difficoltà opposte dalla complessa orografia, l’idea di proseguire oltre Bellano lungo il percorso rivierasco (che dunque esisteva) e propose (ma poi il progetto non fu realizzato) di seguire la via della Valsassina. Che questa, tra Lecco e Bellano, fosse la via più facile, anche se non la più corta, è attestato anche dal fatto che fu scelta nell’autunno del 1629 da che guidava i Lanzichenecchi (28.000 uomini) al servizio dell’imperatore Ferdinando II d’Asburgo diretti, attraverso il Ducato di Milano, all’assedio di Mantova (durante la guerra dei trent’anni). Il loro passaggio per queste terre è ricordato da Manzoni alla fine del capitolo XXVIII dei Promessi sposi: “Colico fu la prima terra del ducato, che invasero que’ demoni; si gettarono poi sopra Bellano; di là entrarono e si sparsero nella Valsassina, da dove sboccarono nel territorio di Lecco”.

 

Insomma, anche se non era considerata la migliore e se, forse, non era il frutto di un progetto unitario, una via di terra lungo la sponda orientale del lago di Como esisteva. Quando fu tracciata? Lo storico Pietro Pensa la fa risalire all’epoca romana, ma secondo altri (ad esempio secondo Albano Marcarini) si tratta solo di una congettura. Nei documenti medievali dei comuni di Bellano, Dervio e Lecco (fine del XIV secolo) si fa riferimento a una strada pubblica costiera, ma si tratta, come dice ancora Albano Marcarini, di citazioni frammentarie anche se interessanti. Al 1606 risale il mai attuato progetto di sistemazione dell’ingegner Rinaldi, di cui abbiamo già parlato. In alcuni documenti notarili del Settecento si fa riferimento, per un lungo tratto del percorso, a una via Regia o Ducale. Non è di molto aiuto la cartografia dello stesso secolo (che però trascura anche la Strada Regina). Durante l’epoca napoleonica (1796-1815) alcuni tratti dell’itinerario verranno sistemati o migliorati (da questo deriva il nome di Napoleona con cui la via è nominata in alcuni tratti). Dopo la costruzione della strada militare lungo la riva del lago, inaugurata nel 1832, il nostro itinerario cadde, come si dice, nel dimenticatoio, almeno fino alla sua riscoperta, a soli fini escursionistici, alla fine del secolo appena passato.

 

A questo punto possiamo concludere con due precisazioni. La prima: la strada del 1832, che coincide con l’attuale provinciale, è effettivamente una strada litoranea, che corre molto spesso a filo del lago e che se ne stacca di poco, specialmente in altezza. La via riscoperta e denominata Sentiero del Viandante corre invece più in alto, mediamente tra i 300 e i 400 metri di altezza (il livello del lago è a 200 metri di quota); raggiunge i 600 metri  a Monte Perdonasco e Monte Sparesèe (ultima tappa) e si spinge ancora più in alto, toccando i 780 metri a Coria (seconda tappa, variante bassa) o addirittura sfiorando i 1000 metri a San Pietro di Ortanella (seconda tappa, variante alta). Seconda precisazione: la strada del 1832 era una vera e propria carrozzabile: il progetto presentato dall’ingegner Carlo Donegani nel 1817 prevedeva una strada larga 3 metri, ma essa fu realizzata con modifiche che la portarono a 4 e 5 metri (con pendenze massime del 4%). Per superare alcuni notevoli ostacoli orografici (come pareti rocciose a picco sul lago) furono realizzate audaci gallerie. Il Sentiero del Viandante, invece, è, ed era, non più di un’ampia mulattiera che, come dice il termine, doveva consentire il passaggio di un animale someggiato (o al più di piccoli carri). Stando agli Statuti del comune di Dervio, risalenti al XIV secolo, le nuove strade dovevano avere una larghezza di almeno 1,70 metri: è possibile pensare che questa dovesse essere la sezione della nostra strada, cosa che è peraltro anche oggi verificabile in alcuni tratti ben conservati del percorso (la cui attuale struttura non è però detto che sia così antica: ad esempio il tratto che sale alla cappella di San Rocco da Mandonico, uno dei più belli, può essere fatto risalire al XIX secolo).

NOTA 1.  Ho elaborato questo testo in base alle informazioni ricavate dall’introduzione storica presente nelle due guide (quella dell’APT del Lecchese e quella di Albano Marcarini) citate nella bibliografia alla fine di questa pagina.

NOTA 2. In tempi più recenti rispetto alla stesura di questa introduzione storica, ho avuto modo di leggere altre fonti riguardo al Sentiero del Viandante, in particolare un articolo di Angelo Sala, giornalista lecchese e attento studioso di cose lariane, comparso sul mensile OROBIE (n. 80/1997) che presenta il Sentiero del Viandante essenzialmente come itinerario dei pellegrini, concetto ribadito anche nel suo recente volume sul Romanico del Lario (Pietre color delle acque, Bellavite, 2010, p. 104). La guida dell’APTL insiste invece quasi esclusivamente sul tema dei traffici e non solo di quelli locali. Nell’introduzione il Sentiero del Viandante è definito “una strada modesta ma rappresentativa del ruolo che nel corso dei tempi ha svolto nell’area lariana la Riviera orientale tra Lecco e Còlico: […] tramite, accanto alla via lacuale, dei traffici di collegamento non solo fra gli antichi borghi della costa, ma anche fra Milano e Valchiavenna e Valtellina chiavi dei paesi alpini.” Concetto ribadito poco più avanti: “Mentre è ben conosciuta la antica Strada Regina che si sviluppa tra Como e Sorico, lungo la sponda occidentale del Lago di Como, […] finora quasi ignota è rimasta la mulattiera che parallelamente percorreva la cosiddetta Riviera di Lecco, sulla riva orientale del lago, anch’essa di lontana fattura e percorso che, attraverso Còlico, poteva porsi in alternativa per le comunicazioni fra Milano e la Valtellina, oltre che i passi alpini da secoli più o meno o diversamente frequentati, quali lo Spluga, lo Julier, il Septimer.”

Su questo aspetto Albano Marcarini è meno netto, ma anche la sua introduzione storica non pone un accento particolare su una specifica categoria di utenti. Anch’egli sottolinea l’importanza della via lacuale, ma, almeno riferendosi al Basso Medioevo, afferma che se “le merci più pesanti e redditizie sotto il profilo fiscale potevano utilizzare la via d’acqua, altre merci più minute, ma soprattutto viandanti, pellegrini e eserciti, tenuto conto che non esisteva ancora un regolare servizio di navigazione, sceglievano come alternativa una via di terra, o meglio due. La prima, di origine romana, molto nota e passata alla storia con il nome di Strada Regina, seguiva la sponda occidentale del Lario, da Como fino a Sorico e a Chiavenna. La seconda [il Sentiero del Viandante, ndr] risaliva invece la sponda orientale dando peraltro spazio ad alcune alternative, la principale delle quali, nel tratto da Lecco a Bellano, seguiva la più facile via della Valsassina.”

Non ho gli strumenti né le conoscenze per prendere posizione tra queste diverse interpretazioni; senza toccare il testo che avevo già predisposto, per amore di completezza riporto qui le parole di Angelo Sala, tratte dall’articolo citato all’inizio.

“Lo stretto legame fra le genti del territorio a Nord di Lecco e le acque del Lario è antichissimo […]. E’ questo uno dei motivi per cui, fin dai tempi remoti, anche l’itinerario commerciale del Lario ebbe notevole importanza; e il privilegio della via d’acqua, così come la necessità d’averne il controllo, trova paesi collegati a forza di remi e di vele, prima ancora che da una strada. Del resto, occorre aspettare gli austriaci per vedere realizzata (in soli otto anni, tra il 1824 e il 1832 un’arteria di collegamento che unisca i diversi paesi del lago, evitando la risalita per la Valsassina o le valli del Bitto. In questo contesto si inserisce la «strada del viandante», il percorso medievale che si snoda lungo tutta la riviera orientale lariana.

E’ un itinerario da pochissimo ripristinato e unificato nella sua completezza. Un itinerario da percorrere interamente a piedi […] sulle tracce dei pellegrini che per secoli lo percorsero dirigendosi, attraverso la Valle San Giacomo, di là delle Alpi, nei grandi itinerari compostelliani. Solo come itinerario dei pellegrini è leggibile questo percorso, utilizzabile anche per il passaggio dei muli, ma precluso per lunghi tratti ai cavalli, così da escluderne un utilizzo militare, cosicché le milizie in transito da Nord a Sud e viceversa, optarono sempre per la strada della Valsassina. E per i pellegrini erano predisposti luoghi di sosta e di ristoro gli «hospitali» - la loro presenza è documentata a Mandello, Lierna e Bellano – cui si affiancavano gli insediamenti monastici stabili che comprendevano l’Abbazia di San Vincenzo a Abbadia Lariana, la Casa degli Umiliati a Bellano, il monastero benedettino di San Nicola a Piona di Colico, la Casa degli Umiliati a Dervio e il monastero di Santa Maria a Varenna.”

 
 

L'ITINERARIO E LE TAPPE

Il Sentiero del Viandante, sistemato e segnalato dall’Azienda di Promozione Turistica del Lecchese nel 1992, percorre la sponda orientale del lago di Como e unisce Abbadia Lariana al Santuario della Madonna di Valpozzo, nel comune di Piantedo, alle porte della Valtellina. Non parte da Lecco perché i lavori di costruzione della ferrovia e della strada provinciale hanno spazzato via ogni traccia dell’antico percorso.

L’itinerario ha una lunghezza di circa 45 km e si può percorrere in tre o quattro tappe (ma anche, forzando la marcia, in due) per un totale di 16/17 ore. La suddivisione in quattro tappe, che presento in queste pagine del sito, è certamente quella meno sportiva, ma consente di dedicare del tempo anche ad altro, non solo al puro esercizio del camminare. Lungo il percorso si incontrano infatti interessanti testimonianze storiche (chiese, fortificazioni, opere d’arte, ville, giardini, vecchi borghi ben conservati), ma anche fenomeni naturali (il Fiumelatte, l’Orrido di Bellano) assolutamente meritevoli di una visita non superficiale.

Nella suddivisione delle tappe non ho avuto dubbi sul punto di arrivo della prima (Lierna) e della seconda tappa (Varenna); su quello della terza ho tentennato un po’ tra Dervio e Dorio: alla fine ho deciso di indicare Dervio, ma ho accennato anche all’eventuale proseguimento fino a Dorio (con le conseguenti indicazioni sull’inizio della quarta tappa). Se si termina la terza tappa a Dervio, la quarta risulta avere una lunghezza notevole rispetto alle altre (specie se si decide di non fare l’autostop per raggiungere la stazione di Colico e se non ci sono corse delle autolinee STPS). Tuttavia, in termini di tempo, la quarta tappa partendo da Dervio è più veloce (ci sono diversi chilometri in discesa). Questa considerazione mi ha portato a privilegiare la scelta di Dervio come punto di arrivo della terza tappa.

NOTA DI AGGIORNAMENTO. Nell'aprile del 2021 è stata inaugurato il tratto del sentiero che va da Lecco ad Abbadia Lariana e che dovrebbe costituire la prima tappa dell'itinerario. Non intendo rivedere integralmente la mia relazione complessiva, per cui descriverò questa tappa come TAPPA INIZIALE, lasciando al lettore la scelta su cosa fare: percorrerla come tappa a sé stante, integrarla nella prima (che diventerebbe così piuttosto lunga), oppure riorganizzare le tappe a proprio piacimento. Con questa tappa, infine, la lunghezza complessiva del sentiero sale a circa 54 km.

 
TAPPA INIZIALE: da Lecco ad Abbadia Lariana
PRIMA TAPPA: da Abbadia Lariana a Lierna
SECONDA TAPPA: da Lierna a Varenna (variante bassa)
SECONDA TAPPA: da Lierna a Varenna (variante alta)
TERZA TAPPA: da Varenna a Dervio
QUARTA TAPPA: da Dervio al Santuario di Valpozzo (Piantedo)
 

Nella descrizione delle tappe ho sempre preso le stazioni ferroviarie come punto di partenza e di arrivo: i treni locali passano a intervalli regolari di circa un’ora e fermano in tutte le stazioni (Abbadia Lariana, Mandello del Lario, Olcio, Lierna, Fiumelatte, Varenna, Bellano, Dervio, Dorio, Piona e Colico); i treni diretti (linea Milano-Lecco-Colico-Sondrio) sono meno frequenti e, in genere, fermano solo a Varenna, Bellano e Colico. Se in una stazione non c'è la biglietteria, il biglietto si può fare sul treno. Utilizzando il treno, se si decide di percorrere l’itinerario senza continuità, si riduce al minimo l’uso della macchina (il che è sempre e solo un bene). Se invece si decide di percorrere il sentiero in una sola volta, sarà possibile pernottare lungo il percorso presso alberghi e Bed & Breakfast. Non ho inserito alcuna indicazione in tal senso: chi legge queste pagine sta navigando su Internet e quindi sa già come fare per organizzarsi. Ricordo solo che ci sono anche dei campeggi ad Abbadia, a Mandello, a Dervio e a Colico. Un’idea (certo più economica rispetto a quella di dormire presso alberghi o B&B) potrebbe essere quella di piazzare la tenda in uno di questi campeggi e di utilizzare il treno per portarsi all’inizio di ogni tappa e per tornare poi al “campo base”.

Il Sentiero del Viandante non è impegnativo (T/E); solo la seconda tappa, in entrambe le varianti, è classificabile esclusivamente E (escursionistica) ed è un po’ più impegnativa, per il dislivello e per le caratteristiche di alcuni brevi passaggi dell’itinerario (vedere la relazione). Il percorso segue prevalentemente belle mulattiere o facili sentieri; alcuni tratti, anche abbastanza lunghi, si svolgono su stradine col fondo in cemento e anche (purtroppo) su strade asfaltate. Qualche volta ci si imbatte nella superstrada: la si affianca, la si scavalca, ci si passa sotto. E’ un prezzo che dobbiamo pagare al progresso (e di cui certo non ci pentiamo quando la dobbiamo percorrere per raggiungere mete più lontane). Per fortuna, a parte forse nel tratto finale dell’ultima tappa, ci si scorda presto di lei, presi dal piacere del cammino una volta che l’abbiamo lasciata alle nostre spalle.

L’itinerario è segnalato con frecce direzionali metalliche di colore arancione (riportanti la scritta Sentiero del Viandante e la sagoma stilizzata del lago di Como) e da placchette metalliche dello stesso colore e con la stessa scritta. In generale non c’è il rischio di perdere la strada, ma ho notato che, allo stato attuale (primavera-estate 2010) qualche bivio non è segnalato e qualche cartello ha subito le “attenzioni” degli immancabili vandali. Sono casi numericamente molto ridotti, ma è auspicabile che vi si ponga rimedio. Lungo il percorso l’acqua non manca (sorgenti, fontane e, nei paesi, bar), tuttavia è bene partire sempre con la borraccia piena.

Infine: il percorso si snoda quasi tutto a mezzacosta, tra i 300 e i 400 m, con qualche puntata più in alto (fino a 600 m) o più in basso (quando scende ad attraversare i paesi della costa). Solo nella seconda tappa si arriva a quote più alte (780 m lungo la variante bassa, 992 m lungo la variante alta). Per questo (e anche per il benefico influsso del lago sulla temperatura) è percorribile in ogni stagione. Tuttavia in inverno, a causa della quota e delle caratteristiche di alcuni brevi tratti, credo sia meglio valutare bene le condizioni del tempo e del terreno prima di affrontare la seconda tappa. Le stagioni migliori sono la primavera (specie tra la seconda metà di aprile e maggio) e l’autunno. In estate l’afa e il calore possono creare qualche problema, mentre la vegetazione in pieno rigoglio limita la visuale.

APPROFONDIMENTI FOTOGRAFICI

Lungo il Sentiero del Viandante si incontrano molte testimonianze storiche e artistiche, oltre ad alcuni fenomeni naturali degni di essere visitati non superficialmente. In questi approfondimenti fotografici si potranno trovare, oltre a una significativa scelta di immagini, le notizie e le informazioni relative a quelli che mi sono sembrati (in base alle mie impressioni e a quello che ho letto in proposito) i più interessanti.

La chiesa di San Giorgio a Mandello del Lario

Rongio e la casa-torre dei Lanfranconi

Maggiana e la Torre del Barbarossa

Il borgo di Castello a Lierna

Il Fiumelatte

La chiesa di San Giorgio a Varenna

Villa Monastero a Varenna

I giardini di Villa Monastero a Varenna

Il castello di Vezio

La falconeria al castello di Vezio

L'Orrido di Bellano

Il Santuario della Madonna delle Lacrime a Lezzeno

Il borgo e il castello di Corenno Plinio

Gli affreschi della chiesa di San Tommaso di Canterbury a Corenno Plinio

Le Arche Andriani a Corenno Plinio

La Torre di Fontanedo

 

BIBLIOGRAFIA

Albano Marcarini, IL SENTIERO DEL VIANDANTE, Lyasis Edizioni, 2005

Ottima guida, aggiornata al 2004, ricca di informazioni e con una cartografia dettagliata del sentiero.

Az. Promozione Turistica del Lecchese, SENTIERO DEL VIANDANTE, 1994

Esaurita da tempo. I testi (senza l'introduzione storica), le foto e la cartografia sono comunque ancora reperibili sui siti dell'Ufficio Informazioni Turistiche di Lecco (turismo.provincia.lecco.it) e della Pro Loco di Mandello del Lario (prolocomandello.it). Purtroppo questi testi mescolano la descrizione dell'itinerario con altre informazioni (peraltro molto interessanti), rendendo talvolta un po' complicato seguire il percorso sul terreno; inoltre descrivono la situazione risalente a quasi vent'anni fa.

 

CARTOGRAFIA 1:35.000

Com. Mont. Valsassina, Valvarrone, etc. GRIGNE-RESEGONE-CAMPELLI-TRE SIGNORI-LEGNONE

Zeta Beta, LE GRIGNE-RESEGONE DI LECCO-LEGNONE

Cartine turistiche ed escursionistiche utili per una visione d'insieme del territorio.

 

 

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